Amalfi. Convegno "Acqua e Turismo" – Video. Articolo aggiornato con relazioni
Importanti giornate di studio nella Basilica del Crocefisso di Amalfi, seguite dagli inviati di Positanonews, con videointerviste già in onda sul canale youtube di positanonews al Cardinale Vegliò, al vescovo Soricelli e al prof Gargano. Seguiranno aggiornamenti con i contenuti delle relazione che ci invierà la prof. Antonietta Falcone. Pubblichiamo gli estratti delle relazioni:
messaggio dell’arcivescovo per il convegno nazionale di amalfi
(27-28 settembre 2013)
celebrazione nazionale della 34° giornata mondiale del turismo
“turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”
Cari Amici,
Desidero rivolgere un saluto affettuoso anzi tutto a S.E. il Cardinale Antonio Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; all’Arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni, S.E. Orazio Soricelli, delegato della nostra Conferenza Episcopale Campana per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport; a Mons. Mario Lusek, Direttore dell’Ufficio Nazionale della C.E.I. per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport; alle Autorità presenti, ai relatori e a quanti partecipate a questo Convegno Nazionale di Amalfi sul tema: “Turismo e Acqua: proteggere il nostro comune futuro”, organizzato in occasione della 34° Giornata Mondiale del Turismo.
Impossibilitato a partecipare di persona ai lavori per impegni pastorali precedentemente programmati, ho incaricato P. Salvatore Fratellanza, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Diocesi di Napoli, di rivolgervi questo mio saluto affettuoso.
Particolarmente grato all’Organizzazione Mondiale del Turismo per la scelta, del tema che quest’anno ispira una riflessione non soltanto sulle connesse responsabilità politiche ed istituzionali, ma, in primo luogo sulla Parola di Dio che, in molti passi, fa riferimento all’acqua come elemento essenziale e manifestativo della bontà di Dio. Così , ad esempio, nel Libro della Genesi, l’abbondanza dell’acqua nel Giardino dell’Eden esprime la grazia di Dio; i Salmi celebrano l’acqua come dono di Dio che sempre si rinnova; in tutta la Scrittura è segno della pienezza della vita promessa, forza vivificante , segno potente che Gesù da di sé nella storia della salvezza per rinnovare e purificare le nostre vite e che trasforma in profondità, nel Battesimo, coloro che l’accolgono.
La Scrittura, quindi, e l’esperienza ecclesiale invitano a riconoscere nell’acqua un dono prezioso, un bene comune da gestire con responsabilità, una risorsa vitale da condividere secondo giustizia.
Oggi, nessun ecosistema può garantire una vita sostenibile se si attenta alla fondamentale risorsa dell’acqua; le gravi problematiche che vi sono connesse interpellano l’attenzione e l’impegno di ciascuno.
Siamo invitati ad orientare e a rinnovare i nostri stili di vita nel segno della responsabilità e della sobrietà, dimostrando nel quotidiano il valore che riconosciamo a questo dono.
Non dimentichiamo che, come già Papa Francesco ha avuto occasione di ribadire, (Omelia per l’inizio del suo ministero petrino, 19.3.2013) la vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani ma essa ha una dimensione che precede e che è semplicemente “umana”, perché riguarda tutti e perché tutto è affidato alla custodia dell’uomo: siamo i custodi dei doni di Dio!
Sono sicuro che le considerazioni sulla ricchezza reale del tema dell’acqua e l’attenta consapevolezza delle complesse problematiche ecologiche ed economiche, offriranno spunti preziosi per una riflessione comune e per una preghiera ispirata cristianamente al senso del dono.
Auguro a tutti un proficuo lavoro, certo che, dalle conclusioni di questo Convegno, saprete essere ancor più testimoni e missionari di questo impegno!
Tutti abbraccio affettuosamente e benedico.
UNA BUSSOLA PER LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE
INTRODUZIONE
L’ambiente nella sua declinazione più ampia è un tema di forte attualità e ha trovato una voce, quella di migliaia di ragazzi, che hanno deciso di fare loro il manifesto della GMG “Giovani custodi del creato – Il Futuro a misura d’uomo che vogliamo” un documento che ha numerose connessioni con San Francesco d’Assisi, non solo perché l’Assisiate è preso a modello per una cultura che vuole essere, come dice il manifesto stesso, di custodia della natura, ma anche per alcuni aspetti significativamente legati al francescanesimo che potremmo riassumere in quattro punti cardinali, che proprio come con una bussola possono guidarci in questa missione oggi così fondamentale della cura della terra.
