SALERNO CONVEGNO NAZIONALE APOSTOLATO DEL MARE

10 dicembre 2013 | 11:25
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SALERNO CONVEGNO NAZIONALE APOSTOLATO DEL MARE

Nei  giorni dal 24 al  27 ottobre 2013, si è  svolto a Salerno, presso il GRANDE  HOTEL  SALERNO,  Il Convegno Nazionale dell’Apostolato del  Mare,  dal titolo MARITTIMI,  bisogni e  strutture. Al  centro la persona. Il  convegnoha preso spunto   dalla Convenzione Internazionale  sul  Lavoro Marittimo  (Maritime  Labour  Convention   MLC)  del  2006 entrata in vigore lo scorso 20 agosto leggendola, non poteva essere diversamente, alla  luce della Dottrina sociale della Chiesa  e  in particolar modo dell’enciclica Caritas in veritate  di Benedetto XVI,  per trovare risposte  concrete  ai bisogni reali dei  lavoratori  marittimi, tenendo primariamente di vista la persona umana.I lavori  iniziati nel pomeriggio del 24,  sono  stati aperti dal Direttore Nazionale  dell’Apostolato del  mare don Natale IOCULANO, che ha fatto anche da coordinatore  tra i vari interventi. Dopo aver ringraziato per la loro  presenza,  malgrado i loro molteplici impegni S.Em.  Cardinale  Angelo BAGNASCO Presidente della Confederazione EPISCOPALE  ITALIANA (CEI) e il Vescovo promotore della Stella Maris  S.Ecc. Francesco ALFANO della Diocesi di Sorrento-Castellammare, non che   le Autorità Civili e Militari , l’Amministrazione Comunale per il sostegno dato alla riuscita della manifestazione   e  tutto lo staff dell’Hotel  per la  calorosa  accoglienza, ha evidenziato l’importanza di tale Convegno, essendo il primo a svolgersi dopo la costituzione dell’Ufficio Nazionale per l’apostolato del  mare in seno alla Segreteria Generale della CEI, cosa questa che dimostra la sollecitudine e l’attenzione dei  Vescovi verso questa particolare categoria  di lavoratori : I marittimi. Ha  quindi ceduto la parola a  S.Ecc.  Francesco ALFANO che   nel suo breve intervento, per dare maggior spazio  al  Cardinale  BAGNASCO, rammaricandosi  di non poter essere presente per tutta la  durata dei lavori essendo  impegnato  nei giorni seguenti nel  Convegno Ecclesiale  Diocesano, evidenziava come “il mondo   della  gente  di  mare è un settore molto  particolare nel  vasto campo del lavoro  e  non sempre   messo bene a fuoco  e la nostra pastorale deve  tenere conto   di  tale  particolarità avendo problemi  che  non  si riscontrano in altri ambiti lavorativi e quindi  aprirsi alle  richieste ed esigenze dell’uomo  di  mare con scelte coraggiose che siamo chiamati  a fare e  la presenza del  Presidente della CEI ci conforta e ci sprona ad agire ed è  segno di tale volontà.  Se i problemi vengono  messi  a fuoco   dalla  comunità   cristiana, allora avremo   assolto al   nostro compito”.  Concludeva dicendo che “se dal confronto e  dal dibattito  che seguirà verranno fuori  risposte concrete, allora si è  raggiunto  lo scopo”   .   Dopo i  saluti, il  Cardinale Bagnasco,  ricordava  come da molti anni essendo Vescovo di  Genova, città di mare, conosce bene i problemi legati non solo alla  realtà portuale, ma anche  quelli della  gente di mare, gente che appartiene “ ad un mondo con dinamiche e caratteristiche proprie, spesso non  conosciuto o ignorato, ma di grande ricchezza umana, di cui la Chiesa si fa compagna”. Ha quindi  sottolineato   come nella Sacra scrittura del  mare se ne parla sin dall’inizio e molteplici sono nella tradizione i riferimenti ad esso e  i primi  Apostoli erano pescatori, tanto che la Chiesa si concepisce come la barca di Pietro “.  Ricordava come l’80% delle materie prime al nostro  fabbisogno  vengono trasportate via mare e come il settore marittimo contribuisce al PIL nazionale con il  suo 2, 6%, cosa questa non certamente trascurabile. Riguardo poi ai problemi del  lavoro marittimo, ha con forza segnalato  come  ancor oggi vi siano orari di lavoro e ritmi quasi proibitivi con condizioni  di sicurezza spesso pericolose. Non  ha inoltre taciuto sulla  non  sufficiente tutela dei loro  bisogni specifici del personale femminile, presente a  bordo oggi in maniera più massiccia che in passato. Per quanto  riguarda il lato  occupazionale, ha  fatto  notare come oggi, alcune Compagnie di Navigazione, impieghino personale   extra-comunitario“ la cui dignità  viene spesso svilita da un impiego logorante e scarsamente retribuito”. Si domandava quindi  “Se l’uomo deve essere al centro dell’attività lavorativa, a quali misure di benessere deve aspirare. La  Convenzione  Internazionale   sul lavoro  marittimo è indubbiamente un segnale positivo e la pastorale  del  mare  devefare da ponte  tra il  porto , la  comunità  e la  cittàcon iniziative volte alla conoscenza, al  coinvolgimento e recupero  psicofisico dei marittimi, per essere in linea con quanto previsto alla Regola  della Convenzione che recita: Ogni Stato Membro deve garantire che le  strutture  sociali  di  assistenza a terra , ove  esistono siano facilmente  accessibili.   