Gennaro Capoluongo, capo dello Scip: «Immigrati, con gli hot spot ai confini siamo in grado di bloccare i terroristi»
Un giorno nella sala operativa dello Scip, la «sezione» italiana dell’Europol, il servizio di cooperazione internazionale della polizia, lì dove confluiscono in tempo reale i dati provenienti dalle forze dell’ordine sparse in 190 Paesi afferenti a Interpol ed Europol. Un centro all’avanguardia a pochi passi da Cinecittà, dove tra schermi, computer e camici bianchi sembra di essere in una fiction tv. A dirigere il complesso dispositivo di sicurezza è Gennaro Capoluongo, napoletano 55enne che dal suo ufficio gestisce tutte gli alert che giungono da ogni parte del mondo su criminalità, terrorismo, traffici illegali e la cattura dei latitanti rifugiati in ogni parte del mondo. «In questi uffici – dice Capoluongo – i nostri operatori lavorano praticamente 24 ore su24, siamo in collegamento con ogni fuso orario del globo e quindi non ci si ferma mai». L’allerta è elevata, ogni giorno anche Europol e Interpol danno notizia di allarmi soprattutto per quanto concerne il terrorismo, dobbiamo preoccuparci? «Io sono stato fino allo scorso anno presidente del consiglio di amministrazione di Europol, quando emergono queste notizie non bisogna viverle come allarmi. Presso le nostre strutture confluiscono moltissimi dati, questi sono gestiti non solo per intervenire concretamente, ma si fa anche un accurato lavoro di analisi e di elaborazione delle notizie in nostro possesso. Questi dati sono studiati anche per fornire un quadro in cui operare e sugli sviluppi che certi fenomeni possono assumere». L’Europol ultimamente ha parlato della possibilità che 800mila migranti sarebbero pronti a partire dalla Libia verso l’Europa. «Anche qui non si tratta di un allarme ma di un’eventualità che è però contrastabile. Ad esempio con gli hot-spot predisposti alle frontiere dove ci sono i nostri uomini, i cosiddetti guest-officiers, che operano proprio per prevenire ogni pericolo. Grazie al lavoro e all’esperienza di anni siamo giunti al 100% di identificazioni. Oggi non sfugge più nessuno grazie alle nostre banche dati in continuo aggiornamento». Eppure, nonostante questo lavoro, l’Austria aveva deciso di costruire un muro al Brennero per impedire l’ingresso di migranti nel loro territorio provenienti dall’Italia. «Costruire muri può essere una decisione politica. Io posso invece dire, da tecnico, che proprio con l’Austria abbiamo costituito, in collaborazione anche con la polizia slovena, un centro dove operano poliziotti delle tre nazionalità». Invece, per quanto riguarda il terrorismo siamo stati solo molto fortunati nel non subire, almeno per il momento, attentati terroristici? «È del tutto evidente, come dice anche il ministro Alfano, che il rischio zero non possa esistere. Ma non si può parlare di fortuna. Basti pensare che quando a Parigi si sono verificati gli attentati nelle strade e al Bataclan, dopo pochi minuti la mente diabolica dell’operazione, Abdeslam Salah, era già ricercato dalla nostra polizia e sarebbe stato fermato nel caso fosse fuggito verso il nostro Paese. Posso dire, da tecnico, che l’Italia è un Paese all’avanguardia non solo nella capacità di reagire immediatamente alle minacce, ma anche nella collaborazione con le altre forze di polizia. Ne sono un esempio i recenti arresti, quello del tunisino a Salerno è stato predisposto anche grazie al lavoro dei miei uomini». Ultimamente il direttore di Europol ha detto che ci possono essere seri pericoli anche per i prossimi Europei di calcio. «È un pericolo plausibile, appetibile per i terroristi del Daesh. In fase di analisi è impossibile escludere minacce, ma ciò non significa che possano esserci notizie concrete di possibili azioni. La collaborazione con le altre polizie è altissima, certo va detto che chi ha commesso gli attentati in precedenza era a tutti gli effetti un cittadino europeo». Quindi è impossibile riuscire ad impedire questi attentati? «Assolutamente no. Da quando è entrato in vigore Schengen tutti i cittadini europei possono viaggiare liberamente fra i vari Paesi aderenti. Ma, allo stesso modo, la sinergia tra le forze dell’ordine dei vari Stati non è mai stata così intensa. Noi con il “Casa”, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, abbiamo un ottimo dialogo tra intelligence e forze di polizia, è così che riusciamo a predisporre le risposte a queste sfide in maniera efficiente». In che modo? «Basti pensare che in tutta Italia ci sono 140mila operatori di polizia che possono consultare una banca dati comune. Questo fino a qualche tempo fa non era possibile. Il tutto avviene in tempo reale, siamo connessi con tutti i reparti di frontiera, con le ambasciate e offriamo i nostri servizi anche all’unità di crisi della Farnesina. Nella nostra sala operativa, qui allo Scip, si riescono a gestire oltre 1000 informazioni al giorno. È un fiore all’occhiello del nostro Paese. Abbiamo così la possibilità di monitorare in pochissimo tempo qualsiasi criminale che si trova nel mondo in maniera abbastanza semplice. Posso farle un esempio?» Prego.