ASPETTO STORICO
Il manifesto, come accennato, non solo trova punti di connessione con la figura di San Francesco perché citato come rappresentante massimo del concetto di rispetto verso tutte e creature, ma c’è un precedente storico importantissimo avvenuto nel 1979, quando il 29 novembre venne pubblicata la Bolla di proclamazione di San Francesco d’Assisi patrono dei cultori dell’ecologia.
Un documento estremamente importante, che vede tra i promotori la società internazionale Ecologycal Planning Institute per la vita e la qualità ambientale e che recita così:
“Tra i santi e gli uomini illustri che hanno avuto un singolare culto della natura, come grande dono dato da Dio all’umanità, è incluso solo a San Francesco d’Assisi. Egli, infatti, ha tenuto in grande considerazione tutte le opere del Creatore e di ispirazione quasi soprannaturale, ha scritto il “Cantico delle Creature”, attraverso la quale, specialmente di Fratello Sole, Sorella Luna e le stelle, al buon Dio Onnipotente è dovuta lode, la gloria, l’onore e ogni benedizione.”
[Inter Sanctos, Bolla di Proclamazione San Francesco d’Assisi Patrono dell’Ecologia]
Possiamo affermare che Francesco è divenuto elemento storico e di interconnessione verso tutte le scelte che la Chiesa ha fatto per salvaguardare la natura come bene universale: non solo come creazione divina, ma anche come luogo di bellezza e vita.
ASPETTO TEOLOGICO
Numerosi sono gli aspetti che esaltano la cura del creato anche nei testi biblici e religiosi. Proprio nella Parola di Dio, la creazione ha un posto importantissimo.
Tale è il piano che Dio aveva e continua ad avere per la vita dell’umanità che non può essere vissuta al di fuori del contesto della creazione.
La Bibbia comincia i suoi insegnamenti proprio con il racconto della Creazione fatta da Dio Stesso, un buon punto di partenza per comprendere questo gesto dovrebbe essere l’ammirazione dell’essere umano alla vista della creato nel suo insieme:
“Del Signore è la terra e quanto contiene,
l’universo e i suoi abitanti.
E’ lui che l’ha fondata sui mari,
e sui fiumi l’ha stabilita”. (Sal. 24:1-2)
Questo è il primo passo di una spiritualità del creato. E’ importante considerare che la terra è un dono per noi esseri umani.
Il creato e la natura sono il contesto, lo spazio che ci è stato dato per vivere e amministrarlo come custodi e non come sfruttatori.
Nella natura dobbiamo percepire la bontà, la perfezione, l’amore e la cura di Dio per la vita nel suo insieme, proprio come aveva fatto Francesco d’Assisi. In diversi passi della sua vita, come ci dicono le fonti francescane, numerose sono state le azioni, i piccoli gesti che San Francesco ha compiuto che rivelano però un grandissimo significato sia dal punto di vista del rispetto e dell’impegno per la natura, che per l’approfondimento teologico.
Voglio qui ricordare alcuni degli esempi più lampanti, come il monito rivolto all’ortolano di lasciare libera una parte del terreno in modo tale che nella stagione adatta potesse riempirsi di fiori, rivelando un fondamento cristologico “per amore di colui” – dice – “che è chiamato fiore di campo e giglio delle valli”. (Ct 2, 1)
Oppure il monito rivolto sempre da Francesco al frate che si occupava della raccolta della legna, affinché non tagliasse del tutto l’albero, ma ne lasciasse sempre una parte intatta, spiegando che doveva far così “per amore di colui che volle operare la nostra salvezza sul legno della croce” e perché, come recita Francesco stesso nel suo componimento, il Cantico delle Creature “di te porta significatione”.
L’inno del Cantico delle Creature è un’opera unica, non solo perché si tratta del primo componimento volgare della lingua italiana, ma perchè Il Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così un inno alla vita. E’ una vera e propria preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l’immagine del Creatore.
Da ciò deriva il senso di fratellanza fra l’uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal contemptus mundi, quel distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali. La creazione diventa così un grandioso mezzo di lode al Creatore.
