Positano, il "gemellaggio" dei capodanni a Nocelle – Foto e Video

4 gennaio 2014 | 03:44
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Positano, il "gemellaggio" dei capodanni a Nocelle – Foto e Video
Positano, il "gemellaggio" dei capodanni a Nocelle – Foto e Video
Positano, il "gemellaggio" dei capodanni a Nocelle – Foto e Video

In allegato intervista con Giuseppe Cuccaro e video del Capodanno Nocellese

Positano. A Nocelle, come è consuetudine da alcuni anni, la sera del 1° gennaio un gruppo di persone, “capitanate” da Salvatore Cinque, “il corriere”, si riunisce e va in giro tra le stradine del borgo entrando nelle case cantando il “Capodanno nocellese”, accompagnandosi con le tammorre e gli strumenti della musica popolare, per dare il buon augurio alla popolazione.

Spiegare questa tradizione in due righe non è certo facile, è meglio viverla di persona, come non è facile comprendere a fondo le parole del “Capodanno nocellese”, in stretto dialetto napoletano, tramandate per via orale di padre in figlio. Difatti, Salvatore ha “ereditato” il canto del Capodanno dal padre, Antonino Cinque, insieme al bastone che usa, battendolo in terra, per dettare il ritmo della melodia, bastone che porta incise le tacche dei vari anni in cui si è cantato il Capodanno, la prima riporta la data del 1955.

La tradizione del canto del capodanno per le case negli ultimi anni si era un po’ persa, fino a quando 3 anni fa un imprenditore nocellese, Giuseppe Cuccaro, titolare del B&B “Casa Cuccaro”, uno dei primi a Nocelle ed a Positano, decide di recuperare questa bella tradizione popolare, affidandosi al “corriere” e, come dice lui, “ad alcune persone di fuori” (i Tammore di Positano) per portare l’attenzione su questa tradizione anche alle persone non nocellesi. In allegato all’articolo si può vedere l’intervista integrale con Giuseppe Cuccaro, che parla anche dei cambiamenti dei tempi attuali rispetto alla vita genuina che si conduceva “una volta”.

Comunque, chi meglio di Paolo Marrone, leader del gruppo dei Tammore, da sempre interessato alle varie sfumature della musica popolare, ci può parlare di questa sorta di “gemellaggio dei capodanni”, quello nocellese e quello della tradizione napoletana: “Coloro che hanno assistito al concerto tenuto in occasione del trentennale della fondazione del coro Laudate Dominum diretto da Marianna Meroni, hanno avuto la possibilità di far parte di un qualcosa di unico. La grande professionalità e competenza, unita all’eccezionale pazienza di Marianna, hanno fatto sembrare naturale un evento frutto invece di una lunga e meticolosa preparazione. Non era certo semplice plasmare un coro di oltre trenta elementi, quasi tutti a digiuno di studi musicali, e portarli al livello di cantare insieme ad un’orchestra di professionisti. Marianna ci ha però abituato a “miracoli” di questo genere, lo fa tutte le domeniche con il coro in Parrocchia, lo ha fatto con il coro delle scuole elementari, tanto da essere ormai il punto di riferimento per chi a Positano abbia la volontà di fare e proporre Musica con la M maiuscola. Personalmente penso che le persone che fanno musica abbiano un dono speciale, ma allo stesso tempo credo che quest’arte non debba restare chiusa nelle aule dei conservatori, ma al contrario  debba mescolarsi tra la gente e far parte della vita quotidiana di ognuno di noi. Penso che questo ieri sera sia avvenuto. La musica, la grande Musica, ha unito professionisti e dilettanti, pubblico e musicisti, senza barriere e senza distinguo. La prova più eclatante la si è avuta alla fine del concerto quando coro e orchestra hanno eseguito come bis “la canzone del Capodanno”. E’ stata una simbolica stretta di mano tra musica popolare e musica “colta”, come se due conoscenti si fossero ritrovati dopo lungo tempo e si fossero riabbracciati come due vecchi amici. A proposito della canzone de lo Capo d’Anno, vale la pena ricordare la genesi ed il significato di questo canto di origine alquanto incerta. Sicuramente veniva eseguita in passato la notte di San Silvestro da gruppi di persone che si recavano di casa in casa richiedendo la “nferta”, ovvero un’offerta in cibo o denaro ed in cambio intonavano questa canzone augurando agli ascoltatori ogni bene per il nuovo anno. L’autore è sconosciuto, ma la struttura alquanto complessa della composizione fa pensare che si trattasse di una persona di un certa cultura. Il canto è infatti composto da 69 quartine, più un’introduzione di due strofe in endecasillabi. Il secondo e il terzo verso rimano tra loro; l’ultimo rima col primo della strofa successiva, creando un concatenamento in tutto il canto. Probabilmente la versione attuale è il frutto di una serie di aggiunte nel corso degli anni. Ad un nucleo originario che comprendeva la prima parte dedicata alla rievocazione della nascita di Gesù e la parte finale dedicata alla descrizione dei festeggiamenti natalizi, si è aggiunta in seguito la parte centrale, le cosiddette strofe dei mestieri, in cui vengono fatti auguri di bene e prosperità alle diverse attività professionali. Lo si deduce dalla lingua utilizzata, più arcaica e ricca di termini ormai desueti (squazzone, allumacare, spriorava, Farfariello, corazzone) nella prima parte, più moderno ed attuale nella parte centrale. Un cenno a parte merita il Capodanno cantato a Nocelle, conosciuto e tramandato da padre in figlio e completamente differente rispetto alla canzone del Capodanno di cui abbiamo parlato finora. Un canto antico, misterioso e quasi incomprensibile tutto incentrato sugli avvenimenti mistici del Natale, senza nessuna concessione al profano. Da alcuni anni si è poi instaurata una simpatica consuetudine. Grazie all’invito della comunità nocellese ogni primo gennaio ci rechiamo in alcune case di questa frazione per far ascoltare anche i nostri canti. Si crea quindi una sorta di gemellaggio, Salvatore e i suoi compaesani intonano il loro Capodanno e noi Positanesi il nostro. Vi assicuro che l’emozione è grande, le lancette del tempo sembrano fermarsi per poi andare a ritroso verso l’epoca dei nostri avi. L’autenticità dei sentimenti degli abitanti di Nocelle verso queste tradizioni è commovente e contagiosa e per una sera ci sentiamo anche noi nocellesi. Auguri a tutti di un felice e prospero 2014. Paolo Marrone”.

Ci uniamo anche noi della redazione di Positanonews agli auguri di Paolo, nella speranza della continuazione di questa bella tradizione nocellese, perché si deve sempre guardare al futuro senza perdere i legami con il passato, con le proprie tradizioni, non bisogna mai dimenticarsi ciò che si era una volta.

In allegato il video del canto del “Capodanno Nocellese” e l’intervista con Giuseppe Cuccaro

Foto e video Giuseppe Di Martino