Caivano. Il giallo del parco Verde. Il presunto orco Caputo accusa: «Fortuna uccisa dall’amichetta del cuore»

26 maggio 2016 | 00:00
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Caivano. Il giallo del parco Verde. Il presunto orco Caputo accusa: «Fortuna uccisa dall’amichetta del cuore»

Caivano. Il maledetto imbroglio dell’omicidio di Fortuna Loffredo. L’ultimo colpo di scena – o forse uno dei tentativi di depistaggio – nell’inchiesta sulla tragica fine della bimba del Parco Verde è partito dalle dichiarazioni di Raimondo Caputo, unico indagato per gli abusi e l’omicidio di Chicca. Un fiume in piena: parlando con l’avvocato Salvatore Di Mezza (che per questo ha rimesso il mandato quale suo difensore, mantenendo però quello della compagna Marianna Fabozzi) Titò all’improvviso sbotta: «Avvocato io non c’entro. A uccidere Fortuna è stata la sua amica del cuore, figlia di Marianna». Un’accusa agghiacciante, rivolta verso una delle bambine che lo incolpano del delitto. Un’accusa così incredibile che potrebbe sembrare persino veritiera. Ma meno di ventiquattro ore dopo, sempre nel corso di un colloquio con il suo ormai ex legale, cambia versione. E dice: «L’altra volta non ho ricordato bene. Con tutti questi medicinali che mi danno perdo i colpi. A gettare giù quella bambina sono state Marianna e la figlia. Ma non so dirvi ancora il motivo giusto. Forse perché tra Marianna e la mamma di Fortuna c’era amicizia solo in apparenza, ma in realtà la mia convivente non la poteva soffrire». Ma la mente di un assassino, vero o presunto tale, pur di allontanare sospetti, può sfornare alibi e presunti colpevoli a getto continuo. Venerdì scorso arriva il Caputo pensiero numero tre. Titò fa uscire definitivamente dalla scena del delitto la figlia di Marianna e incolpa dell’omicidio solo la sua convivente: «È stata Marianna ad uccidere Fortuna, come ha fatto anche per il figlio». Il riferimento è al piccolo Antonio Giglio, precipitato il 27 aprile 2013 dalla finestra dell’appartamento della nonna, Angela Angelino, al settimo piano dell’isolato 3. Un’accusa, forse più circostanziata, che induce l’avvocato Salvatore Di Mezza a rimettere il suo mandato per un ovvio conflitto di interesse, quale difensore della Fabozzi. Queste dichiarazioni, si è scoperto poi, erano contenute in una lettera, scritta da un detenuto sotto dettatura di Raimondo Caputo e inviata qualche giorno prima delle «confidenze» all’avvocato Di Mezza alla Procura di Napoli, titolare dell’indagine sulla morte di Antonio Giglio. Per questo lunedì Titò si è presentato davanti ai magistrati come persona informata sui fatti e quindi senza l’assistenza di un legale, per ribadire le accuse contro la Marianna Fabozzi. Sembrerebbe finita qui. Ma questo maledetto imbroglio imbastito da Titò ha avuto un altro capitolo. L’uomo nel corso del primo colloquio con il nuovo legale, l’avvocato Paolino Buonavita del foro di Nola, ha ancora ribadito che ad uccidere Fortuna è stata Marianna, ma questa volta con la variante di un misterioso complice che l’avrebbe aiutata. Dichiarazioni che per ora non sono suffragate da elementi di prova e che non hanno scalfito i magistrati della Procura di Napoli Nord, titolari dell’indagine sull’omicidio della piccola del parco Verde, che si preparano a chiudere le indagini e a chiedere il rinvio a giudizio, quale responsabile del delitto, del solo Raimondo Caputo. Ma se per il caso Loffredo la pubblica accusa ha di fatto concluso gli accertamenti, qualcosa nelle dichiarazioni di Raimondo Caputo sulla tragica fine di Antonio Giglio, figlio di Marianna Fabozzi, ha indotto i magistrati della Procura di Napoli a fissare per il prossimo 9 giugno un suo interrogatorio, questa volta con l’assistenza del suo legale, che già affila le armi per l’udienza preliminare. «Chiederemo al collegio giudicante – dice l’avvocato Paolino Bonavita del foro di Nola – una serie di perizie. Da quelle mediche, per accertare se ci sono stati davvero abusi sulle bimbe, a quella neuropsichiatrica per verificare l’attendibilità e la veridicità delle ragazzine che hanno accusato il mio assistito. Per questo non chiederemo il rito abbreviato: sarebbe come far tirare un calcio di rigore senza portiere alla Procura. E presenterò un’istanza per far trasferire Raimondo Caputo dal carcere di Poggioreale, dove è stato aggredito e nel quale la sua sicurezza è a rischio, in un istituto penitenziario più tranquillo». In previsione del processo gli avvocati che seguono i familiari di Fortuna Loffredo questa mattina terranno unariunionecontutti gliesperticoinvoltinell’indaginedifensivaperfare il punto e stabilire le mosse successive. (Marco Di Caterino – Il Mattino)