Anche alcune parti delle Fonti Francescane riconfermano questa idea di contemplazione del creatore attraverso le sue creature: come nel caso in cui gli viene regalato un fagiano e invece di mangiarlo o tenerlo con se chiede a uno dei frati di vedere se “frate fagiano vuole rimanere con noi o se preferisce ritornare ai luoghi abituali e più adatti a lui”. Le fonti raccontano che il fagiano volle tornare alla cella del Santo, ma è proprio questo piccolo gesto che dona volontà e dichiara un rispetto che abbiamo dimenticato verso gli animali, ma anche verso le creature inanimate riconoscendo la loro utilità per l’uomo e per il ciclo vitale, rifiutando ogni spreco.
Queste argomentazioni sono strettamente correlate ad altri due punti sui quali si è basato questo excursus, cioè all’aspetto sociale e quello esistenziale.
ASPETTO SOCIALE
L’aspetto sociale si fa strada soprattutto da un punto di vista: ossia da quello della responsabilità che come esseri umani abbiamo nei confronti della natura. Siamo stati noi a sfruttarla, lo stesso manifesto palesa una serie di problemi dei quali siamo noi responsabili: l’immissione nell’atmosfera di gas effetto serra che hanno causato notevoli rialzi termici intaccando i microclimi. Nei prossimi cento anni rischiamo di avere lo stesso aumento termico che in altre ere geologiche si è verificato nell’arco di venti anni, con un processo cento volte più veloce.
Già oggi la quantità di questi gas presenti in atmosfera è maggiore di quella degli ultimi tre milioni di anni. Scioglimento dei ghiacciai, innalzamento e acidificazione degli oceani, deforestazione, siccità ed eventi climatici estremi mettono a rischio vaste aree del pianeta, specie quelle più povere, e potrebbero causare danni devastanti soprattutto a quei 600 milioni di abitanti che vivono ad appena un metro sopra il livello del mare.
Alla base di questi fenomeni c’è l’incremento della domanda di energia per far fronte allo sviluppo delle economie emergenti e la diminuita disponibilità di acqua dolce.
Il diritto alla crescita di oltre due terzi della popolazione mondiale che chiede di uscire dalla povertà deve trovare una risposta in tecnologie pulite per l’accesso all’energia e all’acqua. All’inizio del terzo millennio c’è la possibilità di avallare questo diritto utilizzando le scoperte che la scienza e la tecnologia ci hanno messo a disposizione.
E’ proprio da qui che si fa strada il problema etico e sociale che ci riguarda attraverso la fondata impressione che, mentre si espandono le nostre conoscenze, venga sempre più a ridursi la capacità di distinguere ciò che è bene e ciò che è male. In altri termini rischiamo di diventare giganti tecnologici, ma nani morali.
E invece il problema ecologico, come hanno affermato i Papi degli ultimi decenni, è innanzitutto un problema etico.
Ecco perché, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, fedeli all’insegnamento della Chiesa, si è voluto rivolgere ai giovani di tutto il mondo e a ogni uomo di buona volontà questo messaggio. I dati scientifici fanno squillare un campanello di allarme che sarebbe irresponsabile sottovalutare, dall’altro lato è bene sottolineare che tendenza non significa destino. Siamo ancora in tempo per invertirla. E la prima cosa da fare è riscoprire la verità della natura in quanto creazione che rimanda ad un Creatore e che il Creatore stesso ha affidato all’uomo in qualità di custode.
Proprio questo è l’invito che Papa Francesco, fin dai primi giorni del suo pontificato, ha rivolto a tutti. Un invito che appare in continuità con il magistero sviluppato dai suoi predecessori in materia di salvaguardia del Creato. Ad esempio il concetto di “bene comune” – e quindi di responsabilità – così caro a San Francesco che venne riproposto con una chiave di lettura più ampia da Benedetto XVI recita in questo modo:
“Bisogna poi tenere in grande considerazione il bene comune. Amare qualcuno è volere il suo bene e adoperarsi efficacemente per esso. Accanto al bene individuale, c’è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene comune. È il bene di quel “noi-tutti”, formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale. [..] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana. In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l’impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell’uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio.”
E quale bene comune, se non la natura ha bisogno della nostra massima attenzione?
