La politica è lo specchio della nostra società.
Una società che ha smarrito i valori fondanti, sulla quale è stata costruita, non può produrre altro che una politica scialba ed inconcludente.
La riprova di quanto affermo diventa evidente seguendo gli oramai inutili dibattiti parlamentari, che vengono quotidianamente amplificati sulle nostre reti televisive e sui giornali.
Piuttosto che provare a verificare quali strategie economiche siano più opportune per tirarci fuori da queste fetide paludi, in entrambi gli schieramenti politici c’è un rincorrere a difendere posizioni acquisite, che non lascia intravedere nulla di buono.
Il governo attuale si poggia, piuttosto che su un progetto condiviso, su ricatti che ne minano la già scarsa credibilità. D’altronde, come è pensabile che gli stessi partiti che lo compongono possano tracciare un percorso comune, quando le differenze culturali ed etiche sono così lontane tra loro.
Per la verità, considerando le peculiarità di entrambi gli schieramenti, verrebbe da pensare che finalmente siamo alla fine di un ciclo che tanti guai ha procurato al nostro martoriato Paese. Difatti, c’è da una parte il PD, più che un partito, appare come il risultato di una fusione a freddo fra gli ex DS e gli ex Margherita, dilaniato da correnti di potere, incapace perfino di darsi regole certe e precise per potere eleggere la propria leadership.
D’altro lato il PDL – Forza Italia, un partito padronale, che continua giornalmente a ricattare l’esecutivo su provvedimenti da campagna elettorale e minacciare dimissioni di tutti i parlamentari in caso di decadenza del loro capo, nonostante lo stesso sia stato condannato in via definitiva.
In mezzo a questi due schieramenti ritroviamo un terzo piccolissimo polo (che insieme formano l’attuale governo), insignificante nei numeri e mancante di una linea politica apprezzabile.
Se a tutto questo aggiungiamo le speranze infrante dei tanti elettori, che avevano votato il M5S, credendo che questi ultimi avrebbero potuto cambiare le sorti del nostro Paese, il quadro che ne viene fuori è sempre più cupo e desta non poche preoccupazioni.
Qual è la via d’uscita da questo tunnel, che ci siamo scavati noi tutti con le nostre mani attraverso il voto?
Due le strade percorribili a mio giudizio: o una rivoluzione (assolutamente deprecabile, perché inevitabilmente porterebbe ad una guerra fratricida), o una presa di coscienza che passa inevitabilmente attraverso gli insegnamenti della religione, beninteso non fondamentalista.
E’ solo attraverso la religione, con i suoi più significativi insegnamenti in materia di etica, morale, rispetto della cosa pubblica, che riusciremo a dare un senso compiuto all’aspetto più nobile della politica e di quanti vi si avvicinano, non per poter amministrare un bieco potere, bensì per cercare di risolvere i tanti problemi che ci attanagliano, che ci stanno togliendo la fiducia, la volontà di combattere per una società più giusta.
Come non apprezzare le parole di Papa Francesco: “la crisi economica attuale è la conseguenza di una scelta mondiale che porta a questa tragedia, un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro”. “Dio ha voluto che al centro non ci sia un idolo, ma un uomo e una donna, invece il mondo è diventato idolatra, comanda il denaro”.
Felice Casalino