Ecomostro Alimuri: la rivalsa è di mezzo milione di euro
VICO EQUENSE. Ad un anno dalla demolizione del fabbricato della località Alimuri-Conca, noto come “Ecomostro di Alimuri”, si iniziano a tirare le prime somme.
Il Comune di Vico Equense, dove insisteva lo scheletro di un fabbricato abusivo, ha liquidato la ditta Pellegrini Consolidamenti Srl per la distruzione e il ripristino dello stato dei luoghi a fronte di una somma complessiva che supera i quattrocentomila euro, anche se, al momento dell’annuncio della grande distruzione-evento si prevedevano circa 330mila euro. I soldi sono stati erogati in anticipo dalla Cassa Depositi e Prestiti, per non trascinare oltre una storia che si perpretrava da oltre cinquantanni con continue denunce alla pericolosità e alla bruttezza dell’ex albergo che padroneggiava le bellissime coste della marina metese.
All’atto dell’ultimo pagamento il Comune di Vico Equense ha dato incarico all’ufficio che si occupa dei contenziosi di attivare la procedura atta al recupero coattivo della somma al momento anticipata. Ora a pagare, com’era ovvio, dovrà essere il proprietario del cespite, che risultava essere la società SAAN S.r.l. con sede a Napoli. La ripetizione della somma, dovuta dal proprietario per legge, avverrà, attivando, se necessario, ogni misura cautelare a garanzia del debito, come ad esempio un sequestro cnservativo dei beni.
L’importo è precisamente di 420.811.45 euro e non rappresenta, ancora, la somma definitiva. Viene precisato, infatti, che è previsto un incremento di somme per la completa definizione del procedimento. Somme che, dopo essere state erogate, verranno nuovamente richieste al proprietario, sul quale il Comune si rivarrà.
Era il 30 novembre del 2014, quando l'ecomostro di Alimuri collassò su se stesso per effetto delle microcariche di sessanta chili di esplosivo piazzate nei pilastri di cemento. Le immagini della demolizione, la cui organizzazione fu studiata in ogni minimo dettaglio, fece il giro di tutto il mondo.
La costruzione del maxialbergo era stata avviata nel 1964, quando i vincoli paesaggistici non c’erano. Cento camere, piscina olimpionica, minigolf. Nel 1967 la licenza fu poi ridimensionata a 50 vani più accessori per un'altezza massima di 5 piani. Quattro anni più tardi, nel 1971, la Soprintendenza ordinò la sospensione dei lavori, ma un successivo ricorso, proposto dal titolare della licenza, fu accolto.
Nel 1976 fu la Regione Campania ad annullare le licenze rilasciate dal Comune perchè in contrasto con il Programma di fabbricazione, ma il Tar Campania, nel 1979, e il Consiglio di Stato, nel 1982, annullarono gli atti adottati dalla Regione.
Dal 1986, anno cui risale l'ennesima sospensione dei lavori, per consentire il consolidamento del costone roccioso, l'edificio è diventato un punto di ritrovo ad alto rischio, fino a diventare una vera e propria discarica. Fonte: Le Cronache Articolo di: Costanza Martina Vitale