ASPETTO ESISTENZIALE
Si giunge infine a questo aspetto, strettamente legato a quello sociale, che riguarda invece una sorta di responsabilità individuale per i nostri singoli gesti.
I piccoli gesti di San Francesco come quello di non recidere mai dagli alberi i rami con i germogli, in modo che potessero continuare a vivere, quello di lasciare la terra a maggese, sono piccoli gesti che ripetuti per i miliaridi di persone che popolano la terra significano una nuova era dove l’amore verso Dio attraverso il creato vince sugli egoismi, su una globalizzazione disumana, su uno sfruttamento sconsiderato.
Papa Francesco ci sta insegnando, come in passato anche il Santo di Assisi che il gesto di una singola persona vale quanto quello di una comunità intera.
Noi, con i nostri piccoli gesti possiamo dare un contributo reale alla salvaguardia dell’ambiente.
Tale impegno si palesa anche in quell’impegno personale proposto a termine del manifesto dove i giovani dicono “noi ci impegniamo a rispettare la verità dell’essere umano, vertice del creato, in armonia con la natura seguendo le orme di San Francesco.” Questo atteggiamento trova sintonia con le parole di papa Francesco durante la sua prima udienza pubblica, quando ha voluto sottolineare i motivi che lo hanno spinto a scegliere il nome di Francesco di Assisi:
“Per questo mi chiamo Francesco: come Francesco da Assisi, uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato; e noi oggi abbiamo una relazione non tanto buona col Creato…».
Ed ecco che possiamo affermare che l’impegno esitenziale che i giovani a Rio fanno proprio può diventare una vera e propria deflagrazione positiva. Mi viene in mente Maria Teresa di Calcutta che diceva “il primo gesto non volerlo dagli altri, compilo tu” e noi oggi lo vogliamo compiere nella piena consapevolezza di vivere connessi con l’ambiente. Essere connessi significa compiere una serie di gesti dalla quale non dobbiamo e non vogliamo sfuggire. Questo deve divenire un po’ il nostro cammino che ha già due grandi predecessori, San Francesco d’Assisi e Papa Francesco, due personalità distanti nel tempo ma accomunate da una stessa profonda spiritualità.
Voglio terminare con una preghiera, si tratta del Settenario di Mahatma Gandhi:
- L’uomo si distrugge con la politica senza principi
- L’uomo si distrugge con la ricchezza senza lavoro
- L’uomo si distrugge con l’intelligenza senza in carattere
- L’uomo si distrugge con gli affari senza morale
- L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità
- L’uomo si distrugge con la religione senza la fede
- L’uomo si distrugge con la carità senza il sacrificio di sé
Ed è in questo senso che chiesa e istituzioni possono collaborare insieme per il futuro dell’umanità e dei nostri figli.
“Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua”
“Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”
Celebrazione Nazionale della Giornata Mondiale del Turismo
– Amalfi, Italia, 28 settembre 2013 –
[Testo provvisorio]
S.Em.za il Sig. Card. Antonio Maria VEGLIÒ
Presidente del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
Santa Sede
Ringrazio per avermi invitato a prendere parte a questo Convegno e saluto cordialmente tutti i presenti. Con piacere affronterò con voi il tema che ci ha convocati, rileggendo e approfondendo alcuni passaggi del Messaggio che il mio Dicastero ha preparato per la Giornata Mondialedel Turismo di quest’anno, dedicato a “Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”.
1. La Giornata Mondiale del Turismo e la pastorale del turismo
Ogni anno il 27 settembre, l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) ci invita a celebrare la GiornataMondialedel Turismo come opportunità per “approfondire la consapevolezza della comunità internazionale rispetto all’importanza del turismo e del suo valore sociale, culturale, politico ed economico”. La Santa Sede ha aderito a questa giornata fin dalla sua prima edizione nel 1980, sottolineandone anche il valore pastorale. Sì, è vero, il turismo ha un forte valore pastorale, e fa parte a pieno titolo della missione della Chiesa.
L’anno scorso abbiamo celebrato a Cancún il VII Congresso mondiale di pastorale del turismo, partendo da un’idea base: la Chiesa, guardando alla persona umana in modo integrale, è convinta sia dell’importanza che il turismo ha nel momento presente, sia del fatto che “come tutta la realtà umana, anch’esso deve essere illuminato e trasformato dalla Parola di Dio”.[1] È proprio da questo presupposto che nasce la nostra sollecitudine pastorale per il turismo.
