Piano di Sorrento. Fratricidio Amuro: per la difesa Franco è un “presunto deceduto”

12 gennaio 2016 | 00:00
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Piano di Sorrento. Fratricidio Amuro: per la difesa Franco è un “presunto deceduto”

Piano di Sorrento. Ancora nessuna traccia del corpo del reato a distanza di un mese dalla vicenda che ha sconvolto la Penisola Sorrentina. È su questo aspetto che si fonda, al momento, la strategia difensiva di Salvatore Amuro, l’uomo che lo scorso 18 dicembre venne arrestato nella sua dimora di Piano di Sorrento e portato al carcere di Poggioreale con l’accusa di aver sciolto il corpo del fratello in soda caustica dopo averlo ucciso con un colpo di spranga.
«Non condivido il provvedimento di fermo – dichiara l’avvocato difensore Susanna Denaro – perché non credo vi siano i prsupposti alla base della misura cautelare, ossia il pericolo di fuga e di reiterazione del reato ma, data la gravità delle accuse, ho preferito evitare di ricorrere al Tribunale del Riesame in attesa dei risultati delle indagini».
Il Pubblico Ministero sta, infatti, approfondendo tutti gli aspetti della vicenda, ascoltando, tra l’altro, le persone vicine ai due protagnisti del caso. 
Parallelamente, gli uomini della scientifica proseguono le indagini sui campioni prelevati nel terreno sottoposto a sequestro dove si sarebbe consumato l’omicidio.
Nulla sembrerebbe potersi escludere, dunque, secondo l’avvocato Denaro, fintanto che non emergeranno dalle indagini delle dichiarazioni, dei fatti o delle analisi scientifiche in grado di dare una corrispondenza puntuale con quanto raccontato.
«La vicenda è in piena evoluzione, siamo in una fase fluida finchè non si appureranno alcuni aspetti peculiari della vicenda, sui quali ho richiesto degli approfondimenti».
Un’attesa che, secondo l’avvocato Susanna Denaro, potrebbe protrarsi per diversi mesi. Ma la chiave è lì, nel ritrovamento di una traccia del corpo di Amuro, senza la quale, per assurdo, non potrebbe escludersi nulla, nemmeno una ipotesi di fuga.
Un «presunto morto», questo è per il momento e in mancanza di prove, il termine utilizzato dalla giustizia per riferirsi a Franco Amuro. Un’epitaffio temporaneo su una lapide senza corpo.
L’evento che avrebbe portato all’omicidio risale al 7 dicembre, giorno in cui tra i due fratelli si consuma l’ennesima lite domestica. Salvatore, già noto alle forze dell’ordine per fatti di droga, avrebbe poi usato un badile per colpire il fratello che sarebbe morto sul corpo. Salvatore, allora, avrebbe deciso di nascondere l’accaduto sciogliendo il corpo del fratello con dell’acido in una vasca fuori al giardino di proprietà famigliare.
 Da lì l’acquisto di dieci chili di soda caustica in tre negozi della penisola sorrentina fino a compiere, come detto dagli inquirenti, l’atto finale.
L’evento era balzato sulla cronaca nazionale per l’efferatezza del crimine imputato. Salvatore Amuro, che colto nella sua abitazione il 18 dicembre, dopo un lungo interrogatorio aveva confessato davanti agli inquirenti, si è poi avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al G.i.p. Emma Aufieri che ne aveva convalidato il fermo. Fonte: Costanza Martina Vitale da: Le Cronache