Lo Stato    Membro deve altresì promuovere lo sviluppo  di  strutture sociali di assistenza, quali  ad esempio quelle  elencate nel Codice  in porti designati, per fare in modo  che i marittimi in questi porti  abbiano  accesso  a strutture e servizi sociali di assistenza adeguati.     In questo  campo i centri Stella Maris, braccio operativo dell’Apostolato  del  mare,  svolgono un’azione meritevoleperché con la loroaccoglienza dei naviganti, nobilitano la stessa comunità locale , divenendo segno  del  messaggio di Cristo. Non ha taciuto sul  problema delle navi abbandonate, ove si trovano lavoratori in condizioni alle volte precarie e senza  che nessuno si preoccupi delle  loro condizioni come sefossero  invisibili, ad eccezione dei  centri Stella Maris, che vengono loro in aiuto.Se quindi si è predisposti  ad aiutare gli altri, si deve essere perseveranti  in tale aiuto e tale servizio non può  avere termine. “Il fuoco che si accende  in noi deve essere sempre  alimentato”  e l’annuncio di salvezza deve essere portato in maniera esplicita con le opere. E’ la  Carità che deve disporre a  questa via:”  e questo con l’impegno e la formazione adeguata sia dei  Cappellani di bordo  che di  tutti coloro che  si  impegnano in questo campo nella prospettiva  di  servizio e per fare  crescere  la vita buona del Vangelo”.  Un lungo e sentito applauso ha salutato la conclusione dell’intervento, dopo il quale Don Natale IOCULANO ha fatto  notare  come  nei  nostri  porti nell’ultimo anno siano transitati ben 5.200.000   marittimi, cifra  questa che deve fare riflettere. Dava quindi la parola a S.Ecc.Mons. Luigi MORETTIArcivescovo di  Salerno – CampagnaAcerno, che  ringraziava gli  organizzatori per aver scelto  come sede del  Convegno Salerno, e rivolgendosi  all’Autorità Marittima, metteva in evidenza  la  grande cooperazione data sin dal  primo  momento  alla  locale Stella Maris  nell’opera  di assistenza  ai marittimi scalanti con  le loro navi   il porto e, sottolineando l’opera dei volontari della Stella Maris, non sottaceva  il  fatto  che gli stessi  devono essere adeguatamente preparati. I Lavori  del  giorno  venivano chiusi  con  un momento  di preghiera guidata da S.Em .Cardinale Bagnasco. Il  giorno 25, l’inizio lavori sono  stati preceduti  dalla preghiera a Maria  SS Stella del  mare. Subito  dopo  il Presidente  presentava  il Coordinatore Osservatorio  Giuridico Legislativo della Conferenza Episcopale  Italiana  Prof.  Avv. Venerando  MANCUSO  che  nella  sua relazione evidenziava  il  tema del  suo  intervento  e cioè quale  percorso legale seguire,  secondo le   nuove  normative vigenti e il Diritto, per individuare  e dare  forma statutaria  alle  singole Associazioni Stella Maris, alla luce  della  nuova Convenzione sul  lavoro marittimo 2006, per poter meglio  sviluppare l’attività di volontariato della Stella Maris.  Ha tenuto a evidenziare  che  non  avrebbe trattato pertanto  temi  che esulano da detto campo, quali  ad esempio problemi  fiscali inerenti la  vendita di prodotti nei  centri  Stella Maris o altri problemi. Dopo  ampia e articolata esposizione, con riferimenti ad articoli di  Legge, è, emerso che il miglior inquadramento giuridico  sia quello  conforme  ad Associazioni,   ma vi è la necessità di revisione  e unificazione degli attuali Statuti  delle singole Associazioni. Al  termine  gli  sono stati posti dei  quesiti  riguardanti l’attività  delle singole Associazioni alle quali ha, per la sua parte, dato risposte esaustive. L’intervento successivo vedeva impegnato l’Ammiraglio Felicio ANGRISANOComandante  Generale  del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera che trattava il tema: Un porto  a misura di Welfare. L’ammiraglio introdotto egregiamente da Don Ioculano che lo definisce in modo più che appropriato come persona che riesce a far innamorare le persone. Egli che è pure presidente del comitato nazionale del Welfare ha sostanzialmente diviso il tema in due punti:

  1.  La sicurezza che lega l’attività delle Stelle Maris nell’ambito dove le stesse assistono i marittimi che sbarcano nei porti.
  2. Ciò che deve legare a quei marittimi a cui la legge, quella degli uomini che giustamente riconosce il non diritto dell’abbandono dei cani sull’autostrada, che punisce chi abbandona gli anziani però non punisce chi abbandona i marittimi .