Nel messaggio inviato da Benedetto XVI a quel Congresso si evidenziavano tre linee di lavoro.
La prima, l’invito del Santo Padre a “illuminare questo fenomeno con la dottrina sociale della Chiesa”,[2] per cercare di renderlo un ambito veramente umano e umanizzante, “etico e responsabile, […] rispettoso della dignità delle persone e dei popoli, accessibile a tutti, giusto, sostenibile ed ecologico”.[3]
Le altre due linee di lavoro si riferivano sia al “turismo religioso”, mettendo il nostro patrimonio religioso storico-culturale a servizio della nuova evangelizzazione, sia al turismo dei cristiani, accompagnandoli pastoralmente nelle loro vacanze.
In questo contesto, la Giornata mondiale del turismo è un’occasione adeguata per riflettere sulla nostra azione pastorale in questo settore, per dialogare con il mondo civile, e per sensibilizzare tutta la Chiesa sull’importanza del turismo. E in questa linea si situano le numerose iniziative promosse tanto dalla Santa Sede (con la pubblicazione del nostro annuale Messaggio) come dalle diverse istanze nazionali, diocesane o locali.
2. Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro
Per questa celebrazione non soltanto facciamo nostra la data che propone l’OMT, il 27 settembre, ma anche il tema della giornata che la stessa organizzazione stabilisce, e che, come è a tutti noto, quest’anno è “Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”.
A questo punto vi posso annunciare che i temi delle prossime due giornate mondiali del turismo, approvati proprio nei giorni scorsi, saranno “Turismo e sviluppo comunitario”, nel 2014, e “Un miliardo di turisti, un miliardo di opportunità”, per il 2015.
Negli ultimi anni, l’OMT titola la giornata mondiale in base alle proposte sulle quali stanno lavorando le Nazione Unite. Così, lo scorso anno, il tema della nostra giornata, “Turismo e sostenibilità energetica: propulsori di sviluppo sostenibile”, era in consonanza con l’“Anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti”, promulgato dall’ONU.
Così avviene anche per l’attuale edizione, il cui titolo risponde perfettamente al presente “Anno internazionale della Cooperazione per l’Acqua”, che è stato proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel contesto del Decennio Internazionale per l’Azione “L’acqua, fonte di vita” (2005-2015).
Quale è l’obiettivo che si vuole raggiungere con questo tema?
Nel messaggio per l’occasione, il Segretario Generale delle Nazione Unite, Ban Ki-moon, afferma: “Data la minaccia che i consumi non sostenibili e i cambiamenti climatici rappresentano per le risorse idriche mondiali, la Giornata Mondiale del Turismo di quest’anno mette in evidenza la responsabilità dell’industria turistica nella salvaguardia e nella gestione dell’acqua in modo intelligente”.[4]
E secondo le parole del Dott. Taleb Rifai, Segretario Generale dell’OMT, la presente giornata “è un’occasione unica per richiamare l’attenzione sull’acqua come bene e risorsa, nonché sulle misure necessarie per affrontare la sfida dell’acqua”.[5]
Certamente, per il settore turistico, l’acqua è di cruciale importanza, e appare tanto come un bene quanto come una risorsa. È un bene in quanto, sentendosi naturalmente attratti da questo elemento, milioni di turisti scelgono come destinazione alcuni ecosistemi in cui l’acqua è il tratto più caratteristico, quali le zone umide, le spiagge, i fiumi, i laghi, le isole, i ghiacciai o i nevai, per citarne alcuni. Altri cercano di cogliere i suoi numerosi vantaggi, particolarmente in centri balneari o termali, che in Italia sono numerosi. Questo ci permette di parlare di un turismo specifico come, per esempio, quello balneare, termale, lacustre, fluviale o crocieristico.
Al tempo stesso, l’acqua è anche una risorsa per il settore turistico ed è indispensabile, fra l’altro, per il normale funzionamento degli alberghi, dei ristoranti e delle proposte di tempo libero. Senza questo elemento, tante semplici attività sarebbero irrealizzabili.
