Il sindaco di Maiori, ad ogni uscita pubblica, millanta la presunta attenzione all’ambiente della sua amministrazione. Peccato che, a tale affermazione, corrispondano sempre azioni opposte. Il primo cittadino ha esordito con un manifesto in cui si vantava di aver “messo la parola fine alla costruzione del depuratore”, poi ha proseguito con lo spargimento di glifosate nel torrente, lo scempio operato sugli alberi e sulle piante del paese, la mistificazione dei dati della raccolta differenziata con l’aggiunta di materiale di risulta impropriamente ammassato in un’area periferica. Da aggiungere, la completa assenza nel corso della campagna referendaria contro le trivellazioni che aveva visto i suoi predecessori, solo venti anni prima, in prima linea nella battaglia, vinta, contro le ricerche petrolifere nei nostri mari. Nel corso dell’ultimo consiglio comunale, l’amministrazione Capone ha chiuso il cerchio respingendo, senza alcuna motivazione plausibile, la mozione proposta dal gruppo consiliare “Civitas 2.0”, che ha organizzato una conferenza di altissimo profilo sul tema con centinaia di firme raccolte in pochi giorni, per proibire l’uso del Glifosate su tutto il territorio comunale e l’uso di pesticidi nelle aree pubbliche. Un diniego inspiegabile, visto il clamore anche mediatico che, negli ultimi mesi, sta vedendo come protagonista il famigerato diserbante prodotto dalla multinazionale Monsanto e il voto favorevole delle altre opposizioni. E’ evidente, quindi, come l’episodio occorso lo scorso dicembre, che ha visto lo spargimento della sostanza in oggetto lungo tutto l’alveo del torrente, non sia stato un errore di valutazione o una sciagurata leggerezza, ma un’azione premeditata e consapevole che, presumibilmente, sarà ripetuta nel tempo. Noi continueremo a vigilare facendo pressioni sugli organi sovracomunali e sperando che Italia ed Europa, prima o poi, colmino la viltà di questa amministrazione vietando la commercializzazione e l’uso del glifosate.
(Utente dal Web)