I due punti sono introdotti previo ringraziamento ai presenti che con l’opera silenziosamente svolta riescono a comunicare pienamente e ad essere capaci di arricchire il cuore con l’accoglienza cristiana e ad operare perché esistano nel mondo la giustizia e la carità che portano quell’invito che il Signore ci ricorda e ci rinnova costantemente esortandoci a riconoscerci tutti fratelli.

 E quindi parte proprio dai marittimi abbandonati: ”fino ad oggi sono stati abbandonati 851 marittimi (sempre amorevolmente assistiti)  in 48 situazioni  diverse ed oggi abbiamo ancora 5 navi con equipaggio a bordo mentre  per 13 gli equipaggi sono stati rimpatriati ma le navi stazionano ancora nei porti italiani e, l’analisi dei dati fa riflettere sul fatto che queste navi hanno un’età che va dai 44 ai 21 anni. Questi dati ci inducono a pensare che bisogna prevenire, almeno laddove possibile, il fenomeno di questi marittimi abbandonati. Attraverso un impianto normativo più completo già abbiamo realizzato una bozza di provvedimento che imponga agli armatori di navi che hanno una certa età anagrafica di disporre una somma a favore dell’agente marittimo raccomandatario che permetta quanto meno il rimpatrio dei marittimi in caso di necessità. Al di là di questo poi un’altra norma che deve permettere di accelerare la vendita giudiziale delle navi abbandonate di cui non si riesce a rintracciare l’armatore onde rendere più agevole la movimentazione nei porti”. Quindi prosegue con le sue considerazioni allacciandosi al discorso della sicurezza : “Ma se il cuore legge la razionalità del pensiero e dei comportamenti e detta i ritmi dell’intensità, vi  conforti molto di più il sapere che la responsabilità morale castiga con maggiore forza, con maggiore veemenza, con maggiore impetuosità chi si macchia di tali nefandezze ed inquina la rispettabilità dell’uomo”. Quindi quale sicurezza : “Alla sicurezza come offerta di dignità per il marittimo  non solo imbarcato, ma di colui che si trova solo in terra straniera senza assistenza alcuna se non quella offerta dalla Stella Maris” E lancia un’idea che è anche un appello “ Sento parlare di volontariato, io credo che anzicchè parlare di solidarietà bisognerebbe parlare di esigenza di quella sola famiglia che è la società armatoriale. Credo che il punto cruciale , il cuore pulsante di questo sistema dovrebbe essere l’armatore. Stella Maris infatti si pone nei confronti del marittimo come un’alternativa  a chi di quella famiglia ne estranea alcuni. L’offerta di solidarietà  altro non è che l’offerta di amore cristiano e sarebbe molto più bella se fosse offerta d’amore del padre verso il figlio. Credo che le Stelle Maris dovrebbero essere alimentate proprio da quelle società armatoriali dalle quali questi marittimi sono stati abbandonati. Trovare in un locale Stella Maris un computer su cui compare la scritta : donato dall’armatore x” probabilmente non sarebbe solo un’offerta di carità cristiana, di misericordia, ma sarebbe una manifestazione d’affetto che lega l’armatore al proprio figlio marittimo. Questo permetterebbe alla Stella Maris di fare qualcosa in più dell’aiuto materiale, permetterebbe di agire meglio in tutte quelle cose che vanno ad incidere sull’animo delle persone. L’abbandono è qualcosa di tremendo, per un marittimo è il declino totale : uccide perfino la fede nella speranza. Siate consapevoli che portate speranza a queste persone con quel senso di fratellanza che è la capacità di sapersi donare con quella silenziosa generosità che accomuna i grandi uomini di cuore, la gioia di sentirsi in pace con se stessi, con i propri cari, ossia l’essere uomini di buona volontà. Ciò che più rimane impresso nel rapporto con questi poveri pellegrini è lo sguardo, il volto stesso che invoca aiuto, giustizia, invoca quel rispetto tradito, invoca amore, affetto che voi della Stella Maris dell’Apostolato del Mare non fate loro mancare. Dobbiamo coinvolgere in questo il datore di lavoro. Sono convinto che non è un costo, ma un’investimento. La  sicurezza poi, quella sicurezza che molto spesso trova ostacolo in una burocrazia irreale una burocrazia che è dannosa solo perché viene utilizzata per assolvere le incapacità a gestire il proprio ruolo. La burocrazia quella malsana è lo scudo di chi in maniera vigliacca non vuole svolgere appieno il proprio ruolo. L’incapacità di svolgere il ruolo delle funzioni per le quali noi amministratori siamo stati chiamati a dare il meglio di noi stessi. Chi non è capace, chi non è in grado, chi non vuole abbia il coraggio di andar via. La burocrazia quella vera, è quella che invece è il sale della democrazia.” Ciò lo porta come un fiume in piena ad un’altra considerazione:” Nel sistema economico attuale, in ogni tipo di relazione non possiamo permetterci di perdere del tempo. Nell’insieme se è vero che siamo affidabili, è pur vero che questa affidabilità non può non tener conto del tempo. La lungaggine molto spessa arida, sciocca uccide anche la speranza. Dobbiamo essere più attivi non dobbiamo aver paura delle ombre che ci perseguitano se siamo fino in fondo convinti di fare del bene, di fare bene il  compito che la legge ci ha affidato; nel sistema burocratico diamo spazio alla nostra intelligenza, alla nostra inventiva, alla nostra fantasia per essere elementi inseriti in un sistema che ha come fine il bene altrui. Bene che, mi accorgo, tante volte viene fatto in silenzio. Molto spesso però ci si trova fare del bene che ha bisogno di pubblicità perché il sistema italiano, il sistema dell’economia, il sistema del mercato ha bisogno di emergere. Ciò significa che un Corpo un’istituzione stenta ad emergere e questo molte volte mi fa sentire in difficoltà con me stesso. Molte volte ci sentiamo mortificati nel nostro lavoro, ma sono convinto che il tempo è galantuomo: ci darà ragione. Non ci sta dando Papa Francesco proprio questa lezione? Questa lezione di umanità essenziale quando ci dice che il rispetto delle regole diventa un rispetto secondario rispetto a quel bene primario che è il bene degli altri? Continua auspicando nella conclusione: ”Se qualche comitato non riesce a produrre quelle che sono le aspettative, non solo nostre, ma quelle dei marittimi, cerchiamo di dargli una mano, facciamo da stimolo affinchè questa macchina dell’affetto, questa macchina del calore produca tutti quegli effetti di cui il nostro cuore ha bisogno per continuare a sperare.

