TANTI ANNI FA…….STORIA ,FOLKLORE,CURIOSITA´ DELLA PENISOLA SORRENTINA A CURA DI A. DEL DUCA
Quando Antonino Del Duca aveva nel centro storico di Sorrento, il negozio di filatelia, quotidianamente una agenda in vetrina ci raccontava gli eventi della Penisola, ora il sig Del Duca è in pensione ma noi di positanonews lo abbiamo rintracciato e invitato a segnalarci le note di qualla agenda.Vediamone insieme gli accadimenti della prima quindicina del mese di agosto.
-il 9 agosto 1903 nasce a Sorrento Salve D’esposito, autore di tante canzoni tra cui “Anema e Core”.
-il 12 agosto1979 nel chiostro di San Francesco si esibiva Severino Gazzelloni, considerato il più grande flautista del mondo.
-in agosto del 1574, Torquato Tasso pubblicava la Gerusalemme Liberata.
Severino Gazzelloni era comunque spesso a Sorrento con Bruno Canino o con Dino Asciolla, nella Chiesa dei servi di Maria nel Chiostro, ma lo ricordiamo anche nella chiesa della Trinita di Piano di Sorrento per la serie di concerti organizzati allora dagli “Amici della Musica”.
da Wikipedia.Severino Gazzelloni è stato uno dei primi pionieri della riscoperta moderna in Italia del flauto, strumento che, grazie alla straordinaria figura dell’artista, ha iniziato gradualmente ad ottenere larga e condivisa considerazione in virtù delle sue peculiari caratteristiche di agilità, bellezza del suono e larghe possibilità d’uso nell’impiego solistico, particolare quest’ultimo che Gazzelloni considerava fermamente e in modo duraturo nel tempo[1].
Gazzelloni nacque a Roccasecca, in una modesta famiglia in provincia di Frosinone. Figlio di un sarto, Giuseppe, che suonava l’ottavino nella banda del posto, il piccolo Gazzellone (Severino modificò in seguito il cognome paterno), già a sette anni faceva parte della stessa come flautista.
In seguito suonò in diverse bande di svariati luoghi e iniziò gli studi alla Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma nell’anno 1934, diplomandosi nel 1942 sotto la guida di Arrigo Tassinari. Durante la guerra cominciò la carriera musicale esibendosi nell’orchestra ritmo-sinfonica di Alberto Semprini e presso il teatro Odescalchi nella compagnia di avanspettacolo di Macario. Nel 1944 entrò nell’Orchestra sinfonica della RAI di Roma (allora Orchestra di Radio Roma, diretta da Fernando Previtali), di cui divenne in seguito primo flauto e con la quale collaborò per un trentennio. La sua carriera come solista iniziò ufficialmente nel 1945 con un’avventurosa tournée a Belgrado, ma in Italia debuttò nel 1947, al Teatro Eliseo di Roma, in un recital con l’arpista A. Soriani. Tramite Maderna Gazzelloni si avvicinò, qualche anno più tardi, alla Neue Musik.
Dal 1952 Gazzelloni partecipò agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, insegnandovi ininterrottamente il flauto dal 1956 al 1966. In quegli anni strinse rapporti professionali con i maggiori esponenti della nuova avanguardia come Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, Luigi Nono, Franco Donatoni, Olivier Messiaen, John Cage, Luciano Berio e Sylvano Bussotti.
Grazie alla vastità del repertorio, che spaziava dalla musica classica a quella leggera e popolare, e all’abilità unanimemente riconosciuta, Severino Gazzelloni arrivò presto ad avere una grandissima fama, sempre accompagnata da un attaccamento alla propria terra, contribuendo ad una vasta diffusione dello strumento sul territorio italiano.
Per la sua bravura e personalità esecutiva fu attribuito a Gazzelloni il soprannome di “flauto d’oro”, e un flauto d’oro egli effettivamente usava per esibirsi (circondato alla base da una piccola vera di diamanti), costruito a mano esclusivamente per lui da un artigiano tedesco.
Nel 1969 fondò un trio con Guido Agosti ed Enrico Mainardi.
Nel 1976 tenne una serie di concerti in Italia, alternando brani classici, in duo con il pianista Bruno Canino, a interventi jazzistici con Enrico Intra, pianoforte, Giancarlo Barigozzi, sassofono, Sergio Farina, chitarra, Pino Presti, basso elettrico, Tullio De Piscopo, batteria.
La sequenza per flauto solo di Luciano Berio gli fu dedicata dal compositore imperiese.
