La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –

4 febbraio 2014 | 02:40
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La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –
La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –
La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –
La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –
La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –
La Candelora a Montevergine, la “Juta dei femminielli” a Mamma Schiavona – FOTO – VIDEO –

Montevergine di Mercogliano (AV) – Il 2 febbraio si celebra la festività cristiana della Candelora nel Santuario di Montevergine, a 1270 m di altezza sul monte Partenio, detto anche “Vergine” che sovrasta il comune di Mercogliano e la provincia di Avellino.

La festività della Candelora a Montevergine, con la tradizionale benedizione e l’omaggio alla Madonna nera di Montevergine, la “Mamma Schiavona”, apre il ciclo delle visitazioni delle 7 Madonne della Campania, il ciclo viene chiuso sempre a Montevergine il 12 settembre :

Il ciclo ‘storico’ dedicato alle “sette Madonne” è cronologicamente così articolato:

– festa della Madonna di Montevergine, 2 febbraio – Montevergine (AV)

– festa della Madonna dell’Arco, lunedì dopo Pasqua (in Albis) – S.Anastasia (NA)

– festa della Madonna delle Galline, domenica dopo Pasqua – Pagani (SA)

– festa della Madonna di Castello, 3 maggio – Somma Vesuviana (NA)

– festa della Madonna dei Bagni, domenica dell’Ascensione – Scafati (SA)

– festa della Madonna dell’Avvocata, lunedì dopo la Pentecoste – Maiori (SA)

– festa della Madonna di Materdomini, 14 agosto – Nocera Superiore (SA)

– festa della Madonna di Montevergine, 12 settembre – Montevergine (AV)

Ci sono anche tante altre “Madonne sorelle” in Campania, come la Madonna di Pompei, il cui culto è cominciato in epoca più tarda, non c’è una “classifica” precisa,  gli unici punti fermi sono l’inizio e la fine, costituiti dalla Madonna di Montevergine

Ognuna delle feste viene accompagnata con canti e balli e “Tammorriate” che affondano le loro origini nella notte dei tempi con il loro ritmo ancestrale e trascinante, preghiere ed invocazioni di grazia tradotte in musica popolare. In particolare a Montevergine, caratteristico è il canto che viene eseguito sull’ antica “scala santa” della Chiesa, che conduce all’ìcona della Madonna custodita nella Vecchia Basilica : ad ogni gradino ci si ferma, un solista intona la proposta ed il coro conclude. La “salita” intera è di ventitré gradini e tutta la scala rappresenta la stessa montagna. Alla fine del rito, si entra in chiesa e si esce dalla porta principale cantando col tamburo, senza mai voltare le spalle al quadro della Madonna.

Secondo la tradizione, le Madonne sorelle erano 6 bianche ed una nera, la Madonna di Montevergine, che per questo era considerata la più “brutta” delle “7 sorelle” , venne chiamata “Schiavona”, cioè straniera, allora la Madonna, offesa, si rifugio’ su di un alto monte ( il Partenio ), cosi giustificando la “fuga” :  «…si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà ’n gopp a truvà! (se io sono brutta, allora loro dovranno venire fino a quassù per farmi visita!)» La storia poi si ribalta e la “Mamma Schiavona” diventa la più bella delle sorelle, tanto da essere festeggiata due volte, la sua bellezza viene celebrata nei versi della “Tammurriata alla Madonna di Montevergine” : “…o’ Maronna quanno si bella, che ‘nce fai ‘nda sta’ cappella…”, “…che bell’ uocchie che tena ‘a maronna, che me parono roie stelle…”.

La storia del santuario di Montevergine è strettamente legata alla figura di Guglielmo da Vercelli, un monaco eremita vissuto tra l’XI e il XII secolo, attratto dai pellegrinaggi nei luoghi della cristianità. Dopo numerose peregrinazioni ed una lunga riflessione spirituale, comprende che la strada da seguire era quella di ritirarsi in solitudine e dedicarsi alla meditazione. Giunto in Irpinia, sente che la volontà di Dio è quella di farlo risiedere su un monte, oggi conosciuto come Partenio, ad una altitudine di oltre mille metri, fondò quindi un monastero  che pian piano si ingrandì con nuove celle per altri frati, e divenne meta di numerosi pellegrini, con la crescita della fama di Santità di Guglielmo. Allo stesso tempo si decise anche la costruzione di una chiesa, consacrata nel 1126, dedicata alla Madonna, ben presto i monaci di Montevergine si riunirono in una congregazione detta Verginiana, riconosciuta ufficialmente l’8 agosto 1879 da papa Leone XIII. All’inizio del XX secolo, dopo un periodo di decadenza, il Santuario conobbe nuovo splendore, diventando uno dei più visitati del Sud Italia, nel 1953 si diede inizio alla costruzione della Nuova Basilica, terminata nel 1961, accanto alla Vecchia Basilica, ricostruita nel 1600 dopo il crollo di quella originaria, che custodisce in una cappella l’effige della Madonna. La storia dell’icona della Madonna è incerta, secondo la leggenda il quadro sarebbe stato dipinto da San Luca a Gerusalemme, il quadro è formato da 2 tavole di pino tenute insieme da assi trasversali, delle dimensioni totali di 4 metri e 30 di altezza per 2 metri e 10 di lunghezza.

Particolarmente devoti sono i cosiddetti “femminielli”, che ogni anno si recano a Montevergine per rendere grazie alla loro Madonna prediletta, nella cosiddetta “juta dei femminiell”. Qui un gruppo di “femminielli” ogni anno rinnova la propria fede cattolica presentandosi in processione all’antica abbazia, dove ad accoglierli li aspetta Mamma Schiavona, la Madonna nera. Il rito si rifà ad un’antica tradizione secondo cui nel 1256, due giovani omosessuali furono scoperti a baciarsi e ad amarsi. Di fronte a questo evento l’intera comunità reagì denudando e cacciando dal paese i due innamorati che furono legati ad un albero sul Monte Partenio, in modo che morissero di fame o fossero sbranati dai lupi. La Vergine, commossa dalla loro vicenda e dal loro amore, li liberò dalle catene e permise alla giovane coppia di vivere apertamente il loro sentimento di fronte ad un’intera comunità che, attestato il Miracolo, non potè far altro che accettare l’accaduto.

Ecco perché Madonna Schiavona viene acclamata da tutti i fedeli come “Colei che tutto concede e tutto perdona”.

Foto Giuseppe Di Martino