Roberta e Dario Lamberti all’assalto di Roma con Eataly.L’idea geniale de “La Polpetteria” dal 29 settembre al 5 ottobre
Due fratelli salernitani alla conquista di Roma. Intenzioni bellicose, colpendo nel punto più debole, la gola e lo stomaco. Dal 29 settembre al 5 ottobre presso Eataly a Roma Ostiense, Piazzale XII Ottobre 1492 si terrà un evento speciale: sarà aperta “La Polpetteria”. Roberta e Dario Lamberti, ispirati dalle polpette della nonna, miscelando il sapore antico con la cucina innovativa presenteranno in esclusiva alcune ricette come la tradizionale polpetta di carne, cotta nel pomodoro pelato italiano, le romane, un tris gourmet, dedicato alla capitale che rende in polpetta la mitica cacio e pepe, la distintiva carbonara e la succulenta coda alla vaccinara.
Il nome di Eataly nasce dalla fusione di due parole: EAT, cioè 'mangiare' in inglese, e ITALY, Italia. Eataly infatti è Mangiare Italiano, ma non soltanto cibo italiano. Quel modo tipicamente nostrano di stare a tavola è il prodotto della produzione agroalimentare dell'ottima cucina mediterranea, della cultura e della storia enogastronomica del nostro Paese. Ci sono punti vendita dei prodotti e “angoli” dedicati alle specialità italiane. “La Polpetteria” fa il suo esordio grazie al progetto di questi due fratelli
Tu chef, Dario director, come è nata l’idea, Roberta?
“L’idea è nata dalla tavola della nonna, io e mio fratello, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, abbiamo pensato: “Ma per andare avanti?” Occorre guardarsi indietro e prendere una bella rincorsa. E dopo tutto il successo dei fast food, capitanati della principessa hamburger, perché non dare voce alla madre, la regina polpetta? È poi un prodotto italiano, questo hanno di bello le polpette, sono italiane, ma sono anche di tutti. È il più versatile degli alimenti. Ne parlavano gli antichi romani , per essere decodificato da Pellegrino Artusi ne “La scienza in cucina e l’arte di magiar bene” ed arrivare ai giorni nostri come cibo SMART per eccellenza. Ed è sull’eccellenza che puntiamo. Materia prima, giuste cotture, bilanciamenti nutrizionali oggi non si deve lasciar nulla al caso. “
Nulla di improvvisato, perché tu e tuo fratello siete del campo.
“Sì, veniamo da una solida formazione. Dario, laureato in marketing all’università di Parma, ha subito cavalcato la vena imprenditoriale della ristorazione dirigendo diversi punti vendita di una catena di pizzerie e ristoranti napoletani. Io, dopo essermi diplomata al liceo classico, ho fatto qualche esperienza nel campo, ma la svolta è arrivata quando ho deciso di diplomarmi all’ALMA l’Accademia internazionale di cucina italiana di Gualtiero Marchesi. È dal maestro della cucina italiana e dai grandi chef stellati con cui ho avuto il piacere di collaborare come Rocco Iannone, Andra Fenoglio, Viviana Varese, Mauro Colagreco che ho capito due cose fondamentali : E’ difficile essere semplici e soprattutto la cucina è una cosa seria. È questa la base del nostro progetto. Semplicità e Serietà.”
Lo spirito mediterraneo, l’estro, (il vostro trisavolo Eduardo Nicolardi è l’autore di Voce ‘e notte) quanto contano nel campo dell’arte culinaria?
“Nonostante le esperienze fatte in giro per l’Italia, quello che ci lega alla nostra terra è il motore di ogni giorno. Siamo cresciuti mangiando bene, vedendo e spesso accompagnando il nonno a fare la spesa al mercato rionale tutte le mattine, con la nonna che improvvisava pranzi per decine di persone, per noi, loro due sono stati i più alti esempi di ristorazione. La capacità di arrangiarsi di noi campani , che non vuol dire approssimazione, bensì duttilità e apertura al nuovo è l’arma che ci aiuta nel mondo. Lavorare con EATALY vuol dire lavorare con la buona qualità, con persone eccezionali, con ragazzi che, come te, credono nel lavoro che fanno e ci mettono l’anima, con un progetto che viaggia nel mondo e porta il made in Eataly.”
Quali le prospettive?
“Le prospettive per questo progetto sono quelle di partire da Roma e … chissà, diciamo che nasce tutto da una scommessa con Nicola Farinetti, crediamo nei numeri e nella qualità, se dovessimo vincerla, speriamo in un corner fisso, anche in giro per il mondo. La polpetta è una cosa seria.”
Roberta, ma Chef si nasce o si diventa?
“Chef oggi è una parola troppo usata, preferisco cuoco. Bhè con la passione per fare il cuoco ci nasci, ma per farlo diventare il tuo lavoro ci vuole tanta gavetta e sacrificio. La televisione ha mitizzato molto lo chef, ma se tutti vedessero il reale lavoro che c’è dietro a questo mondo, non so in quanti lo sceglierebbero davvero. Ci vuole impegno, dedizione, passione e tanta umiltà.”
Non resta che attendere il 29 settembre per gustare le polpette… e non resta che chiudere con l’auspicio che questo sia il preludio di una pioggia di polpette e non solo su Roma.
Magrina Di Mauro