Depurazione falsa in Costa d’Amalfi: indagata Iolanda Giuliano e Francesco Vaccaro
Depurazione falsa in Costiera amalfitana , due avvisi di conclusione delle indagini sono stati notificati nei giorni scorsi all'ingegnere capo dell'AUSINO s.p.a., Iolanda Giuliano, e al tecnico addetto agli impianti di depurazione Francesco Vaccaro da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno . Il giudice responsabile del procedimento, Guglielmo Valente, ha rinviato a giudizio i due imputabili (salvo ulteriori determinazioni) in considerazione delle inefficienze riscontrate in sede d'indagine, da parte del Corpo Forestale dello Stato in collaborazione con l'ARPA Campania, agli impianti di depurazione delle acque presenti sul territorio. In special modo quello di Sambuco, nel Comune di Ravello, non assolveva alcun compito se non quello di mera vasca di contenimento, con le acque che all'uscita presentavano le identiche caratteristiche del loro ingresso. Gli uomini della Forestale di Tramonti, coordinati dal comandante Preziosi, hanno ascoltato finanche una dozzina di famiglie residenti nei pressi dell'impianto che avvertivano continuamente cattivi odori e denunciavano, nella zona, la continua presenza di roditori e insetti. Da almeno cinque anni che a Ravello ha preso vita una class action contro il pagamento dei canoni di depurazione, voce puntuale sulle bollette dell'AUSINO, proprio perché tutto il territorio non è fornito di idonei impianti di depurazione, peraltro funzionanti. Lo scorso luglio il gruppo consiliare "Ravello nel Cuore", capitanato da Salvatore Ulisse di Palma aveva denunciato il fatto alla Procura della Repubblica di Salerno a cui veniva chiesto di «fare luce sull' intera vicenda, per le necessarie determinazioni di competenza e nell'individuazione di eventuali reati commessi». Perché in una sentenza del Giudice di pace di Amalfi, la sentenza numero 1304/10, era già stata dichiarata l'illegittimità della richiesta dei canoni di depurazione, stabilendo il rimborso della somma da parte dell'Ausino al contribuente. Nel merito il giudice aveva stabilito che il Comune di Ravello (che affida all'AUSINO s.p.a. la gestione dei suoi impianti idrici) non aveva ancora istituito l'impianto di depurazione, per cui non poteva richiedere alcun corrispettivo agli utenti. La sentenza riprende l'orientamento della Suprema Corte nelle cui pronunce ha stabilito che, ove il servizio di depurazione non possa ritenersi giuridicamente istituito viene meno lo stesso presupposto legale del potere impositivo dell'ente locale non essendo imputabile al contribuente la mancata fruizione del servizio stesso richiamandosi anche alla sentenza della Consulta che ha dichiarato l'illegittimità della legge 36 del 1994 nella parte in cui prevede il pagamento del tributo nel caso di mancanza dell'impianto di depurazione. E stando a quanto appreso, il CTU nominato dal giudice d'Appello aveva già riscontrato una situazione d'insufficienza a seguito di sopralluoghi effettuati agli impianti di Ravello. E mentre la sola Positano, a cui è stata confermata la Bandiera Blu anche grazie agli standard di efficienza degli impianti di depurazione che consentono al proprio mare di essere tra i più puliti d'Italia, a poche miglia di distanza, nel resto della Costiera amalfitana il mare non è proprio cristallino. Gli ultimi prelievi dell'ARPAC hanno decretato di scarsa balneabilità le acque di Atrani, parte di quelle di Amalfi, Maiori e Cetara, in attesa del completamento delle procedure per l'inizio delle gare d'appalto di alcuni impianti di depurazione che rientrano nel grande progetto dei Corpi Idrici della Provincia di Salerno. A partire da quello consortile Ravello-Scala Atrani. I progetti per gli impianti di Maiori-Minori e Cetara sono fermi al palo, mentre Amalfi da poco ha gioito per l'assegnazione del finanziamento per il completamento funzionale dell'impianto di depurazione. FONTE IL VESCOVADO