Sorrento 9. Il bene comune: il Magistero dei papi

19 aprile 2016 | 00:00
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Sorrento 9. Il bene comune: il Magistero dei papi

Avere maturato questa consapevolezza rappresenta uno degli sviluppi più importanti e di maggiore interesse della dottrina sociale della Chiesa quale si è sviluppata nel quasi mezzo secolo che ci separa dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII , che elabora la categoria di “bene comune universale” , espressione che ricorre ben tre volte nell’enciclica . Questo principio viene ripreso e sviluppato nelle pagine della costituzione conciliare Gaudium et spes (cf. i nn. 63ss.) e, più puntualmente e particolarmente, nella Populorum progressio di Paolo VI , che pone al centro della sua argomentazione la tesi che tra tutti i popoli vi è non soltanto parità in ordine ai fondamentali diritti ma anche parità per ciò che riguarda l’accesso ai beni della terra, giacché «ogni uomo… appartiene all’umanità intera». Vi è dunque, in vista dello «sviluppo plenario» di ogni uomo e di tutti gli uomini, un «dovere di solidarietà universale» (n. 17) fra gli uomini e fra i popoli. Nella costituzione conciliare Gaudium et spes si legge che il bene comune è «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente» (GS, n. 26; stessa definizione in Dignitatis Humanae, n. 6). Ulteriori sviluppi di questa più ampia visione del bene comune sono reperibili nella Centesimus annus di Giovanni Paolo II , nella quale il principio della «destinazione universale dei beni della terra» (n. 43) viene ripreso e sviluppato in prospettiva ecologista. In questa linea si è sviluppato il successivo magistero della Chiesa, sino alla Deus caritas est di Benedetto XVI, sia dei documenti ufficiali sia nel forte impegno che i vari organismi della Santa Sede hanno esplicato in ambito internazionale, in una linea costantemente orientata al superamento degli egoismo nazionali e all’instaurazione di rapporti di fattiva collaborazione fra i popoli in vista di un diffuso ed equilibrato sviluppo. Le riflessioni sin qui condotte consentono di arrivare, in ordine al più recente Magistero, ad una conclusione, e cioè che in futuro, posto il nuovo orizzonte nel quale si colloca l’insegnamento sociale della Chiesa, sarà sempre più difficile isolare, o anche soltanto individuare con precisione, ciò che è «magistero sociale» e ciò che non lo è. Vi abbiamo "scippato" il futuro! Non state a rincorrerci con forche e forconi per rinfacciarcelo: siate migliori di noi, sarà questa la nostra catarsi . Ad maiora, Aniello Clemente. https://lateologia.wordpress.com/2016/04/19/9-il-bene-comune-il-magistero-dei-papi/