Campania terra di Startup, tra formazione, sviluppo e casi celebri

22 aprile 2016 | 00:00
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Campania terra di Startup, tra formazione, sviluppo e casi celebri

In barba a chi parla di un Meridione sempre più arretrato e lo descrive come una palla al piede per l’Italia, la Campania si dimostra ancora una volta terra dalle risorse importanti, capace di stare al passo coi tempi e di produrre eccellenze in ogni settore.

Anche nel mondo delle startup, le nuove aziende innovative figlie del web, la nostra regione può dire la sua, con un alto tasso di giovani che hanno saputo raccogliere la sfida tecnologia, un sistema d’istruzione capace di rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro e dell’innovazione e qualche caso di eccellenza assoluta, scaturito da ragazzi campani che hanno trovato la propria consacrazione negli Stati Uniti, vera e propria culla delle startup stesse.

In un quadro di espansione su scala nazionale, la Campania ha saputo tener botta e ha fatto registrare risultati importanti. Infatti nel nostro paese si registrano più o meno 5150 startup innovative, ovvero aziende che hanno come obiettivo primario lo sviluppo di servizi e prodotti innovativi ad alto tasso tecnologico. Se come in molti potevano prevedere la Lombardia si piazza al primo posto della graduatoria, il risultato “a sorpresa” è quello della Campania, che si piazza al 6° posto nella classifica nazionale e al 1° posto in assoluto tra le regioni del sud. In regione a fine 2015 erano ben 309 le startup innovative, di cui molte con sede a Napoli, che per questo motivo conquista la quarta piazza nel ranking italiano, dietro solo a Milano, Roma e Torino.

Lo sviluppo di una startup è un lavoro a tempo pieno, spesso portato avanti da ragazzi giovanissimi che partono praticamente con zero esperienza pregressa e un capitale iniziale bassissimo. La forza di questa generazione sta nelle idee e nelle competenze acquisite a livello personale e nei percorsi di formazione. Non è un caso che in molti stiano decidendo di passare alle facoltà telematiche, strada naturale per chi da del “tu” alla tecnologia e al mondo digitale: proprio a Napoli è nata l’università online di Unicusano, che nell’ottica di uno studente startupper rappresenta un’opportunità incredibile, visto che i corsi si seguono online e in modalità “on demand”, con la possibilità di dedicarsi contemporaneamente alla propria impresa mentre si acquisiscono anche competenze universitarie.

Chissà se anche Raffaele Colella avrebbe seguito questa strada, quando ha scelto il suo percorso universitario nei primi anni 2000. Se questo nome non vi dice niente, vi basti sapere che si tratta di uno dei giovani startupper più interessanti del panorama mondiale. Dopo aver conseguito il suo titolo di studi nella sua Napoli, ha lavorato per importanti società di consulenza e per l’azienda di famiglia, fino a fare il grande salto a Boston, dove ha perfezionato la sua preparazione al MIT, centro d’eccellenza dell’istruzione americana.

Oggi, a 36 anni, si confronta con i grandissimi della tecnologia, discutendo con i giganti di Apple della sua MyBlend, un’applicazione pensata per risolvere il problema dello spam nella posta elettronica e allo stesso tempo creare valore per le aziende che devono inviare il proprio materiale pubblicitario via e-mail.

Per lui lavorano otto persone, tra cui proprio alcuni elementi provenienti dal MIT, e tra i suoi finanziatori c’è anche un premio Nobel per l’Economia: Robert Merton è nel pool d’investitori che hanno dato a Raffaele Colella 1,7 milioni di dollari per sviluppare la sua startup “Cannonball”.

Insomma, il futuro campano appare un po’ più roseo e sicuramente non così arretrato come viene descritto da chi vuole screditare la regione.