Pizzarotti video. Ep mmmdegs Pizzarotti indagato, Movimento Cinque Stelle

13 maggio 2016 | 00:00
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Pizzarotti video. Ep mmmdegs Pizzarotti indagato, Movimento Cinque Stelle

“E’ un atto dovuto, per me parleranno i fatti”. Federico Pizzarotti, al pari dell’assessore alla Cultura di Parma Laura Ferraris, è indagato per abuso d’ufficio in merito alle nomine dei vertici del Teatro Regio. “Ho ricevuto la solidarietà di molti sindaci M5s. Il direttorio? Non mi ha chiamato nessuno”, ha poi precisato a ilfattoquotidiano.it. E’ tranquillo il primo cittadino emiliano. Anche perché, come ha spiegato il capogruppo M5s in consiglio comunale, i vertici del partito sapevano tutto e hanno garantito l’appoggio in virtù della correttezza dell’operato del sindaco. L’indagine andrà avanti e si capirà. Resta il fatto che dopo il caso di Filippo Nogarin, Pizzarotti è il secondo sindaco dei Cinque stelle a finire sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati. Insieme a lui nel registro degli indagati compaiono i nomi degli altri membri del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Regio, Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti. Pubblicità La Procura ha fatto sapere che l’indagine è stata aperta nel 2015 a seguito di un esposto del senatore Pagliari e alla fine di quello stesso anno sono stati acquisiti gli atti relativi alla procedura di selezione. E’ stato però nella seconda metà di febbraio del 2016 che gli iscritti nel registro degli indagati hanno ricevuto l’avviso di garanzia con l’invito a nominare un difensore. Il sindaco Pizzarotti, che aveva subito manifestato la volontà di chiarire la sua posizione davanti ai magistrati, avrebbe dovuto essere sentito lo scorso 29 aprile, ma l’appuntamento era poi slittato. Il primo cittadino sarà quindi sentito nelle prossime settimane, probabilmente alla fine del mese. IL SINDACO: “SONO TRANQUILLO”. CAPOGRUPPO M5S: “DIRETTORIO CI APPOGGIA” “Sono tranquillo perché è un atto dovuto che rispetto pienamente – il commento del primo cittadino – era già emerso ci fossero indagini in corso in ragione degli esposti del senatore PD Pagliari. Sarà utile per chiarire la vicenda, con la Procura consueto atteggiamento collaborativo. Il mio impegno continua senza esitazione. Non parteciperò al dibattito, per me parleranno i fatti”. Dopo queste parole Pizzarotti per tutta la mattina è rimasto in Comune negandosi ai giornalisti. A parlare al suo posto è stato il capogruppo M5s Marco Bosi: “Siamo sereni e rispettiamo il lavoro della magistratura”. Il consigliere ha ricordato che la selezione non vincolava l’amministrazione alla nomina tra i partecipanti al bando, come si legge all’articolo 11 dell’avviso pubblico, in cui si specifica che “La ricognizione esplorativa di cui al presente avviso non vincola in alcun modo la Fondazione a procedere o meno all’affidamento dell’incarico”. Dallo staff di Roma della comunicazione M5s “ci sono state chieste spiegazioni per capire cosa stava succedendo” e “le abbiamo date perché è evidente che a due-tre settimane dal voto questo tipo di indagine può essere utilizzata e strumentalizzata per fare campagna elettorale” ha continuato Bosi, secondo cui dal Direttorio è arrivato appoggio perché “dal momento in cui abbiamo spiegato quale era la situazione erano assolutamente convinti che il modo di agire fosse corretto. Condividono con noi che la magistratura deve giustamente indagare per fare gli accertamenti del caso, che però a livello politico è stato fatto in modo tutto assolutamente corretto”. L’avviso di garanzia a Pizzarotti e agli altri indagati è stato mandato diverse settimane fa. Il procuratore capo di Parma Antonio Salvatore Rustico ha spiegato che “il sindaco ha subito avuto un atteggiamento collaborativo. Ha chiesto di essere sentito dagli inquirenti per chiarire la sua posizione, anche se non è ancora stato sentito”. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati, come ha anticipato la Gazzetta di Parma, ci sarebbero gli incarichi di direttore generale e consulente per lo sviluppo e i progetti speciali che il Cda presieduto dal sindaco affidò rispettivamente ad Anna Maria Meo e Barbara Minghetti. Le due a gennaio 2015 presero il posto dei dimissionari Carlo Fontana e Paolo Arcà, che avevano guidato il Regio dall’insediamento dei Cinque stelle nella città ducale. Pubblicità LE NOMINE E LE POLEMICHE Quelle nomine però fin da subito scatenarono un’ondata di polemiche. Perché per trovare una nuova guida per il tempio della lirica cittadina l’amministrazione tra l’estate 2014 e gli inizi del 2015 aveva intrapreso la strada di un bando pubblico, poi disatteso con le nomine dirette di Meo e Minghetti. La ricerca per un nuovo direttore generale aveva infatti portato il Regio a pubblicare un bando “per la ricognizione esplorativa” per l’incarico chiuso a ottobre 2014. Trenta candidati avevano presentato regolare domanda, valutata da una commissione di esperti. A sollevare le prime critiche al tempo era stato il senatore Pd Giorgio Pagliari, che accusava la Ferraris di avere interferito con il lavoro della commissione. Nel frattempo la rosa di candidati si era ridotta a sette, ma a gennaio 2015 la Fondazione fece sapere che la “ric