Ma a questo punto ci troviamo di fronte a un paradosso. Se, da una parte, il turismo ha bisogno dell’acqua e le destinazioni acquatiche attraggono tantissime persone, dall’altra il turismo stesso può farne un uso inadeguato, con un consumo smisurato rispetto alle limitate risorse o inquinandola. Questo conduce in alcuni casi a un deterioramento tale che finisce per cancellare una località dall’elenco delle destinazioni desiderate.
In conseguenza con quanto detto, possiamo affermare con il nostro documento che “non c’è dubbio che il turismo abbia un ruolo fondamentale nella tutela dell’ambiente, potendo essere un suo grande alleato, ma anche un feroce nemico” (GMT 2013).[6]
Pertanto, la nostra proposta non può essere altra che quella di un “turismo sostenibile”, che garantisca il rispetto ambientale. Con questo concetto, come si segnalava nel Messaggio dell’anno scorso, “non ci stiamo riferendo a una modalità fra le altre, come potrebbe essere il turismo culturale, quello di spiaggia o di avventura. Ogni forma ed espressione del turismo deve essere necessariamente sostenibile, e non può essere altrimenti”.[7]
Nel marzo scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il Segretario Generale delle Nazioni Unite segnalava che “anno dopo anno aumenta la pressione su questa risorsa. Una persona su tre vive in un Paese con scarsità di acqua da moderata ad alta, ed è possibile che per il 2030 la carenza colpisca quasi la metà della popolazione mondiale, giacché la domanda potrebbe superare del 40% l’offerta”.[8] I dati delle Nazioni Unite parlano di circa un miliardo di persone che non ha accesso all’acqua potabile. E questo problema aumenterà in un futuro prossimo per impulso del cambiamento climatico, dello spreco, di un uso irrazionale o di una cattiva distribuzione. “Anche il turismo compete molte volte con altri settori per il suo utilizzo e non di rado si costata che l’acqua è abbondante e si sperpera nelle strutture turistiche, mentre per le popolazioni circostanti scarseggia” (GMT 2013).
Per tutto questo, il nostro Messaggio conclude che “il turismo sarà un vero vantaggio nella misura in cui riuscirà a gestire le risorse secondo criteri di ‘green economy’, un’economia il cui impatto ambientale si mantenga entro limiti accettabili. Siamo chiamati, quindi, a promuovere un turismo ecologico, rispettoso e sostenibile, che può certamente favorire la creazione di posti di lavoro, sostenere l’economia locale e ridurre la povertà” (GMT 2013).
3. Contributo della Chiesa: proposte pastorali
Dopo aver presentato il rapporto tra turismo e acqua, ci chiediamo: quale può essere il contributo della Chiesa per favorire questa relazione?
Il nostro Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo accenna a tre ambiti diversi sui quali può lavorare la pastorale del turismo, vale a dire: la riflessione etica, l’approfondimento spirituale e la ricerca di un cambiamento di atteggiamenti e di azioni.
In primo luogo, bisogna contribuire a una riflessione etica sull’uso dell’acqua. “La gestione sostenibile di questa risorsa naturale è una sfida di ordine sociale, economico e ambientale, ma soprattutto di natura etica, a partire dal principio della destinazione universale dei beni della terra, che è un diritto naturale, originario, al quale si deve sottomettere tutto l’ordinamento giuridico relativo a tali beni” (GMT 2013). Sono convinto che “la Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico”, così come ha affermato Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in veritate (n. 51). E in questa linea, la Dottrina Sociale della Chiesa insiste sulla validità e l’applicazione del menzionato principio,[9] con riferimenti espliciti all’acqua.
Partendo dalla premessa che si tratta di un dono di Dio e un diritto di tutti, affermiamo che “l’utilizzazione dell’acqua e dei servizi connessi deve essere orientata al soddisfacimento dei bisogni di tutti e soprattutto delle persone che vivono in povertà”,[10] e proprio per questo detta questione “deve essere inquadrata in modo da stabilire criteri morali basati proprio sul valore della vita e sul rispetto dei diritti e della dignità di tutti gli esseri umani”.[11] Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa ci ricorda che “il diritto all’acqua è un diritto universale e inalienabile”,[12] e che “l’acqua, per la sua stessa natura, non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale”.[13]
Il secondo ambito sul quale si può soffermare la nostra azione pastorale è quello dell’approfondimento teologico-spirituale. Il Messaggio di cui ci occupiamo oggi afferma che “il nostro impegno in favore del rispetto della creazione nasce dal riconoscerla come un dono di Dio per tutta la famiglia umana e dall’ascoltare la richiesta del Creatore, che ci invita a custodirla, consapevoli di essere amministratori, e non padroni, del dono che ci fa” (GMT 2013).
