Piano di Sorrento: Intervista a Geppino Russo

16 maggio 2016 | 00:00
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Piano di Sorrento: Intervista a Geppino Russo

Poiché dopo la presentazione delle liste si comincia finalmente a parlare di programmi, vorremmo che lei ci manifestasse il suo parere sia sulle prime che sul secondi.

Circa le liste,i dispiace deluderla ma non sono in grado di esprimere alcun parere perché, tutte assieme, contengono solo sette candidati che io conosco. Appena sette perché si tratta di persone giovani o che si affacciano per la prima volta sulla scena politico-ammininistrativa carottese.

Quindi, un giudizio sereno e imparziale su di loro potrò darglielo solo tra cinque anni, sempre che il buon Dio non deciderà di rottamarmi prima come, giustamente, ha già fatto la politica!

Con questo vuol dire ch ritiene il rinnovamento avvenuto in questa tornata elettorale amministrativa eccessivo e non condivisibile?

Sia ben chiaro che non sono mai stato e non sono tuttora contrario al necessario e doveroso rinnovamento della classe politica. Ritengo però che debba avvenire per grandi e non con il pressochè azzeramento di un intera classe politica,come è accaduto questa volta a Piano di Sorrento. Addirittura coinvolgendo i migliori elementi sia della maggioranza che della minoranza. A mio avviso, invece, il ricambio generazionale deve avvenire per gradi – ad esempio nell'ordine del cinquanta per cento- onde consentire agli anziani di trasmettere ai neofiti il proprio sapere e le proprie esperienze. Come, d'altronde, avviene in tutte le attività umane, anche le più semplici.

Comunque, per sopprimere ad alcune evidenti, gravi carenze esistente nelle varie liste, consiglierei al futuro sindaco- chiunque possa essere- di avvalersi della collaborazione di almeno due consulenti esterni che la legge gli consente di assumere nel suo staff. E precisamente di due capaci ed esperti professionisti da destinare uno a coordinare e gestire l'ufficio tecnico e l'altro il settore bilancio e finanze.

Se per caso fosse lei questo futuro sindaco, chi sceglierebbe?

Per quanto riguarda il settore tecnico, la scelta può essere una sola: l'ingegnere Antonio Elefante.

Il solo, in assoluto, che ha le competenze, l'esperienza ed il carisma necessari per ricoprire e gestire al meglio questo difficile ruolo.

E per il settore bilancio e finanze?

Qui la scelta è meno complessa e quindi aperta a diverse soluzioni, anche se ritengo che sia opportuno optare per un commercialista che abbia ricoperto il ruolo di revisione dei conti presso un ente pubblico.

Ed ora passiamo a parlare dei programmi. Programmi che in effetti non si differenziano di molto perché, in linea di massima, trattano tutti le stesse, identiche carenze e problematiche che penalizzano il paese. Non le pare?

Si è vero ma, purtroppo, hanno in comune anche un'altra pessima e atavica caratteristica: sono tutti degli utopici e , come tali, irrealizzabili libri dei sogni.

Perché, secondo lei, come andrebbero invece redatti?

Semplicemente usando il buon senso che ogni padre di famiglia adopera nell'amministrazione il mènage familiare. Cioè preoccupandosi, prima di effettuare una spesa o un investimento in conto capitale, di quantificare, individuare e reperire le risorse necessarie per poterli realizzare.

Altrimenti è come se io mi proponessi di offrile un ottimo pranzo presso il ristorante di Don Alfonso di Sant'agata e avessi in tasca solo i soldi per pagare una pizzetta. Poiché lo stesso discorso vale per chi si accinge ad amministrare una comunità, è assolutamente indispensabile prima programmare quantificare e accertare: i finanziamenti di cui si ha bisogno (molto più difficili da ottenere per le liste civiche perché prive di referenti politici) , mutui che il bilancio consente di poter contrarre (in ossequio alla capacità di indebitamento che per legge è commisurata alle prime tre entrate del bilancio di previsione), le risorse necessarie per poterli poi rimborsare, l'eventuale rinegoziazione di quelli in ammortamento, gli impegni pregressi da onorare, i residui attivi e passivi retaggio delle precedenti gestioni ( quelli attivi quasi sempre ingestibili e spesso senza la preventiva copertura iniziale e, come tali, difficili e onerosi da liquidare) , il possibile, grave rischio di sforare il patto di stabilità (una vera jattura per i pesanti oneri e tagli sui trasferimenti statali che comporta), la costituzione di un fondo di riserva le immancabili spese impreviste da fronteggiare, ecc…

E, quindi?

E quindi solo dopo aver valutato tutti questi parametri, e quantificato e reperite le risorse su cui si può effettivamente contare, è possibile operare dando, ovviamente, la priorità gli interventi più urgenti e necessari. Interventi che, purtroppo, saranno sempre e comunque pochi parziali in confronto alle tante giuste  e sacrosante attese ed esigenze della comunità.

Ma non le pare di essere un po' pessimista?

Guardi che la mia valutazione è frutto di un'esperienza decennale non solo mia, ma anche di tanti altri miei ex colleghi. E, mi creda, chi afferma il contrario lo fa perché è in mala fede, o perché illude che basti appendersi sul petto  la medaglietta di consigliere o assessore per poter amministrare un comune.

Soprattutto se poi si tratta di persone che, fino ad oggi, in un comune ci sono andate solo per richiedere un certificato preso gli uffici demografici.

Comunque mi consenta di dare al futuro sindaco, chiunque esso sia, un ultimo consiglio in merito alle opere pubbliche.

Poiché è sempre più difficile reperire risorse e finanziamenti europei, statali o regionali, resta solo un'alternativa cui ricorrere: quella dei progetti finanziari da realizzare col contributo dei privati. Una cooperazione che, per essere allettante da parte degli investitori, deve prevedere un equa e congrua contropartita. Ovvero la comproprietà di parte dei manufatti da realizzare, o la possibilità di usufruire per un certo numero di anni. Quali ad esempio. I PIP (piani insediamenti produttivi), i parcheggi a rotazione interrati, uffici e centri commerciali, impianti di pubblica illuminazione a led, centri sortivi polivalenti, gestione di villa fondi, rifacimento degli arenili ecc.

Ed ora, per concludere, potrebbe darci un ultimo suggerimento per ottimizzare ulteriormente i programmi?

Certamente. A mio avviso, nello stilare un programma elettorale, è necessario avvalersi dell'apporto e dei suggerimenti di coloro che, nel bene e nel male, saranno poi costretti a subirne l'attuazione e, con essa, le inevitabili conseguenze. Pertanto occorre consultare preventivamente soprattutto: i meno abbienti, il mondo della scuola e quello degli anziani, le associazioni culturali e sportive, i commercianti e gli artigiani, gli operatori turistici, la coldiretti, i vari sindacati, i professionisti più qualificati ecc..Cioè coloro che, giorno dopo giorno, subiscono sulla loro pelle le carenze, le inefficienze, gli sprechi, la corruzione, l'assenteismo, il nepotismo ed il becero cilentelismo prepetratati dalle pubbliche amministrazioni.

Un malcostume e una degenerazione ignobili e immorali che col passare degli anni sono andati peggiorando poiché, se una volta a rubare erano essenzialmente i politici, dopo tangentopoli e la legge Bassanini che ne è scaturita, ad essi si è progressivamente aggiunta una valanga di arroganti e insaziabili burocrati. Una piega ormai endemica e così ben radicata che, a mio avviso non riuscirà mai a debellare.