Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini

19 gennaio 2014 | 15:50
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Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini
Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini
Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini
Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini
Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini

Storia della Sfogliatella “Santarosa” è nata a Conca dei Marini

Conca dei Marini

Affacciarsi dal balcone di una finestra o dal terrazzo di una casa, inebriare i sensi e la mente dell’odore del mare che azzurro si staglia davanti agli occhi e che si unisce ad un cielo limpido e cristallino, sentire al mattino il canto melodioso e sublime degli uccelli accompagnato dal dolce rumore delle onde che si infrangono sulla costa, assaporare i raggi del sole, i quali riscaldano le membra e rendono scintillante ogni cosa….

Queste le sensazioni più frequenti di chi trascorre attimi della propria vita a Conca dei Marini, piccolo comune ubicato nel cuore della Costa d’Amalfi. Tra improvvisi balzi fino a quattrocento metri d’altezza, corre lungo il mare per circa tre chilometri: tanto le basta per rapire lo sguardo prima ed il cuore poi, a chi si muove tra Amalfi e Positano.

Il suo abitato non si concentra abbarbicato in una vallata come altri paesi della Costiera ma si stende e si dipana tra le colline baciate dal sole e bagnate dal mare. Le case imbiancate a calce, secondo la tradizione architettonica della costa, sono sparse nel verde degli orti e dei limoneti e tra l’argento degli ulivi. Un fascino discreto caratterizzato da chiesette, terrazzini e poggi dagli scorci panoramici di suggestiva bellezza, collegati da scalinatelle strette che corrono tutto intorno alle abitazioni.

Dal mare, tutto questo sembra un grande libro di storia, che si squaderna ameno sul leggìo delle colline, dove abitano la pace ed il silenzio della natura. Molti illustri visitatori hanno avvertito una sensazione di infinito, un’impronta divina tra le vie e le abitazioni di questa perla della Costiera. Il suo nome è la conseguenza di un retaggio culturale che parla di una attitudine marinara antica. Storie avventurose di bastimenti e di vele, tempeste, naufragi e tanta perizia…

La Sfogliatella S. Rosa, uno degli esempi più conosciuti e sublimi della rinomata pasticceria partenopea è un dolce ricco di tradizione che custodisce al suo interno i segreti di una storia tanto lontana quanto magica… …storia antica che ci rimanda al 1700, nel monastero di Santa Rosa a Conca dei Marini ed alle sapienti mani delle monache di clausura che lo abitavano.

Tra una preghiera e l’altra le monache dedicavano il loro tempo anche in cucina. Essa veniva amministrata in un regime di stretta autarchia, tutto era prodotto in loco ed il menù, tranne che, ovviamente, per le monache anziane, era uguale per tutte. La tradizione locale tramanda che come spesso accade per le invenzioni più riuscite, la creazione di questo dolce avvenne per puro caso, infatti, in un giorno dedicato a fare il pane, la monaca cuoca, bravissima a fare dolci, si trova in avanzo della farina di semola cotta nel latte, buttare si sa è peccato, così pensa bene di aggiungerci alcuni ingredienti che abbondano in dispensa, prodotti nel loro fruttuoso giardino, pieno di alberi da frutto e di una vigna, dalla quale ottengono un buonissimo vino.

Quindi, aggiunge della frutta secca, del liquore al limone (all’epoca non era ancora diventato il famoso “Limoncello”) e dello zucchero, poi, arricchisce l’impasto del pane con un po’ di strutto e vino bianco, per trasformare la classica pasta in una frolla dolce, ne ricava due sfoglie dove mette all’interno il ripieno precedentemente preparato, crea una pasta a forma di cappuccio di monaca e la cuoce nel forno a legna. La bontà del dolce fu tale che la Madre Superiora rimanendo estasiata dal sapore e dall’odore del nuovo dolce, ne fiutò anche l’affare convincendosi che poteva far del bene sia ai contadini della zona, che alle casse del convento. Senza alcun pericolo per la rigorosa clausura, il dolce veniva messo sulla classica ruota in cambio di qualche moneta.

A questo dolce venne dato il nome della Santa a cui era dedicato il convento e la tradizione tramanda che il giorno della festa di S.Rosa, all’epoca il 30 di agosto, il dolce fosse donato a tutti i cittadini di Conca dei Marini. Nel tempo, la sfogliatella si arricchisce di nuovi ingredienti come: la ricotta, le amarene sciroppate, la crema pasticciera… Per più di un secolo, tuttavia, la ricetta della sfogliatella Santa Rosa rimase gelosamente custodita entro le mura del monastero di Conca dei Marini. Fu solo nei primi anni del XIX secolo che un oste napoletano, Pasquale Pintauro, titolare di un’ osteria a via Toledo, di fronte Santa Brigida, riuscì ad ottenere (forse da una zia monaca) la ricetta originale della Santarosa.

Pintauro ebbe un’illuminazone commerciale, da oste divenne pasticciere e la sua osteria si convertì in un laboratorio dolciario, poi, per vendere più facilmente il dolce lo adeguò ai gusti del tempo, fece una leggera variazione sul tema, eliminando la crema pasticciera e l’amarena, e sopprimendo la protuberanza superiore a cappuccio di monaca. Era nata la sfogliatella. La sua varietà più famosa, la cosiddetta “riccia”, mantiene da allora la sua forma triangolare, a conchiglia, croccantissima, vagamente rococò composta da strati sottilissimi di pasta sfoglia sovrapposti gli uni agli altri, ripiena di semola, uova, ricotta, canditi, latte e zucchero.

Esiste, infine, anche una terza variante della sfogliatella, quella “frolla”, di forma tondeggiante, realizzata con morbida pasta frolla e con il medesimo ripieno della sfogliatella riccia. Come dicevamo le varietà della sfogliatella sono la “riccia” la “frolla” e la “ Santa Rosa”, quella appunto che in origine veniva guarnita con crema pasticciera e 7 dico sette amarene. Vanno mangiate calde, attenzione quindi a non scottarvi del suo bollente ripieno!

Fonte:  Due articoli miscelati  da Santarosa – Conca Festival

Inserito da Alberto Del Grosso

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