Rinnovato il rito dei fazzoletti, uscito in processione anche San Gioacchino
SORRENTO – Come accade da tantissimi anni anche oggi la festa della copadrona di Sorrento, Sant’Anna, ha mobilitato tanta gente che si è riversata nell’antico borgo marinaro non solo per le consuete bancarelle ma soprattutto per la religiosità che riveste la Madre della Madonna.
Anche per quest’anno si sono rinnovati i riti religiosi, ma con due ‘innovazioni’, una che già ha preso piede da diciotto anni, la distribuzione dei fazzoletti e l’altra l’uscita dopo ben circa sessantenni della statua di San Gioacchino. Infatti nella processione che si è snodata, partendo dal borgo di ‘Pane, amore e ….’, per le strade della cittadina tassinana, che è arrivata fino al Corso Italia e poi si è inerpicata nella zona storica, non solo c’era la statua di Sant’Anna ma anche quella di San Gioacchino che la precedeva. Per qualcuno che ha un’età giovane sembra un’innovazione, ma per qualcuno che è negli anta, probabilmente si ricorda che questa statua non usciva da ben circa sessanta anni. Questa importante festa che è espressione della tradizione e della vocazione marinara di Sorrento ha avuto nei tre giorni in cui si sono svolte le varie manifestazioni, una grande partecipazione. Basti pensare che nella messa solenne, concelebrata dall’Arcivescovo della Diocesi di Sorrento-Castellammare, Don Franco Alfano, da Monsignore Alfonso Punzo, Rettore della Basilica del Gesù Vecchio in Napoli e da Don Roberto Imparato, Vicario della Cattedrale di Sorrento, la piccola chiesa del borgo era piena, per non dire zeppa, di persone ammassate come sardine. Il clou di questo rito liturgico è stato quando sono stati distribuiti i fazzoletti alle partorienti, un rito che è in vigore da ben diciotto anni, voluto appunto dal parroco Don Angelo Castellano. Che significato ha questo rito? Esso viene distribuito per ricordare la sterilità che aveva Sant’Anna che non poteva avere figli insieme a San Gioacchino, anche perché avevano una tarda età. Allora si narra che a causa di questa sterilità l’anziano e ricco pastore, per l’amore che portava alla sua sposa, non voleva trovarsi un’altra donna per avere un figlio. Allora addolorato dalle parole che gli aveva detto il gran sacerdote si recò nell’archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero ed una volta constatato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, sconvolto non ebbe il coraggio di tornare a casa e si ritirò in una sua terra di montagna, e li per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra le lacrime, le preghiere ed i digiuni.
Anche Sant’Anna soffriva per questa sterilità, poi a ciò si aggiunse la sofferenza per questa ‘fuga’ del marito; quindi si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio. Durante la preghiera le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
Così avvenne e dopo alcuni mesi Ella partorì. Ed il ‘Protovangelo di San Giacomo’ conclude che “….Trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia ‘prediletta del Signore’”. Un qualcosa, la consegna dei fazzoletti, come ha detto l’Arcivescovo Don Franco Alfano, che “non deve essere un talismano o un portafortuna, ma la carezza di Dio per mano di Sant’Anna sui vostri futuri figli”. Poi la vasta partecipazione alla processione che come suddetto, si è dipartita accompagnata dal complesso bandistico ‘Città di Sorrento’ dalla Marina Grande per poi snodarsi per la strada principale della città tassiana e per quelle della zona storica, alla quale è stata invitata anche la confraternita della frazione massese di Acquara.
Ma non è stato solo l’aspetto religioso che ha coinvolto l’antico borgo marinaro, anche quello folcloristico dato dalle bancarelle, dalle luminarie, dallo spettacolo musicale di canzone napoletane, ma anche quello agonistico-sportivo che è rappresentato dai vari giochi popolari. In essi (tiro alla fune, corsa nei sacchi) i partecipanti ci mettono tutto la loro verve per ben figurare, specie sul ‘palo del sapone’, e si rivive quello spirito sano dello sport che se anche ha un certo agonismo, tutto finisce li.
Ma lo spettacolo finale è stato quello dell’ultima serata nella quale erano di scena, assieme alle canzoni napoletane i fuochi pirotecnici ed anche quelli piromusicali che grazie agli strumenti tecnologici (software, centraline e master controller) sono una sincronizzazione tra la musica ed i fuochi ed hanno offerto uno spettacolo affascinante.
Le foto di Rosario Criscuolo
GIUSEPPE SPASIANO