Nave Caterina Costa, immane tragedia del secondo conflitto mondiale, dai più dimenticata! (Video)
di FBASS -| 20 gennaio 2012 @ 10:55
Ma non si trattò di un affondamento per colpa di un attacco degli "Alleati", fu un tragico accavallarsi di incidenti, non del tutto chiariti, leggerezze ed errori, vi fu anche il fato come il caso tragico di poveri soldati italiani imbarcati per recarsi in Africa del Nord, che furono bloccati a poppa dalle fiamme, 100 morirono in questo modo atroce, ma le vittime in totale furono 549 ed i feriti circa 3mila, tra cui il Vice Comandante della Capitaneria di Porto, ripescato in mare, ove era stato proiettato dall'esplosione. Mi sono deciso di trasmettervi queste mie informazioni su un episodio tragico avvenuto il 28 marzo del 1943, alla luce dell'emozione del tragico affondamento, in questi giorni, di un'altra nave, la Costa Concordia, anche perchè, in quel lontano incidente, si accavallarono leggerezze, forse incompetenze, errori ed un incendio che non è stato mai del tutto chiarito se accidentale o doloso. La Motonave da carico Caterina Costa, fu consegnata all'armatore genovese Giacomo Costa, agli inizi del 1942, stazzava 8060 Tonnellate, ma fu requisita dalla Regia Marina il 21 ottobre 1942, poco prima della battaglia di El Alamein quindi, per essere utilizzata per i rifornimenti alle truppe belligeranti in Africa del Nord, fece quattro viaggi e fu pure danneggiata in un attacco aereo alleato a Biserta il 26 dicembre 1942. Alle ore 15 del 28 marzo 1942, mentre era ormeggiata nel Porto di Napoli, prospicente il Rione San Erasmo, si sviluppò un incendio a bordo, la nave era stata caricata con 790 tonnellate di carburante, 1700 di munizioni, alcuni carri armati ed alcune centinaia di militari italiani e tedeschi ed era diretta al porto di Biserta in Tunisia, si sviluppò un incendio le cui cause non furono mai accertate, ma si sa che l'equipaggio abbandonò la Motonave a cominciare dal Capitano, come è scritto in un articolo del Mattino del periodo, da parte di Roberto Ciuni, quando vi furno i primi scoppi e la benzina incendiata invase le acque del porto di Napoli. Pezzi incandescenti della nave abbatterono 2 palazzi al Ponte della Maddalena, parti di nave e dei carri armati colpirono varie zone della città ( una grossa parte di un carro armato arrivò su un palazzo a via Atri), colpendo la Stazione di Napoli Centrale ed incendiando molti vagoni merci, compreso il quartiere alto del Vomero, ma la cosa grave fu che, quando decisero di affondare la Motonave per spegnere l'incendio, si accorsero che la stessa già era adaggiata sul fondo del porto. Alle 17,39 avvene lo scoppio più forte, quando prese fuoco la stiva numero 2, quella delle 1700 tonnellate di munizioni, lamiere assassine colpirono la Caserma Bianchini, la zona dei Granili, i Gasogeni, la Agip Petroli e lasciarono l'impronta ancora visibile sul Castello del Maschio Angioino. Napoli visse momenti tragici e luttuosi in quei giorni tra il 1941 e la fine del 1943, furono colpite da bombardamenti alleati sia la Cattedrale di Santa Chiara, sia un Tram carico di gente che si recava al lavoro, l'epiodio delle moltissime vittime a Santa Lucia compreso la Direzione Compartimentale delle Ferrovie dello Stato che allora aveva sede lì ( la bomba entrò da una vetrata sfondando il pavimento ed esplodendo nel sottostante locale del Bar ove vi furono le vittime, c'è una lapide che li ricorda nell'atrio del Grattacielo alla Stazione di Naploi C.le, sede odierna della Direzione Compartimentale ), al Grottino a Piazza della "Concordia", ecc.ecc., ( ho trovato su una bancarella un libro sull'argomento, "I Cento Bombardamenti di Napoli di Aldo Stefanile ). In tutto vi furono circa 100 bombardamenti che seminarono lutti tra la popolazione inerme e che hanno lasciato un ricordo anche nelle canzoni di quegli anni, compreso la località dell'esplosione, vicino Santa Lucia, e del periodo:
Per finire vi inserisco l'articolo del "Mattino", di Roberto Ciuni, trovato su Wikipedia : “Napoli si sveglia ai primi scoppi provocati dalla benzina che si sparge, ardendo, sull’acqua del porto. Buona parte dell’equipaggio si mette in salvo sulla banchina, a cominciare dal comandante, ma i soldati, addormentati sotto coperta, trovano le vie di fuga sbarrate dal fuoco: dei cento italiani alloggiati a poppa non si salva nessuno. Non si tratta di attacco aereo, quindi niente sirene d’allarme. I napoletani sentono le deflagrazioni, vedono pennacchi di fumo, odono le ambulanze che vanno avanti e indietro. Alla direzione dei Vigili del Fuoco l’allarme arriva dieci minuti dopo le due del pomeriggio: in banchina, l’ingegnere Tirone, il comandante, trova il capitano della nave che lo mette in guardia: sulla «Caterina Costa» c’è un carico di bombe che può scoppiare da un momento all’altro, consiglia di affondarla. Di fronte al rischio, Tirone ritira la sua squadra impegnata a cercare di spegnere l’incendio. Alle 15 un colonnello sostiene che non c’è pericolo. Un'ora dopo un maggiore della Capitaneria di Porto informa che non è possibile affondare la nave dato che già tocca il fondo. Alle 17,39, al termine di una giornata dove si sono mescolate leggerezze inaudite da parte di tutti i dirigenti coinvolti, incapacità tecniche dei responsabili militari, ritardi nel chiedere soccorsi adeguati, la «Costa» salta in aria: le fiamme hanno raggiunto la stiva numero due, quella dell’esplosivo. La banchina sprofonda; un pezzo di nave piomba su due fabbricati al Ponte della Maddalena abbattendoli; la metà d’un carro armato cade sul tetto di un palazzo di Via Atri; i Magazzini Generali del porto prendono fuoco; alla Stazione Centrale le schegge appiccano incendi ai vagoni in sosta. Il Lavinaio, il Borgo Loreto, l’Officina del Gas, i Granili, la Caserma Bianchini, la Navalmeccanica, l’Agip: dovunque arrivano lamiere mortali. E dovunque, vetri rotti, porte e finestre sfondate, cornicioni sbriciolati dall’esplosione. Per spegnere l’incendio sul relitto i vigili dovranno lavorare fino all’indomani. Le vittime saranno 549; i feriti, oltre tremila. Tra questi il vice comandante della Capitaneria di Porto ripescato a mare. Se la «Costa» è la prima nave a saltare in aria senza intervento nemico, diverse altre sono state incendiata e affondate durante i bombardamenti, fin dal 20 febbraio, quando le Fortezze Volanti hanno centrato il piroscafo «Caserta». Altre ancora coleranno a fondo nei prossimi mesi. Alla fine le condizioni del porto saranno tali che gli Alleati entreranno in città portandosi un tecnico addestrato alla bonifica di moli, attracchi e bacini sconquassati dalla guerra: l’ingegnere inglese I.A.V. Morse in divisa di contrammiraglio. Sarà lui a far pulizia di relitti e macerie”.
Inserito da Alberto Del Grosso