La sua ultima esibizione venne organizzata per la realizzazione del film di immagine della sartoria Brioni a Palazzo Taverna a Roma, nel 1992. Morirà pochi mesi dopo a Cassino.Gazzelloni fu anche un famoso maestro di flauto. Il musicista jazz Eric Dolphy, che gli dedicò un pezzo nel suo capolavoro Out to lunch, e la flautista classica Abbie de Quant sono tra i suoi allevi più famosi.Appare, inoltre, in un breve cameo nel film “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, nei panni di un musicista mendicante.Il suo flauto appartiene oggi alla flautista Elena Cecconi[2]
Protagonista dell’archivio sonoro della canzone napoletana edito dalla Rai, ed in mostra a Villa Fiorentino, abbiamo avuto il piacere di incontrare la figlia con una pubblicazione edita anche con l’ausilio del Comune di SorrentoSalvatore D’Esposito, meglio conosciuto come Salve D’Esposito (Sorrento, 9 agosto1903 – Roma, 22 gennaio1982), è stato un compositore e direttore d’orchestraitaliano. La sua fama è legata soprattutto alla canzone napoletana, in particolar modo a successi quali Me so’ ‘mbriacato ‘e sole e Anema e core. Diplomatosi presso il Conservatorio di San Pietro a Majella[1], Salvatore D’Esposito inizia la sua carriera negli anni venti, facendosi conoscere come concertista in Francia e in Inghilterra. Tornato in Italia nel 1930, si sposa con Giulietta e si stabilisce a Capri fino allo scoppio della guerra. Dal matrimonio con Giulietta nascono le sue due figlie, Luisa (1932) e Raffaella (1937).
Nel 1942 Salvatore e la sua famiglia si trasferiscono a Roma, città in cui il Maestro compone canzoni quali Ho interrogato gli astri, A Roma vojo annà e Ti regalo una canzone. Onorato dalla capitale con una targa in occasione della “Festa de’ noantri”, il musicista sorrentino vivrà a Roma per il resto della sua vita.
Negli ultimi anni quaranta, precisamente nel 1948, Salve D’Esposito incontra Domenico Titomanlio, in arte Tito Manlio, un noto autore di testi musicali col quale Salve costruirà un fortunato sodalizio negli anni a venire. Proprio in quell’anno, infatti, i due artisti danno vita al loro primo successo musicale, dal titolo Me so ‘mbriacato e sole: la canzone, lanciata a Sorrento dal cantante Antonio Basurto, si afferma ben presto anche all’estero e diventerà uno dei capisaldi della carriera del Maestro.
Al 1950 risale invece la canzone Anema e core, uno dei brani più famosi e celebrati della coppia D’Esposito-Tito Manlio. Anche in questo caso si tratta subito di un grande successo, sia nazionale che internazionale: la melodia, battezzata dal celebre tenore Tito Schipa, verrà cantata da un gran numero d’artisti, tanto in Italia quanto all’estero.
Negli anni cinquanta la carriera di Salve s’avvalora di numerose collaborazioni. Nel 1951 compone N’angelo e Trascuratella, su versi del poeta Enzo Bonagura. Il 1952 è l’anno della canzone Tradimento, composta da Salve e scritta dal regista Ettore Giannini. Del 1953 si ricorda Casarella ‘e Pusitano, su versi del giornalista e critico d’arte Piero Girace. Fra il 1954 e il 1955 collabora col paroliere Nisa alle canzoni Campane napulitane, Ammore e sentimento e Cuncè vendetta. Agli stessi anni risalgono anche le collaborazioni con i poeti Pasquale Manzo, Carlo Da Vinci, Armando Ciervo e Riccardo Morbelli. Prosegue intanto il sodalizio con Tito Manlio, col quale Salve lavora a diversi brani: fra gli altri, si possono ricordare Felicità, Padrone d’ ‘o mare e Musica ‘mpruvvisata.
Fra i tanti capitoli della carriera del Maestro va menzionata l’amicizia con Oscar Wirth, proprietario del noto Hotel Hassler a Roma. Nell’albergo romano, in effetti, Salve trascorre buona parte dei suoi ultimi anni d’artista, componendo già nel 1963 una canzone dal titolo Hassler e dilettando amici e clienti dell’albergo con l’esecuzione di pregevoli melodie.
La Gerusalemme Liberata, di cui una delle prime edizioni è visibile presso il Museo Correale di Terranova, il Tasso la pubblica dopo e con enormi sofferenze, perchè sotto pressione della santa Inquisizione, ma comunque nel giro di due decenni tutte le case nobili tra Padova e Venezia hanno soffitti affrescati con scene tratte dalla Gerusalemme, un po, ai tempi nostri,come il romanzo americano di Herry Potter appena uscito subito tanti films.