Napoli. Leucemica contrae l’aviaria nel reparto di immunologia del Policlinico federiciano. E’ in gravissime condizioni

26 aprile 2016 | 00:00
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Napoli. Leucemica contrae l’aviaria nel reparto di immunologia del Policlinico federiciano. E’ in gravissime condizioni

Napoli. È entrata in ospedale per sottoporsi a una cura che avrebbe dovuto permetterle di aumentare le sue difese immunitarie. E invece, dopo pochi giorni, la terribile scoperta: ha contratto il virus H1N1, meglio conosciuto come quello dell’influenza aviaria. Ora è in gravissime condizioni, in stato di coma, prognosi riservata. Sullo sfondo quello che per i parenti è ben più di un sospetto: il virus lo avrebbe contratto in ospedale, lo stesso nel quale era ricoverato nei giorni precedenti un altro paziente con la stessa influenza. In altre parole, gli ambienti non sarebbero stati «bonificati» come da protocollo. Protagonista della vicenda Elena Petti, una donna di 56 anni che abita nel centro storico di Napoli ed è ora ricoverata nel reparto di Rianimazione del Policlinico federiciano. Lo stesso ospedale nel quale aveva deciso di curare la malattia che la affligge dal 2013: una leucemia linfatica. Le sue difese immunitarie sono bassissime, da qui la prenotazione di un ricovero per sottoporsi ad un trattamento speciale che avrebbe innalzato il suo livello di immunoglobuline. Nell’ospedale universitario Elena Petti avrebbe dovuto ricoverarsi lo scorso 7 aprile, ma i medici le comunicano che il posto letto non è ancora disponibile. Ad occuparlo – secondo le notizie raccolte dai familiari soltanto dopo la scoperta del virus – un altro paziente colpito dall’H1N1, trattato per questa patologia e successivamente deceduto. Passa quasi una settimana e finalmente, il 13 aprile, Elena Petti può iniziare il trattamento. Ma in quei giorni la donna contrae un’altra influenza, di quelle definite «comuni». Un piccolo intoppo che le porterà anche guai ad un orecchio. Le viene infatti diagnosticata un’otite, curata poi con antibiotici. Intanto inizia la sua cura nel reparto di Immunologia. Ma subito qualcosa va storto. Le condizioni della donna peggiorano di ora in ora. I medici decidono di sottoporla a diversi controlli, anche a quello per scoprire la presenza del temutissimo virus. Le viene effettuato un tampone faringeo, i cui risultati daranno esito negativo. Elena Petti, però, sta sempre peggio, tanto che viene trasferita nel reparto di Rianimazione. Ad un settimana dal suo ricovero e visto il precipitare delle sue condizioni, viene effettuato un altro controllo specifico e sempre attraverso un tampone. Questa volta il risultato sarà ben diverso da quello di pochi giorni prima: la 56enne ha contratto l’influenza aviaria. Da quel momento cambia la sua vita e quella dei parenti che le stanno vicino. Elena Petti viene indotta in stato di coma farmacologico e isolata. Ma le «voci» circa la presenza di un paziente affetto dallo stesso virus che aveva occupato la stessa stanza non smettono di rincorrersi. I parenti chiedono spiegazioni, cercano di saperne di più. Ma intanto non possono più stare vicino alla donna. Eppure, fino a prima della scoperta della malattia, erano tranquillamente al suo capezzale. «Nessuno ci ha sottoposto a controlli – denuncia Nicoletta, la figlia della donna – potremmo aver contratto anche noi lo stesso virus. In pratica siamo potenzialmente come una “ bomba” infetta: nel malaugurato caso incontrassimo un soggetto debole, finiremmo per farlo ammalare senza neanche rendercene conto». Una sorta di untori a loro insaputa, dunque. L’allarme lanciato dai familiari finisce anche in una denuncia-querela alla Procura di Napoli. A fare da tramite tra i familiari e il Palazzo di Giustizia sono gli agenti del commissariato di polizia Arenella. Il pm di turno apre un fascicolo a carico di ignoti. Ed ordina che la cartella clinica della donna venga prelevata e messa agli atti. Tra le ipotesi di reato – così come spiega il legale di famiglia, l’avvocato Sergio Pisani – quella di lesioni. E se le condizioni di Elena Petti dovessero portare al peggiore degli esiti, l’accusa sarebbe ben più grave: omicidio colposo. Un’ipotesi a cui, ovviamente, i parenti non vogliono per il momento nemmeno pensare. Eppure, nella denuncia, chiedono il sequestro della salma se Elena Petti non dovesse farcela. E pretendono una sola cosa: giustizia. (Alessandro Napolitano – Il Mattino)