 Sono continuati gli interventi con il dottor Puija e la professoressa Beretta che hanno rispettivamente illustrato la situazione dei marittimi alla luce delle nuove normative introdotte con l’MLC 2006. Particolarmente interessante il percorso esplicitato dalla professoressa Beretta che integra sapientemente ILO-MLC con il cammino della Stella Maris all’interno dell’Apostolato del Mare nell’esposizione dei concetti di carità e verità e del come parlare di welfare della gente di mare significhi in realtà parlare di welfare nella più globale delle industrie e la differenziazione che fa tra spazio e tempo ispirandosi a papa Francesco il quale parla proprio di dinamica di spazio e tempo che sono le cose concrete nelle quali viviamo con una profondità ricca di intuizioni quando dice “non facciamoci rubare la speranza,non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino che frammentano il tempo trasformandolo in spazio”.

Spiega” Sembra difficile ma è proprio così: mi faccio la mia bella risposta, mi confeziono la mia strutturina, mi confeziono il mio involucro, ogni localino in cui faccio le mie cose. Abbiamo frammentato il tempo cioè l’andare e venire, il dinamismo; ho creato un’istituzione, ho bloccato lo spazio. Lo spazio ha a che fare con il potere, il tempo ha a che fare con il processo, il tempo ha a che fare con l’andare e il venire, con il camminare. Il tempo è sempre superiore allo spazio, lo spazio cristallizza il processo, il tempo proietta verso il futuro  e quindi a camminare con speranza e quindi credo che questa sia la strada da seguire per passare dalla strada della globalizzazione dell’indifferenza alla globalizzazione della solidarietà che è in certo senso la cifra che papa Francesco ci consegna per l’azione sociale nel nostro mondo.

Il convegno ha fine la domenica del 27 ottobre dopo due giorni in cui tutti i partecipanti provenienti dalle realtà portuali di tutta Italia hanno costituito dei gruppi di lavoro formulando sintesi e proposte attuative per il Direttore.

Abbiamo voluto riportare questo lungo e dettagliato resoconto perché portandolo a conoscenza di tutto il mondo marittimo possa essere di stimolo a quanti vogliono avvicinarsi alla “Stella Maris”.

VINCENZO ASTARITA – MARIO MONGIOVI’