Don Patriciello choc: «Ecco i bambini malati di cancro della Terra dei Fuochi»

22 gennaio 2015 | 00:00
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Don Patriciello choc: «Ecco i bambini malati di cancro della Terra dei Fuochi»

Il parroco di Caivano pubblica le foto di bimbi sul letto d’ospedale Vuole che si continui a parlare del fenomeno ‘tutt’altro che risolto’.
Il parroco di Caivano prosegue nella lotta all’indifferenza sul caso della Terra dei fuochi e pubblica la foto di due bambini ammalati di cancro al cervello in un letto d’ospedale e subito scatena una marea di polemiche sul web, ma la notizia ha fatto il giro dei network nazionali e, sicuramente Don Patriciello è riuscito a mantenere alta l’attenzione sul problema, che è tutt’altro che risolto, a differenza di chi, poche settimane fa, snocciolava dati fasulli e inconsapevolmente, spiegava all’Italia intera (e forse anche al di fuori) che “il fenomeno è circoscritto e che la situazione è sotto controllo”. Don Maurizio Patriciello vuole che si continui a parlare della terra dei fuochi perché, fino a quando le persone, soprattutto i bambini, continuano ad ammalarsi, l’allarme non può cessare: «E’ una guerra» ha più volte ripetuto in questi anni. «Il numero dei morti inganna – Scriveva pochi giorni fa sulla sua pagina Facebook – Alle giovani mamme portate al camposanto occorre aggiungere i figlioletti che rimarranno a casa immersi in un mare di dolore. Nelle bare dei bambini che hanno messo al mondo, i genitori rinchiudono anche i loro cuori. La matematica in questi casi mente. Non dice il vero. Non lo può dire perché non le compete. Occorre mettersi in ascolto del dolore. Andare negli ospedali di Napoli e dintorni dove tanti pazienti non hanno nemmeno un letto per riposare. Dove le liste di attesa per un ricovero sono lunghe come l’ elenco telefonico. Occorre portarsi al cimitero di Frattaminore, Acerra, Orta, Caivano e degli altri cento paesi della “ Terra dei fuochi”. Senza paura. Senza paraocchi. Senza il desiderio di imbrogliare il prossimo. Occorre entrare nelle case dove si stanno spegnendo i nostri cari e, umilmente chiedere come stanno facendo per tirare avanti…L’ ho visto con mio fratello Giovanni. Attorno al letto dove viveva le sue ultime ore eravamo in tanti a tentare di lenire il suo dolore. Ritorniamo a essere uomini..».
INTERNAPOLI