Dopo circa due anni riapre al culto ed al pubblico
PIANO DI SORRENTO – Quell’oratorio che vide generazioni di giovani forgiarsi nella loro cultura e non solo, si è rifatto il look interno dopo i vari interventi ed oggi è pronto a riprendere il suo cammino per ritornare a riforgiare le nuove generazioni dei giovani del futuro.
Ci sono voluti circa un anno e sette mesi, dal 5 novembre 2012 al giugno 2014, per rimettere in sesto il degrado della copertura, della struttura muraria e di tutti gli altri piccoli interventi che erano da risolvere, più il cambio del pavimento e del battiscopa delle pareti della cappella.
Una solenne messa officiata dall’Arcivescovo Don Franco Alfano, coadiuvato dal parroco Don Pasquale Irolla, con la presenza del sindaco Giovanni Ruggiero, del comandante della Polizia Municipale Marco Porreca, del priore della Congrega dei Luigini, Lorenzo Milano, e dal novantacinquenne rettore dell’oratorio, Don Antonino Guarracino che ha ringraziato “Sua Eccellenza che deve benedire la cappella e la presenza di tante generazioni”, ha dato il via a questa tanto attesa riapertura, dopo le varie vicissitudini vissute in questo tempo del suo restauro. Una cappella, possiamo dire, gremita in ogni ordine di posto, con le persone che erano non solo accalcate alle pareti laterali, ma anche nell’antistante piccolo largo dell’edificio, che hanno voluto con la loro presenza dare un forte segnale a questo evento. Un evento che come ha ricordato l’arcivescovo Alfano, reduce dal pellegrinaggio in terra portoghese a Fatima, è “un segno di speranza in un momento difficile perché recuperiamo un patrimonio anche per le nuove generazioni”. Un oratorio, come ha ricordato nell’omelia, che ha “una storia antica e recente e che è stato un luogo di crescita. Ma dobbiamo proiettare il ricordo nel futuro”. Un luogo nel quale, mettendo in risalto Dio come educatore, lo stesso ha messo in pratica Don Antonino negli anni passati, che non si è arreso di fronte alle difficoltà e che “non ci dobbiamo arrendere”, ha sottolineato Don Franco Alfano. Mentre il sindaco Ruggiero ha ricordato che “questo è stato il cuore giovane del paese dove si giocava e pregava, come ha ricordato Don Antonino”.
Un oratorio ed una cappella dove, come suddetto, si forgiarono varie generazioni di giovani, che fu costruita nel 1334 ad opera di Parisio De Maxo a proprie spese, e che non era quella attuale che vediamo oggi ma era più piccola. Negli anni intorno al 1870 circa, non venne curata per nulla o quasi è diventò anche un fienile, nel quale si fuse e si lavorò una delle campane della Basilica di San Michele. Poi grazie a Don Michele Castellano e ad un manipolo di giovani fu restaurata e con decreto arcivescovile fu decretata a celebrare la Santa Messa. Ma il suo ampliamento avvenne solo negli anni ad inizio del secolo scorso (1912 e 1926) grazie a Don Eduardo Mastellone, con caparbietà, zelo, pazienza e con l’aiuto di qualche benefattore. La piccola cappella fu ampliata, fu costruita una piccola sacrestia ed acquisito un piccolo campo, dopo, nel periodo fascista, fu dotata di una sala per i giochi al coperto. Poi la storia recente del dopo guerra, vede in auge l’oggi novantacinquenne Don Antonino Guarracino che dopo la morte di don Eduardo Mastellone ne prese in mano le redini, facendo nascere i Pueri Cantores; la nascita di due squadre, una di calcio e l’altra di pallavolo, che sono rimaste incise nella storia carottese, e l’odierno restauro. Un intervento che sotto la responsabilità dell’architetta Anna Mattace Raso, responsabile del Procedimento per la Sopraintendenza per i Beni Architettonici di Napoli e provincia, poi sostituita dalla architetta Rosaria Crescenzo, che con l’aspetto storico-artistico curato dall’entourage di restauratori, coordinati dalla dottoressa Angela Schiattarella, che ha preso il via all’inizio di novembre del 2012. Esso ha avuto varie fasi: la prima ha riguardato la copertura dell’aula con le fessure riguardanti non solo l’intonaco, che dopo essere state monitorate sono state siringate con un legame idraulico superfluido a base di calce, esente da cemento. Poi la seconda ha riguardato i saggi di descialbo, ossia la rimozione degli scialbi, che sono una tecnica che precede la posa di tessere di vetro nel mosaico e l'applicazione del colore nell'affresco. In tal caso sostanzialmente’scialbatura’ viene usato come sinonimo di calce. In poche parole sono stati rimossi, sotto l’ausilio e la competenza del gruppo di restauratori composti da Andreina Castellano, Alessandra Cacace,ed Agostino Russo, con accuratezza tutti gli strati di colore o pittura sovrapposti fino ad arrivare ad un intonaco antico. Dopo di ciò, infine, si è proceduto alla rimozione del vecchio pavimento che è stato sostituito da uno in ‘cotto grezzo rosato’, tutto sotto le direttive indicate dalla Soprintendenza. Ed alla fine della messa solenne tutto si è chiuso nel campetto, sia con un buffet che con la vista di un dvd, che poi sarà distribuito, e con l’augurio del priore Lorenzo Milano che “ringrazio tutti nell’attesa di una fiduciosa risposta”, che sia officiata la messa il sabato sera.
Le foto di Rosario Criscuolo
GIUSEPPE SPASIANO