Praiano comincia il Festival della Tradizione sabato con Daniele Sepe
Il Festival della Tradizione di Praiano è un progetto artistico che partendo dalle tradizioni della nostra terra è divenuto un luogo di incontro tra le culture musicali di tutte le regioni italiane e non solo.Nel corso delle ultime dodici edizioni, il Festival ha ospitato numerosissimi musicisti provenienti da ogni parte d’Italia, espressioni delle rispettive aree folcloristiche, di culture e stili differenti.L’edizione 2016 ospiterà sette concerti di musica etnica che si svolgeranno nelle più belle piazze di Praiano, a partire da sabato 21 maggio. Il festival è organizzato dal Comune di Praiano in collaborazione con l’Associazione Pelagos e la direzione artistica dell’Associazione Acquariosonoro. Si invia in allegato, la locandina dell’evento con tutti gli appuntamenti in programma.
SI comincia con Daniele Sepe sabato 21 maggio 2016 Piazza San Gennaro alle 21 . L’impareggiabile sound del sax di Daniele Sepe e del suo ‘jazz etnico’ si sposa con cadenze e melodie della tradizione popolare dell’Europa dell’Est. È un concerto per chi non vive nella paura, per chi ha voglia di ballare nelle piazze, per chi vuole sudare, ridere e amare tutta la notte. Daniele Sepe nasce a Napoli nel 1960. A soli sedici anni, nel 1976 partecipa allo storico disco "Tammurriata dell'Alfasud" dei Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d'Arco. Si diploma in flauto al Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli. Dopo alcuni anni di esperienza prima come flautista classico, poi come sassofonista turnista, nel 1990 realizza il suo primo album autoprodotto: Malamusica. Nel 1993 collabora con la band napoletana 99 Posse per l'album Curre curre guaglió venendo citato nella canzone "Ripetutamente". I suoi album incontrano subito il parere favorevole della critica, ma è soltanto col quarto, Vite perdite (1993), realizzato dalla Polosud e distribuito in tutto il mondo dall'etichetta tedesca Piranha, che le vendite decollano. Nel 1996 pubblica Viaggi fuori dai paraggi, la sua prima antologia, con la quale ha inizio una collaborazione con il manifesto che dura sino al 2007. Nel 1998 l'album Lavorare stanca gli frutta la targa Tenco come migliore album in dialetto. Nello stesso anno diventa maestro concertatore alla prima edizione del festival "La Notte della Taranta" a Melpignano Nel 1999 partecipa al progetto La notte del Dio che balla con – tra gli altri – Teresa De Sio e Vinicio Capossela. Numerose sono le sue collaborazioni con altri musicisti (La Banda Improvvisa, Ensemble Micrologus) e con registi cinematografici e teatrali (Mario Martone, Davide Ferrario, Gabriele Salvatores – Amnèsia -, Enzo D'Alò, Renato Chiocca, Terry Gilliam – "The Wholly Family"). Difficile definire la sua musica, sempre in bilico tra reggae, folk, world music, jazz, rock, fusion, blues, musica classica… una sua caratteristica costante è il modo quasi "zappiano" di affrontare la scrittura e l'arrangiamento. Daniele Sepe così definisce il proprio stile: La musica è fatta di tante cose molto diverse fra di loro, è così come un regista fra loro di genere, pensa a Kubrick dall'horror alla fantascienza ad un film storico tutti fatti bene, io spero di fare cose molto diverse fra di loro e tutte fatte bene. O’ROM Gli 'O Rom nascono nel 2008 dall'incontro tra musicisti napoletani con diverse esperienze nella “world music” e musicisti di strada rumeni. Nasce così il primo e più longevo esperimento di fusione tra musiche tradizionali dell'Italia Meridionale, musiche balcaniche e di tradizione rom, un vero e proprio progetto di integrazione che prova ad attirare l’attenzione sul tema della discriminazione e dei pregiudizi. Ne viene fuori una miscela di sonorità originale, suggestiva ed esplosiva! Nel 2012 gli 'o Rom hanno pubblicato il loro primo lavoro discografico, "Vacanze Romanes" (Terre in Moto), che è un vero e proprio live in studio, senza soluzioni di continuità tra un brano e l'altro, per restituire all'ascoltatore la freschezza e la visceralità delle inconfondibili performance dei sei. Un'avventura tra Campania, Est europeo e Mediterraneo: 11 pezzi vorticosi e raffinati, con reminiscenze swing, gipsy e manouche. Un live in cui il linguaggio Zigano della Fisarmonica, si fonde con le melodie Jazz del sax ed i suoni Mediterranei dei tamburi a cornice, la chitarra Manouche accompagna i melismi di un canto ricco di contaminazioni, i tempi dispari si alternano a rumbe zigane e ritmi in levare. Un’esibizione che vede il suo fulcro nella contaminazione: da un lato, il sodalizio di retaggi e patrimoni artistico-culturali diversi eppure capaci di fondersi.