Salerno. Il commerciante Sabatino Senatore accusato di bancarotta per Vog. La Procura chiede il rinvio a giudizio

27 maggio 2016 | 00:00
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Salerno. Il commerciante Sabatino Senatore accusato di bancarotta per Vog. La Procura chiede il rinvio a giudizio

Salerno. Il fallimento della società di abbigliamento “Vog” è legato secondo la Procura anche alla condotta del suo amministratore, il noto commerciante Sabatino Senatore, già al vertice della Confcommercio cittadina, consigliere della Camera di commercio e membro di giunta nella fondazione Carisal. Il sostituto procuratore Vittorio Santoro ne ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di bancarotta fraudolenta, ricostruendo fuoriuscite di denaro per poco meno di 780.000 euro, che avrebbero contribuito a svuotare le casse societarie danneggiando i creditori e provocando un rilevante danno patrimoniale. Nel dettaglio Senatore avrebbe distratto dai fondi della srl 180.000 euro nel 2008 e altri 599.000 nell’anno successivo, giustificando le uscite con l’annotazione contabile di un rimborso ai soci di finanziamenti che erano stati fatti in conto di un futuro aumento di capitale e che nel frattempo servivano a incrementare non le quote nominali ma il patrimonio della società. Per gli inquirenti la restituzione di quei soldi sarebbe stata decisa con l’obiettivo di sottrarli ai creditori, che non li hanno più trovati quando, il 7 febbraio del 2013, la “Vog srl” è stata dichiarata fallita con un passivo di alcuni milioni di euro. Adesso la società, con sede legale a piazza Caduti civili di guerra, è affidata al curatore fallimentare, ma la gestione operativa dei negozi è affidata a una nuova ditta, amministrata dal figlio di Senatore, che ha stipulato un contratto di fitto di ramo d’azienda per il quale versa alla curatela una parte degli introiti. Con Sabatino Senatore (che ha amministrato la società dal luglio del 1994 al gennaio del 2012) è imputata anche la moglie Assunta Memoli, che gli è succeduta nell’incarico fino alla data del fallimento. Risponde però solo di un illecito fiscale, per non aver versato parte dell’imposta sul valore aggiunto. La condotta, contestata anche a Senatore, potrebbe tuttavia essere espunta dal capo d’imputazione, in quanto la cifra contestata sarebbe inferiore alla soglia minima fissata dalle nuove norme perché il fatto abbia una rilevanza penale. A decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio sarà il giudice Renata Sessa nell’udienza preliminare fissata per la fine di ottobre. Ma non è escluso che per quella data i difensori Marco Martello e Giuseppe Romanelli presentino una richiesta per accedere al rito abbreviato, che prevede un giudizio allo stato degli atti senza ulteriori approfondimenti probatori e consente, in caso di condanna, la riduzione della pena fino a un terzo. Intanto la curatela fallimentare, rappresentata dall’avvocato Vincenzo Calabrese, ha già preannunciato contro Senatore la costituzione di parte civile per ottenere il risarcimento del danno alle casse della società. (Clemy De Maio – La Città di Salerno)