È questo un tema che Papa Francesco ha molto a cuore. Già nella celebrazione eucaristica di inizio del suo pontificato ci invitava a essere “custodi della creazione”, ricordando che “tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti”.[14]
Durante un’Udienza generale, il Santo Padre ha approfondito questo pensiero dicendo che: “Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la ‘custodiamo’, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione”.[15]
Il nostro Messaggio ci invita a coltivare questo atteggiamento di ascolto, in modo da poter scoprire che l’acqua ci parla anche del suo Creatore e ci ricorda la sua storia di amore per l’umanità. Quanto è bella la preghiera liturgica di benedizione dell’acqua, nella quale si ricorda che “il Signore si è servito di questo dono come segno e memoria della sua bontà: la Creazione, il diluvio che pone fine al peccato, il passaggio del Mar Rosso che libera dalla schiavitù, il battesimo di Gesù nel Giordano, la lavanda dei piedi che si trasforma in precetto d’amore, l’acqua che emana dal costato del Crocifisso, il mandato del Risorto di fare discepoli e battezzarli… sono pietre miliari della storia della Salvezza, nelle quali l’acqua assume un elevato valore simbolico” (GMT 2013). Sappiamo bene che l’acqua ci parla di vita, di purificazione e di trascendenza, e, nella liturgia, manifesta la vita di Dio che ci viene comunicata in Cristo, colui che è la sorgente di acqua viva.
Il terzo ambito pastorale su cui il nostro Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo si sofferma è l’invito a favorire un cambiamento, una conversione direi, degli atteggiamenti e delle azioni.
Prima di tutto è fondamentale favorire un cambiamento di mentalità che si traduca in uno stile di vita caratterizzato dalla sobrietà, dall’autodisciplina, dalla responsabilità, dalla prudenza e dal senso del limite. Si deve far sì che il turista si interroghi sull’impatto e sulle conseguenze delle sue azioni, decisioni e atteggiamenti, in modo che possa “giungere alla convinzione che non tutto è permesso, anche se personalmente ne potrebbe assumere l’onere economico. Dobbiamo educare e incoraggiare i piccoli gesti che ci permettono di non sprecare o contaminare l’acqua e che, al tempo stesso, ci aiutano ad apprezzare ancor più la sua importanza” (GMT 2013).
Ma la conversione riguarda anche l’ambito delle azioni. Per questo, mentre si lavora per riparare i danni causati, si deve anche favorire un uso razionale dell’acqua, tramite politiche adeguate e fornendo dotazioni efficienti. Il nostro documento segnala che è necessaria una maggiore determinazione da parte dei politici e degli imprenditori, che si concretizzi in impegni vincolanti, precisi e verificabili.
Facciamo nostro il desiderio del Santo Padre di prendere “tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro”.[16]
Con San Francesco, il “poverello” di Assisi, eleviamo la nostra lode a Dio, benedicendolo per le sue creature: “Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta”.
[1] Benedetto XVI, Messaggio in occasione del VII Congresso mondiale della pastorale del turismo (Cancún, 23-27 aprile 2012), 18 aprile 2012.
[2]Ibidem.
[3]Ibidem.
[4] Ban Ki-moon, Segretario Generale dell’ONU, Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2013.
[5] Taleb Rifai, Segretario Generale dell’OMT, Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2013.
[6] D’ora in poi, l’abbreviazione “GMT 2013” per indicare: Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Messaggio pastorale in occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2013, 24 giugno 2013.
[7] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Messaggio pastorale in occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2012, 16 luglio 2012.
[8] Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, Messaggio in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, 22 marzo 2013.
[9] Cfr. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 2 aprile 2004, nn. 171-175.
[10]Idem, n. 484.
[11]Ibidem.
[12]Idem, n. 485.
[13]Ibidem.
[14] Francesco, Santa Messa per l’inizio del Pontificato, 19 marzo 2013.
[15] Francesco, Udienza generale, 5 giugno 2013.
[16]Ibidem.