Gabbiadini resta al Napoli non te ne pentirai

21 maggio 2016 | 00:00
Share0
Gabbiadini resta al Napoli non te ne pentirai

Caro Gabbiadini, anzitutto sentiti complimenti per la bella foto che hai scelto per il tuo profilo Twitter: un’immagine notturna di Napoli, con le luci del lungomare che illuminano il Golfo. Significa che sei legato a questa città, in cui vivi dal gennaio del 2015, quando mille tifosi vennero in aeroporto per abbracciarti e anticiparti quanto affetto ti avrebbe accompagnato indossando la maglia azzurra. Quella che avresti deciso di toglierti perché trovavi poco spazio nel 4-2-3-1 di Benitez e ne hai trovato pochissimo nel 4-3-3 di Sarri. 

https://twitter.com/Mgabbia23

Ti sono pesati i pochi minuti e le tante, troppe, panchine. A prescindere dai moduli, sei proprio sicuro che andar via sia la scelta migliore?

Nel campionato che si è trionfalmente concluso sette giorni fa con il ritorno del Napoli in Champions League hai collezionato 23 presenze. Sembrano sufficienti per chi ha avuto davanti Higuain, il fenomeno che ha stracciato il record di gol che durava da sessantasei anni. In realtà, hai giocato 618 minuti, cioè sei partite e un po’. Hai segnato cinque gol: uno ogni 123 minuti. Facendo il calcolo delle reti realizzate in una stagione mezza a Napoli, tra campionato e coppe, si arriva a 20: ogni rete è costata 695mila euro al club, che ti pagò 13,9 milioni nel dicembre 2014. Eri l’uomo nuovo del calcio italiano e De Laurentiis spiazzò tutti con una maxi-offerta: 9,3 milioni alla Sampdoria, in cui giocavi, e 4,6 alla Juve, in possesso dell’altra metà del tuo cartellino.

Hai deciso di andar via perché hai giocato poco, perdendo la chance di partecipare agli Europei: Conte ti ha negato perfino la presenza in uno stage a Coverciano. Nell’ultima partita della Nazionale nell’anno solare 2015, amichevole con la Romania a Bologna, segnasti un gol. Ma la gioia durò poco, fino a un infortunio che ti costrinse a uscire e a frequentare più l’infermeria che il campo d’allenamento, una volta rientrato a Castel Volturno. Certo, la vita del vice-Higuain non è facile. Hai 24 anni e vorresti fare il titolare, come accadeva nella Sampdoria finché non spuntò il presidente del Napoli che ha un debole per i talenti e che, dopo averli presi, sarebbe contento di vederli giocare con maggiore assiduità (De Laurentiis pensava anche a te, Manolo, quando ha detto a Sarri: «Il prossimo anno me li fai giocare tutti e diciannove»). Prova, tuttavia, a riflettere ancora un po’. Nella prossima stagione il Napoli giocherà una competizione internazionale più impegnativa, tra Champions e campionato gli spazi per te dovrebbero aumentare. Il tuo procuratore Silvio Pagliari, a fine campionato, ti ha scritto su Twitter (ma non basta parlare al telefono?): «Non ti preoccupare bomber, il tempo gioca a nostro favore e sarà come sempre galantuomo». Non può essere napoletano questo tempo galantuomo?

Le squadre italiane che hanno effettuato sondaggi presso il tuo agente o il Napoli – Fiorentina, Lazio, Torino – non giocheranno la Champions. Hai estimatori in Bundesliga e Premier League, soltanto club di un certo livello potrebbero pagare la cifra fissata dal Napoli per la tua cessione, che oscilla dai 25 ai 30 milioni. Il doppio rispetto a quanto è costato il tuo cartellino nel 2015. Perché sei giovane e perché vali. E forse De Laurentiis ha alzato così tanto il prezzo perché non vorrebbe staccarsi da un attaccante bravo e da un ragazzo serio come te. Mai un lamento, sempre la massima umiltà nel lavoro. Certo, pochi sorrisi, ma non è una forma di protesta: questione di carattere, peraltro non incompatibile con i sentimenti di Napoli. Basta ricordare le storie di un altro attaccante della provincia di Bergamo, Savoldi, o di un allenatore bresciano che vive a Bergamo Alta, Bianchi, colui che firmò il primo scudetto ventinove anni fa, o di un mediano, Magoni, ex capitano nato ad Alzano Lombardo che a distanza di quattordici anni è stato ieri con parenti e amici al San Paolo in pellegrinaggio. Questo è l’effetto che fa la città alla gente del profondo Nord.

Il calcio, il tuo sogno da bambino, è diventato la tua professione, come per tua sorella Melania, che è la più forte della Nazionale femminile. Ma in una professione ci sono anche gli aspetti umani e i sentimenti: a questi tu devi tenere molto, altrimenti non avresti scelto l’incanto notturno di Napoli come sfondo per Twitter.
Pensaci, Manolo.

Fonte:ilmattino