Positano per non dimenticare gli eroi de la “Mamma e Figlio” il 2 febbraio 1943. Mettiamo una targa
Positano, Costiera amalfitana. Riportiamo il pezzo di Massimo Capodanno e rilanciamo con Positanonews la sua idea di una targa vicino l'Ancora posta sulla banchina, a simboleggiar la marineria positanese, per ricordare l'eroico evento 72 anni anni fa .Una volta sotto la torre di Clavel a Positano c'erano due faraglioni chiamati Mamma e Figlio. Nel 1941 ai piedi dello scoglio maggiore " Mamma " i positanesi apposero due mattonelle con l'effige della Madonna di Positano affinché la Vergine li proteggesse dalle avversità. Passano due anni…Siamo alle prime ore del pomeriggio del 2 febbraio del 1943. una foto subacquea della Mattonella della Madonna alla base dello scoglio "Madre". I pescatori stanno sulla spiaggia chiacchierando tra loro a riparare reti e nasse mentre al largo a traverso dell' isola de Li Galli navigano due piroscafi,il Salemi e il Valsavoia,in convoglio verso la Sicilia,quando improvvisamente l'inferno… una grossa esplosione attira la loro attenzione. Poi una seconda…e la tonante voce di un cannone. Una delle navi la Valsavoia è spaventosamente inclinata, ci metterà una mezza’ora a scendere di 80 passi e raggiungere il fondale. Intanto il caratteristico scoglio “Mamma” è sparito. Non si saprà mai se il secondo siluro abbia colpito il faraglione per un imprecisione degli inglesi o per la bravura del timoniere del Salemi a schivarlo con un abile manovra, ma per i pescatori positanesi è merito della Madonna. Il somm. britannico Safari capitanato dal famigerato e pluridecorato comandante Ben Briant emerse e prese a cannonate il secondo piroscafo mancato dal siluro fino ad affondarlo, poi sparì immergendosi. Sulla spiaggia Grande i pescatori , come antica legge marinara comanda, calarono in mare le loro barche e a remi raggiunsero i naufraghi, salvandoli praticamente tutti. " Soltanto otto persero la vita" ricordava Luigi Marrone all’epoca 17 enne . " E' un miracolo" aggiunge " solo due anni prima del siluramento erano state affisse, ai piedi del faraglione maggiore, due mattonelle con l’immagine della Madonna di Positano”. .Questa foto di mio suocero GIULIO RISPOLI risale a pochi anni prima del fatto raccontato. Seduto sulla prua c'è Pietro Pane. La barca è una di quelle che hanno accolto i naufraghi pochi anni dopo. Da notare la linea snella dell'imbarcazione che permetteva ai vogatori manovrabilità e velocità. Gli altri nella foto, tanto per la cronaca positanese sono: Paoluccio,Nicola di Don Paolo e Franchino Cannavacciuolo. Dietro sullo sfondo sono visibili i faraglioni chiamati Madre e Figlio. Pietro Pane (1928) allora 15enne, scherzando mi racconta " Quando jetti a casa mamma mi riempiette di zuccolate per la paura presa, ma nuie ne salvammo di persone!!.” Luigi Parlato il più anziano dell' impresa contò 22 cannonate” – ”ma potrebbero essere di più” qualcuno di loro aggiunge. Francesco Esposito ricorda che sulla sua barca ne avevano recuperato una ventina di naufraghi; "erano le barche di patreme Pietro, il San Francesco e la Delfino ". “ Mi ricordo di uno che aveva la testa spaccata e perdeva tanto sangue “- aggiunge- mi disse che era il cannoniere di bordo e che non ebbe il tempo di sparare nemmeno un colpo- gli chiedo come ci arrivarono e – Stavano a circa due miglia, un po’ prima de Li Galli. A remi, quattro di noi con le pale lunghe in una mezz’ora di voga li abbiamo raggiunti, eravamo tutti stremati di fatica, ma li volevamo salvare”. Luigi Parlato ricorda un particolare del giorno dopo, durante i funerali delle vittime: un uomo, un marinaio di Genova, Angelo D' Imborsano vestito con un pigiama e vestaglia nel corso della funzione religiosa lo abbracciò,lo baciò chiamandolo ripetutamente Salvatore. Luigi sulla sua barca ne potè imbarcare soltanto sei. Qualcuno di loro alla fine dell’ incontro aggiunge che poco tempo dopo, un rappresentante del Governo diede loro una carta d’Encomio e 95 lire di premio per l’eroica impresa. Io, intanto ringrazio il prof. Talamo che mi ha aiutato a incontrare Pietro, Luigi, Luigi P. e Francesco che mi hanno raccontato dal vero questa storia di guerra che già Anna Fusco in una sera fredda e ventosa mi raccontò, a Quartieri Aperti in una viuzza di Fornillo. Il Prof Talamo in un suo scritto nel ricordare il fatto scrive che il parroco di allora Don Saverio Cinque, fece recitare un Te Deum alla Madonna per il miracolo ricevuto. Lo scoglio dedicato a Lei salvò Positano da una sicura sciagura se quel micidiale ordigno fosse esploso tra le case sulla marina.
Massimo Capodanno
http://positanomylife.blogspot.com/
nella foto Pietro Pane, Luigi Marrone, Luigi Parlato e Francesco Esposito (sono sopravvissuti Pane e Parlato, ndr)