Tullio De Piscopo ha parlato a Sorrento il suo libro ‘TEMPO! – La mia vita’

3 giugno 2014 | 00:00
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Tullio De Piscopo ha parlato a Sorrento il suo libro ‘TEMPO! – La mia vita’

Narra sia del suo passato brutto male che degli episodi della sua vita

SORRENTO – Il giorno volge al tramonto ed in Piazza Lauro arriva il ‘leone’ che fa parlare la batteria per la presentazione del suo libro ‘TEMPO! – La mia vita’ che narra delle vicende sia gioiose che disperate.

Un Tullio De Piscopo ritornato in una forma strabiliante e che con tutta la sua schiettezza napoletana arriva per l’ennesima volta nella terra delle sirene, e stavolta per presentare un suo volume nel quale si racconta dalle umili origini in terra partenopea ai successi davanti ai grandi del pianeta. In una Libreria Tasso piena ed alla presenza del sindaco Giuseppe Cuomo, il racconto della sua vita, così possiamo dire di questo suo libro, viene introdotto da Francesco Pinto, direttore del Centro RAI di Napoli.

Un uomo schietto e verace che con tutta la sua naturalezza e semplicità ha messo nero su bianco, per narrare e portare nelle nostre case un’esposizione delle sue vicende iniziando proprio da quel male che lo ha colpito e che lui ha sconfitto con ottimismo e voglia di riemergere dal limbo dell’inattività e dell’astenia.

È una bella giornata, così comincia la storia di Tullio De Piscopo. È però anche una giornata dalla quale si avvia una dura vicenda di salute, che lo porterà a dover combattere una guerra senza quartiere, l'ennesima, con una posta in gioco molto elevata… la vita. Ed è inevitabilmente il momento per ripensare a tutta la sua vicenda umana ed a quegli episodi che ha trascorso fino a quei giorni. Nasce a Napoli il 24 Febbraio 1946 e suo padre Giuseppe, era a sua volta un batterista e percussionista che suonava nell'orchestradel Regio Teatro San Carlo di Napoli e nell'orchestra del Maestro Giuseppe Anepeta, uno dei più famosi arrangiatori e direttori d'orchestra della canzone napoletana. Mentre il fratello maggiore Romeo (nato nel 1937) faceva parte di complessi che suonavano nella zona di Bagnoli, gravitando attorno alla base NATO e morirà a soli vent'anni, nel 1957, dopo una serata con l'Orchestra del Circolo Ufficiali della base NATO di Bagnoli. Questo segnerà la vita del batterista-leone che fa ‘parlare’ con le sue mani tramite le bacchette la batteria. Le difficoltà della vita ed economiche del dopoguerra e la scomparsa del fratello, gli danno quella scossa che lo porterà a scoprire il suo talento che coltiva con determinazione e con convinzione e ne fa un'arma per affermare i propri valori e per cercare il suo posto nel mondo. È così che fatica, sudore ed un pizzico di fortuna (come sempre) lo portano ad influenzare sessant'anni di storia della musica; dalle prime esperienze con le compagnie di avanspettacolo, alle difficoltà di sopravvivenza da quattordicenne in una metropoli come la Milano dei primi anni '60, alle scazzottate nei locali notturni e al grande periodo pionieristico del jazz al Capolinea. Una metropoli milanese che in quel tempo era preclusa molto verso i meridionali, perché sulle case si vedeva scritto: “Non si affittano ai meridionali”. E superando tutti gli ostacoli che la vita gli presentava arriva finalmente il tempo del suo ‘andamento veloce’. Con il raffinamento del suo suono ed i primi dischi arrivano anche le collaborazioni con grandi nomi, da Astor Piazzolla a Chet Baker, da Max Roach a Gerry Mulligan, e le produzioni innovative da solista. Infine la consacrazione nel jazz e nel pop, che lo portano oltre i confini del bel paese, in America, in Africa… fino all’esibizione davanti al Papa. Ma cosa c'è "oltre la facciata"? La gioventù negata di una vita ‘presa in prestito’ dalla musica e dalla famiglia, fatta di scontri con i signori dello show business e di insofferenza verso la mediocrità. Vissuta in maniera libera ed indipendente, da protagonista arrivato sotto i riflettori ed acclamato unico dalla moltitudine. Una libertà, indipendenza e spontaneità napoletana che ha immesso anche in  questa elettrizzante serata contornata sia da battute che da aneddoti. Un ‘signore che è come i blue jeans, non passa mai di moda’, come lo ebbe a definire Gino Rivieccio quando venne a Sorrento nel 2010 in occasione di ‘Sorrento Jazz Festival’ di cui De Piscopo è direttore artistico, che quando si stava fotografando vicino alla vetrina d’entrata della libreria ha salutata un’anziana signora, che gli ha stretto la mano, così: “Signò comme state”. Ma il bello è avvenuto anche quando ha narrato che vedendo la famosa partita che è rimasta nel ricordo di tutti, Italia-Germania dei mondiali del ’70, si è mangiato tutte le polpette senza mollica di pane che gli aveva cucinato la diciannovenne moglie. Quando la madre lo telefonò, gli passò la moglie per farle dire la ricetta di come si preparavano le polpette. Ma possiamo citare anche altri episodi che ha narrato, come quello che durante il tragitto in autostrada Roma-Napoli durante il mese di gennaio, ha scritto la famosa ‘Andamento Lento’.

 Ma è stato molto significativo quando ha letto le prime pagine del suo libro che narravano questa triste vicenda di questo male che lo ha colpito. La serata si è conclusa con lui seduto dietro la batteria che con le sue mani, tramite le bacchette, la fa ‘parlare’ e si trasforma totalmente suscitando il lungo applauso finale.

                                                                                     Le foto di Rosario Criscuolo

GIUSEPPE SPASIANO