Champions League finale ore 20,45 stadio Meazza Milano Real -Atetico
Gareth Bale ha ragione quando dice che nessun giocatore dell’Atletico Madrid sarebbe titolare nel Real. Forse nemmeno Griezmann, il pezzo pregiato dei colchoneros, riuscirebbe a spuntarla su Benzema che nell’ultima Liga ha segnato due gol in più. Ma Bale ha parlato di giocatori, non di allenatori. Perché Simeone potrebbe stare benissimo sulla panchina del Real al posto di Zidane. In campo, l’argentino era un fior di giocatore, ma il francese era un fuoriclasse. Da allenatori il confronto è acerbo, Zizou ha iniziato quest’anno e anche in modo precipitoso, cinque mesi da tecnico del Real dopo un paio di anni di apprendistato con Ancelotti e un po’ con Benitez; Simeone allena dal 2006 e quanto ha vinto, e come lo ha vinto, testimonia la sua grandezza. Diego è troppo più in là, Zidane si farà. In ogni caso la differenza tecnica, anche in panchina, è già evidente: Zinedine asseconda il talento, lo accompagna, lo accudisce, ha bisogno di giocatori di questo tipo, magari algidi e timidi come era lui, senza un sorriso, ma con una tecnica smisurata; Diego invece ha bisogno di guerrieri, di gente che si butti nel fuoco per prendere la palla. E dai piedi di Ronaldo si sprigionano fiamme altissime. Zinedine e il Cholo sono alla guida di squadre che somigliano ai loro allenatori. Il Real è un insieme di campioni elevati nel nome di Cristiano, ciascuno di loro può giocare in qualunque squadra senza cambiare né il rendimento, né l’interpretazione; l’Atletico è una squadra massiccia che conosce un solo modo di giocare e che si alimenta col suo collettivo.
FILOSOFIE. Quando Simeone ha incontrato Guardiola si è parlato di filosofie diverse, possesso palla e contropiede. Diego ha opposto al Bayern la forza del suo pensiero. Ha vinto con la testa dove non sarebbe mai arrivato con la qualità. Questa è una partita diversa perché il Real va bloccato uno per uno, o meglio, uno per tutti: se riuscirà ad escludere Ronaldo dalla partita, il Cholo farà un bel passo avanti. Se invece Zidane sarà capace di trasformarla in una sfida di duelli, avrà vita facile, proprio per quello che ha detto Bale. Quando Zizou, a gara in corso, frugherà nella sua panchina per trovare qualche alternativa, potrà perfino migliorare la squadra, come è successo ad Allegri nella finale di Coppa Italia; quando ci proverà Simeone, non avrà la stessa fortuna, come è successo a Brocchi nella finale di Coppa Italia.
L’Atletico deve indurre il Real a giocare come se fosse solo un derby di Madrid e non una partita, una finale, di Champions. In quel caso può far valere il fresco complesso madrileno dei blancos che hanno perso 7 delle ultime 16 partite ufficiali contro l’Atletico, con 5 pareggi e appena 4 vittorie, quando non aveva mai perso nelle precedenti 25 sfide dirette. E’ facile che accada perché la partita dei colchoneros sarà per forza impastata di rabbia e agonismo, con contenimento e ripartenza. Il Real è atteso da un grande sforzo mentale, deve pensare alla sua straordinaria storia europea, alle sue dieci Champions e agli ultimi tre incontri, in questo torneo, con l’Atletico: l’ha sempre eliminato, tre volte su tre. Perché se è vero che il Real Madrid ha vinto solo due delle ultime 12 partite contro l’Atlético, è pure vero che tutt’e due i successi sono arrivati in Champions League. Questo marca la differenza.
Stasera a San Siro la finale di Champions dilaterà i nostri rimpianti. Un tempo su quel campo passavano le coppe di Milan e Inter, un tempo Zidane e Simeone portavano il calcio italiano ai livelli più alti in Europa. Per noi sarà una Champions nostalgica, per gli spagnoli quasi di routine, visto che per il terzo anno consecutivo avranno il club campione d’Europa. Milano era la città che aveva dato più finaliste in questa Coppa (16 volte fra Inter e Milan), stasera il primato passerà a Madrid. Milano potrà solo assistere.
Ronaldo c’è, insegue il record
A meno di sorprese dell’ultim’ora, giocheranno i migliori, gli uomini della (quasi) rimonta nella Liga. Cristiano Ronaldo ha risolto il problema alla coscia sinistra e andrà alla ricerca del terzo gol nella terza finale di Champions: solo Di Stefano c’è riuscito prima di lui. CR7 ha già segnato più di 50 reti anche quest’anno (51 per la precisione), per la sesta stagione consecutiva, ma non ha perso la fame. Ieri nella rifinitura ha corso e sorriso sognando un’altra prodezza personale che gli farebbe eguagliare il record di gol (17) da lui stabilito nella Champions 2013-14. Sa bene che stasera potrebbe mettere un’ipoteca sul quarto Pallone d’Oro e non vuole farsi sfuggire l’occasione. In avanti giocherà nel tridente con Bale e Benzema. Il 4-3-3 di Zidane si trasformerà in fase di non possesso in un 4-1-4-1 con Casemiro davanti alla difesa. Ai lati del brasiliano Modric e Kroos, mentre la difesa davanti a Navas (primo centro-americano a disputare una finale di Champions) sarà composta da Carvajal, Sergio Ramos, Pepe e Marcelo.
GERE IN AEREO. A differenza dell’Atletico, a Milano da giovedì, il Real è atterrato ieri alle 12: ad attenderlo in hotel 500 tifosi festanti. Nel charter con la squadra c’era l’attore Richard Gere che ha posato per alcune foto prima di assistere alla rifinitura. Al club di Perez hanno chiesto un biglietto anche Yoko Ono e Al Pacino. Le star, insomma, stanno con il Real. A bordo campo anche gli ex blancos Raul, Roberto Carlos, Mijatovic e Gento. Ha viaggiato con la comitiva pure l’infortunato Varane. Se Simeone è scaramantico, il Real non è da meno. L’equipaggio del volo IB2800 era quasi lo stesso della finale di due anni fa: mancavano il comandante Juan Manuel Bonet Ángel e il pilota Alejandro Daniel Buxonat Villafranca, sostituiti da Juan Medina García e da Pedro Narváez Barón, ma gli altri membri erano gli stessi. Un caso? Assolutamente no.
fonte:corieredellosport