NA29/1/14 NAPOLI DOLCE E AMARA IN UNA PASSEGGIATA DI ALBERTO DEL GROSSO
NA29/1/14 NAPOLI DOLCE E AMARA IN UNA PASSEGGIATA DI ALBERTO DEL GROSSO
Stamane, verso le 10:30, armato di una macchina fotografica di dimensioni ridotte, con il metrò collinare, sono andato a piazza Dante, sono salito per Portalba, sono sceso per via del Sole e imboccato via dei Tribunali. Durante il mio percorso, ho scattato varie foto. Verso mezzogiorno, una scaricata d’acqua mi ha costretto a fermarmi sotto l’ingresso di un bar sino a quando è spiovuto. Ho proseguito la mia passeggiata sino a giungere a piazzetta Regina Coeli, continuando a scattare foto. Sono sceso poi per via S. Gregorio Armeno, le tende dei negozi dei venditori di pastori e statuine grondavano acqua ma ciò non mi ha fermato dallo scattare altre foto. Fortunatamente qualche “lenza” di sole faceva capolino sui vari fabbricati.
Sono giunto al Corso Umberto davanti alla Università e poi sulle scale che accedono all’atrio. Qui ho vissuto la parentesi amara della mia passeggiata. Incastrata in terra davanti all’ingresso centrale, una lapide ricorda la barbara uccisione del marinaio italiano crivellato di colpi da un plotone nazista per un reato che non aveva commesso. Sulla lapide in parte macchiata di marrone, sospetto da fuochi accesi da barboni che di notte si fermano a dormire sotto quell’ingresso, sono incise le seguenti parole:
SU QUESTA SOGLIA DELLA CASA DELLA SCIENZA
LA FEROCIA TEDESCA UCCIDEVA
IL GIORNO XII SETTEMBRE MCMXLIII
UN MARINAIO ITALIANO
PER SIMULARE UN PRETESTO AL MEDITATO INCENDIO
DELL’UNIVERSITA’ SETTE VOLTE GLORIOSA NEI SECOLI
RISORTA DALLE FIAMME L’UNIVERSITA’
CONSACRA AL CULTO DEI GIOVANI CHE SI SUCCEDERANNO NEI SECOLI
LE PIETRE DA CUI SI LEVA
IL GRIDO DEL SANGUE D’ABELE
E LA CONDANNA DEL PECCATO IRREMISSIBILE
PERPETRATO CONTRO LO SPIRITO IMMORTALE
NAPOLI ADDI’ XI NOVEMBRE MCMXLIV
PER DELIBERAZIONE DEL SENATO ACCADEMICO
RETTORE ADOLFO OMODEO
Quel crimine, con la cattura in altra zona di Napoli di altri sei o sette innocenti marinai italiani, fu una delle scintille che originarono le Quattro Giornate di Napoli. (ndr. colgo l’occasione, per far presente all’attuale Rettore Magnifico dell’Università, che a mio parere, prima che la lapide divenga illeggibile, ne andrebbe fatta copia o spostata dal pavimento e posta sul muro nelle immediate adiacenze, a testimonianza ed imperituro ricordo di quell’ignobile crimine, di cui quell’ingresso e le scale furono muti testimoni).
Davanti a quel documento marmoreo, ho vissuto minuti di grande emozione percorrendo con l’animo, gli ultimi attimi di vita dell’innocente marinaio davanti ad un gruppo di cittadini catturati dai tedeschi e costretti sotto la minaccia delle armi, ad inginocchiarsi ed a battere le mani mentre loro uccidevano quel giovane. Il suo nome è restato ignoto per lungo tempo, ne si conosceva con esattezza il luogo della sua sepoltura. Due anni fa, facendo delle ricerche, venni a conoscenza che quel marinaio era di Ravello e il suo nome era Andrea Mansi. Infatti, il Comune di Ravello, gli ha anche intitolato una piazza in quel Comune. In una visita a Positano, con il direttore di positanonews Michele Cinque, ci recammo a Ravello ed in assenza del Sindaco, chiedemmo ad un Assessore di poterci recare al cimitero dove nel 1953 fu traslata la salma ritrovata nel cimitero di Poggioreale a Napoli. Il custode, molto gentile ci attendeva e ci guidò sino alla tomba di Andrea Mansi. Una piccola lapide con il nome ed una luce perpetua, lo ricordano. Michele Cinque ed io, in raccoglimento, ne onorammo la memoria con preghiere, riportandoci con il pensiero al suo innocente eroismo ed a ciò che deve aver vissuto nei momenti che precedettero il suo massacro. Con Michele Cinque, ci ripromettemmo di ritornare per portare anche la nostra parola, affinchè nei lavori di rinnovo del cimitero, sia data una più degna sepoltura ai resti del Ravellese Andrea Mansi.
Lasciata l’Università, una breve sosta a via Mezzocannone e poi a piazza Bovio dove da piazza Municipio è stato trasferito il monumento a Vittorio Emanuele II°. Quella sosta e alcune riprese fotografiche le ho ritenute doverose perché quel monumento dove nella parte anteriore troneggia la statua dell’Italia, fu opera del mio bisnonno, lo scultore prof. Salvatore Cepparulo. Da notare che per le sembianze della statua dell’Italia, lo scultore prese come modella mia nonna Beatrice Cepparulo, sua figlia. Per l’opera, il Re, gli concesse la nomina a grand’ufficiale e la Croce di Cavaliere al merito.
All’altro lato di piazza Bovio ex Mercato di Porto (divenuta poi piazza Borsa) che fu parte dei 108 fondaci di Napoli, una lapide affissa al fabbricato che fa angolo con via Depretis, testimonia il primo colpo di piccone e la posa della prima pietra per il Risanamento della Città (15 giugno 1889) di cui ne fu promotore il grande Sindaco Nicola Amore. (ndr il monumento a sua memoria, che era in piazza Nicola Amore, fu spostato sui giardinetti in piazza Vittoria nell’ottobre 1938, per facilitare il percorso del corteo in occasione della visita di Hitler, Mussolini e V. Emanuele III° a Napoli) Ciò avvenne in presenza di S M. Umberto I° .(vedi foto della lapide). Ebbe così inizio l’abbattimento dei malsani fondaci di Napoli dove originarono le maggiori epidemie. (Per la completa storia dei fondaci rimando i lettori al libro “Il ventre di Napoli” di Matilde Serao).
Nella piazza Bovio, sono sceso nella moderna stazione del metrò collinare che in pochi minuti mi ha portato al Vomero a p.zza Quattro Giornate. Ultima sosta, lateralmente alla stazione Carabinieri Vomero ho ripreso una mitraglia ed una lapide con diversi nomi dei caduti nelle Quattro Giornate di Napoli.
Sono giunto a casa stanco e bagnato di pioggia, ma soddisfatto della mia lunga passeggiata.
(vedere tutte le foto correlate)
Alberto Del Grosso
Giornalista Garante del Lettore
di Positanonews