SORRENTO. Usava le cisterne romane del sottosuolo sorrentino come deposito per i suoi ristoranti in centro.
Questo è quello che emerge dal resoconto degli accertamenti degli abusi edilizi rilevati dal dipartimento di Polizia Municipale di Sorrento.
A rispondere dell’abuso è Guglielmo Terminiello, titolare delle attività di ristorazione condotte proprio nella piazza principale della città.
La denuncia riguarda evidentemente due tipi di abusi: il primo è inerente all’occupazione illegittima di porzione del sito archeologico dei cosiddetti cisternoni di Spasiano, le antiche gallerie degli ingegneri romani posti nel sottosuolo sorrentino, proprio nella zona di Piazza Tasso. Lì sarebbe stato realizzato un vero e proprio deposito ad uso del ristorante, dove sarebbero stati ritrovati anche i viveri. La scoperta è stata fatta insieme all’Autorità di Vigilanza sanitaria per l’accertamento delle norme igienico-sanitarie dei prodotti alimentari destinati al consumo.
La denuncia parla, inoltre, di opere abusive di porzione del sito archeologico, il che coinvolgerà necessariamente anche la Soprintndenza ai Beni Ambientali e Archeologici di Napoli.
L’elenco di abusi edilizi, piuttosto lungo, è relativo al solo mese di dicembre e riguarda anche molte piccole rilevazioni di abusi edilizi da parte di altre attività commerciali. Rilevazioni, a confronto, di piccola gravità, trattandosi per lo più di vetrine che superano l’ampiezza massima consentita.
Quella delle cisterne di Spasiano, infatti, si inserisce in un lungo discorso di riqualificazione del sito archeologico sorrentino, mai portato a termine nel succedersi delle varie amministrazioni.
Dopo il 400 avanti Cristo, infatti, la città di Sorrento assunse un deciso carattere residenziale diventando un luogo di villeggiatura molto rinomato. Iniziò una vera corsa per edificare ville ed abitazioni residenziali sempre più richieste dai turisti del tempo e per dotarle di una sufficiente fornitura d’acqua, furono avviati numerosi lavori per la realizzazione di acquedotti e cisterne sia pubbliche che private in tutta la Penisola Sorrentina. I cisternoni di Sorrento erano 27 e contenevano l’acqua necessaria a soddisfare le esigenze della popolazione locale e dei ricchi patrizi. Con la caduta dell’impero romano i cisternoni andarono in disuso e solo nel 1332 l’università sorrentina eseguì i necessari lavori di ristrutturazione delle cisterne e delle condutture di distribuzione. Nel 1894 fu commissionata una perizia del sito all’ing. Gianbattista Liguori che stilò una precisa descrizione affermando, tra l’altro, che essi si dividevano in cisternoni bassi (detti degli Spasiano) e cisternoni alti ai quali si accedeva dalla proprietà del principe Stragazzi. Nel dopoguerra i cisternoni alti erano ancora utilizzati come riserve d’acqua potabile nel periodo estivo, quelli bassi per innaffiamento. Con la realizzazione dell’acquedotto Castellammare-Sorrento, i cisternoni alti furono svuotati, puliti e consolidati, facendo sì che ritornassero in funzione con l’erogazione dell’acqua a Marina Grande e Marina Piccola. Fonte: Costanza Martina Vitale da Le Cronache