A Cava de’ Tirreni alcuni reparti dell’ospedale privi di climatizzazione funzionante e Caronte non perdona

16 luglio 2015 | 00:00
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A Cava de’ Tirreni alcuni reparti dell’ospedale privi di climatizzazione funzionante e Caronte non perdona

Cava de’ Tirreni. La battaglia per salvaguardare il presidio ospedaliero “Santa Maria dell’Olmo” ha visto inserire il plesso nell’Azienda ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio, ma viene da chiedersi se le condizioni in cui versano alcuni reparti siano davvero degne di essere considerate da target universitario.

L’estate bollente sta mettendo a dura prova il fisico di persone sane e giovani, provate a immaginare persone allettate, per patologie varie e magari anche con parecchie primavere sulle spalle, alle prese con Caronte (l’anticiclone africano che imperversa in questi giorni) senza alcun sollievo come un impianto di climatizzazione funzionante. Ebbene è la situazione che si prova nell’entrare nei reparti di chirurgia e ortopedia, posti al secondo piano e di medicina al quarto. In queste unità operative l’impianto, pur presente, non può funzionare perché mancante del motore. Una situazione paradossale che mette a dura prova i fisici di persone che sono costrette all’immobilità nei letti. Uno stato di fatto che può provocare conseguenze nefaste in pazienti già alle prese con le proprie sofferenze e che non prevede neanche il minimo conforto delle pale, unica debole difesa ventagli e mini ventilatori che sono un misero palliativo. E nelle ultime ore sembra che anche l’impianto delle sale operatorie abbia problemi ed è concreta la possibilità che siano annullati gli interventi chirurgici.

L’ospedale, oltre a esistere sulla carta, deve essere un luogo confortevole e non solo per i pazienti, ma anche per il personale della struttura che deve essere messo in condizione di lavorare. Infatti, il visitatore può soffrire per il tempo della visita, ma poi ritorna a casa dove è in grado di poter allievare la sensazione di caldo opprimente che l’eccezionale tasso di umidità rende ancor maggiore.

Ci si attende che la situazione sia risolta in tempi brevissimi, non come la vicenda della TAC, ripristinata dopo ben nove mesi. Occorre perciò un pronto e risolutivo intervento da parte delle autorità competenti questa la corale richiesta dei degenti e dei loro parenti.

Magrina Di Mauro