27/3/14 L’informazione giornalistica nella sua attualità e continua evoluzione.

27 marzo 2014 | 00:00
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27/3/14 L’informazione giornalistica nella sua attualità e continua  evoluzione.

La professione giornalistica da poco prima del duemila si basa e continuerà a basarsi sempre più, su strumenti e sistemi completamente elettronici, anche se non si è realizzato, per diversi motivi, il concetto di paperless society. Visto che quotidiani e periodici continuano a vivere. Il cambiamento non è tanto nella fase produttiva a valle (tipografia, trasmissione televisiva ecc.) quanto nel campo di svolgere l’attività giornalistica nel momento di confezionare il proprio apporto all’opera collettiva che è il mezzo di informazione, quale esso sia.

Scomparsi da tempo macchina per scrivere, telescrivente, telex e camera oscura, tutti gli strumenti di lavoro sono basati sulle memorie elettroniche: dal personal computer al videotelefono, dalla telecamera digitale alla trasmissione su internet. Il telefono satellitare – un’ingombrante valigia al tempo delle guerra del Golfo – oggi sembra un normale “cellulare”e assicura il sogno di ogni reporter: trasmettere il proprio servizio da qualsiasi località.

Anche se è cambiato radicalmente il modo di lavorare e di presentare il prodotto della propria opera, rimangono immutati i principi di base della professione. Nel linguaggio professionale si usa ancora la frase “scrivere un pezzo”, ma essa ormai sta a indicare la parte per il, tutto. Una volta, infatti, la responsabilità del giornalista finiva con la scrittura e la consegna del suo testo a un’altra figura professionale. (il tipografo, il linotipista), mentre oggi la preparazione di una notizia o di un articolo è soltanto un tassello di un sistema molto più complesso, dominato interamente dall’elettronica. Si parla di “gestione dell’informazione”, scritta visiva e sonora, basata completamente sull’uso del computer e con frasi che sono strettamente collegate, affidate alcune allo stesso autore, oltre a differenti protagonisti, che possono essere lontani fisicamente.

Il giornalista non è più solo, si trova inserito in un “sistema”, il cui obiettivo è confezionare il “prodotto informazione”, pronto per il cliente finale. Il sistema grande o piccolo che sia, oltre un collegamento immediato, senza confini, col materiale informativo non solo interno all’azienda in cui lavora, ma esistente in tutto il mondo. Il “prodotto, a sua volta, può essere un quotidiano a stampa come un giornale radio, un giornale on line, un servizio di agenzia come un settimanale o un notiziario multimediale accessibile su internet.

Fino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso si parlava di “sistema editoriale” per indicare il complesso di apparati e di programmi in cui era inserito il lavoro di una redazione. Il “sistema editoriale” nasce negli anni Settanta, tagliato su misura per una sola applicazione, ha subito una progressiva trasformazione sino a diventare un “sistema per la gestione dell’informazione” o “knoledge management system”, come è stato definito negli Stati Uniti, dove si è avuta la prima applicazione.

In questo nuovo “sistema” il giornalista non è responsabile soltanto della redazione di un testo, ma può padroneggiare la trasmissione, eseguire l’impaginazione, la gestione dell’immagine e quella del sonoro, gestisce cioè tutto il complesso trattamento dell’informazione. Non ci sono più tradizionali steccati professionali, sono sparite da alcuni anni classiche figure come i telescriventisti nelle agenzie e i compositori nei giornali: i telecronisti impugnano una telecamera del peso di pochi etti e il pc redazionale è una “stazione di lavoro”che si collega con tutto il mondo e gestisce testi, suoni e immagini. Dalle scuole di giornalismo esce un giornalista “multifunzione”, pronto a svolgere il suo ruolo in tutti i mezzi di comunicazione. La maggior parte dei gruppi editoriali hanno ormai assunto la caratteristica di “multimediali”, dispongono di giornali cartacei, stazioni radio, televisive e siti Internet.

Non tutto è ancora così perfetto e così facile. La trasformazione è continua, ma in ogni caso l’opera del giornalista non può prescindere dai vincoli, e dalle possibilità, che i nuovi mezzi tecnici offrono: diventa un imperativo conoscere e padroneggiare la tecnologia, sapendo che nel giro di cinque anni tutto può cambiare

Alberto Del Grosso

Giornalista Garante del Lettore