A Sorrento il ‘TEMPO … La mia vita’ di Tullio De Piscopo

8 agosto 2014 | 00:00
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A Sorrento il ‘TEMPO … La mia vita’ di Tullio De Piscopo

Grande serata al Chiostro di San Francesco per ‘Sorrento Gentile’

SORRENTO –  Si è conclusa la prima parte di ‘Sorrento Gentile’ con una ‘Lectio Magistralis’ sui valori della vita, della famiglia e dei rapporti umani tenuta al Chiostro di San Francesco da un Tullio De Piscopo in grandissima forma.

La manifestazione voluta fortemente circa quattro  anni fa dal sindaco della città del Tasso Giuseppe Cuomo è condotta con grande sapienza e maestria dalla giornalista sorrentina, con dei trascorsi da attrice alle dipendenze del grande Eduardo De Filippo, Giuliana Gargiulo. In questa calda serata di agosto, il famoso batterista ha incantato gli astanti raccontando quello che lui ha poi tradotto con la penna nelle pagine del suo libro ‘Tempo! La mia vita’, edito dalla Hoepli di Milano. Un uomo schietto e verace che con tutta la sua naturalezza e semplicità ha messo nero su bianco, per narrare e portare nelle nostre case un’esposizione delle sue vicende, iniziando proprio da quel male che lo ha colpito e che lui ha sconfitto con ottimismo e voglia di riemergere dal limbo dell’inattività e dell’astenia. È una bella giornata, così comincia la storia di Tullio De Piscopo. È però anche una giornata dalla quale si avvia una dura vicenda di salute, che lo porterà a dover combattere una guerra senza quartiere, l'ennesima, con una posta in gioco molto elevata… la vita. Ed è inevitabilmente il momento per ripensare a tutta la sua vicenda umana ed a quegli episodi che ha trascorso fino a quei giorni. Nasce a Napoli il 24 Febbraio 1946 e suo padre Giuseppe, era a sua volta un batterista e percussionista che suonava nelle orchestre del Regio Teatro San Carlo di Napoli e del maestro Giuseppe Anepeta, uno dei più famosi arrangiatori e direttori d'orchestra della canzone napoletana. Mentre il fratello maggiore Romeo faceva parte di complessi che suonavano nella zona di Bagnoli, gravitando attorno alla base NATOe morirà a soli vent'anni, nel 1957, dopo una serata con l'Orchestra del Circolo Ufficiali della base NATO di Bagnoli. Questo segnerà la vita del batterista-leone che fa ‘parlare’ con le sue mani tramite le bacchette la batteria. Le difficoltàdella vita ed economiche del dopoguerra e la scomparsa del fratello, gli danno quella scossa che lo porterà a scoprire il suo talento che coltiva con determinazione e con convinzione e ne fa un'arma per affermare i propri valori e per cercare il suo posto nel mondo. È così che con fatica, sudore ed un pizzico di fortuna (che ci vuole sempre) lo portano ad influenzare sessant'anni di storia della musica; dalle prime esperienze con le compagnie di avanspettacolo, alle difficoltà di sopravvivenza da quattordicenne in una metropoli come la Milano dei primi anni '60, alle scazzottate nei locali notturni ed al grande periodo pionieristico del jazz al Capolinea. Una metropoli milanese che in quel tempo era preclusa molto verso i meridionali, perché sulle case si vedeva scritto: “Non si affittano ai meridionali”. E superando tutti gli ostacoli che la vita gli presentava arriva finalmente il tempo del suo ‘andamento veloce’. Con il raffinamento del suo suono ed i primi dischi arrivano anche le collaborazioni con grandi nomi, da Astor Piazzolla a Chet Baker, da Max Roach a Gerry Mulligan, e le produzioni innovative da solista. Infine la consacrazione nel jazz e nel pop, che lo portano oltre i confini del bel paese, in America, in Africa… fino all’esibizione davanti al Papa. Ma cosa c'è "oltre la facciata"? La gioventù negata di una vita ‘presa in prestito’ dalla musica e dalla famiglia, fatta di scontri con i signori dello show business e di insofferenza verso la mediocrità. Vissuta in maniera libera ed indipendente, da protagonista arrivato sotto i riflettori ed acclamato unico dalla moltitudine. Una libertà, indipendenza e spontaneità napoletana che ha immesso anche in questa elettrizzante serata contornata sia da battute che da aneddoti. Un ‘signore che è come i blue jeans, non passa mai di moda’, come lo ebbe a definire Gino Rivieccio quando venne a Sorrento nel 2010 in occasione di ‘Sorrento Jazz Festival’, di cui De Piscopo è direttore artistico. Ma il bello è avvenuto anche quando ha narrato che vedendo la famosa partita, che è rimasta nel ricordo di tutti, Italia-Germania dei mondiali del ’70, si è mangiato tutte le polpette senza mollica di pane che gli aveva cucinato la diciannovenne moglie. Quando la madre lo telefonò, gli passò la moglie per farle dire la ricetta di come si preparavano le polpette. Ma possiamo citare anche altri episodi che ha narrato, come quello che durante il tragitto in autostrada Roma-Napoli nelmese di gennaio, ha scritto la famosa ‘Andamento Lento’. O ancora un aneddoto legato alla famosissima ‘Stop Bajon’ conosciuta da tutti come ‘We oh lievt a nanz’, dove lui parla di una televisione a 36 canali quando poi nella realtà ve ne erano solo due e la gente che lo trovava per strada gli chiedeva: ”Tullio ma come fai ad avere una televisione con 36 canali, a casa nostra ne vediamo solo 2 ?”Molto significativo quando ha letto le prime pagine del suo libro che narravano questa triste vicenda di questo male che lo ha colpito. La serata si è conclusa con lui seduto dietro la batteria, ed a tal proposito bisogna citare un episodio accaduto proprio la sera stessa: una volta seduto alla batteria è cominciata l’esecuzione dell’assolo, Tullio si accorgeva che la pelle battente del rullante era rotta. A questo punto con la napoletanità che lo contraddistingue ha chiamato il Sindaco Giuseppe Cuomo dicendo: “ Signor Sindaco, per cortesia appena possibile date una cosa di soldi al Vichingo così compra la pelle nuova per il rullante”. Poi rivolto all’amico inseparabile Tonino Esposito ha detto:” Ma come!  Viene Tullio De Piscopo a Sorrento e gli fai trovare le pelli rotte?…..e che c…”, parole che hanno strappato un sorriso al pubblico presente nel Chiostro. Durante i saluti di rito dopo l’assolo con la batteria senza rullante, Tullio de Piscopo ha fatto una richiesta al Sindaco Cuomo, questa volta seria, cioè quella di rifare il festival “ Sorrento Jazz” nel mese di settembre e non più durante l’inverno e di farlo svolgere in una location come quella del Chiostro di San Francesco, dove si sono già svolte delle edizioni precedenti.

                                                   Le foto di Rosario Criscuolo

GIUSEPPE SPASIANO