Salerno mercato del sesso 60 case in affitto sulla Litoranea si dividono il mercato albanesi e rumeni

26 maggio 2016 | 00:00
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Salerno mercato del sesso 60 case in affitto sulla Litoranea si dividono il mercato albanesi e rumeni

Salerno mercato del sesso 60 case in affitto sulla Litoranea si dividono il mercato albanesi e rumeni questi i servizi oggi pubblicati su La Città di Salerno  di Clemy De Maio «Selen, 28 anni, spagnola. Ricevo in appartamento privato, tutto con molta calma»; «Francesca, italiana, vi ospito a casa mia»; «Tatiana, 21 anni, sono al Carmine». La mappa salernitana del sesso a pagamento è a portata di mouse. Basta inserire nel motore di ricerca un paio di parole chiave, per alzare il sipario su un ventaglio di siti internet che promettono momenti di piacere con ragazze disponibili a raggiungere il cliente a domicilio oppure a ospitarlo in casa propria. Nel gergo delle escort le prime si chiamano outcall, le seconde incall, e le stime delle forze dell’ordine calcolano che nella città di Salerno siano tra i cinquanta e i sessanta gli appartamenti dati in fitto a professioniste del sesso a ore. E forse più perché è una stima senza certezze. Le case. In una queste abitazioni, in una traversa di via Mobilio, viveva fino al 30 aprile la 19enne romena Mariana Tudor Szekeres, trovata morta quindici giorni dopo in un terreno tra Fuorni e San Leonardo. Condivideva gli spazi con il marito e altre due prostitute, che dopo aver denunciato la scomparsa dell’amica hanno anche loro lasciato la casa (ora sotto sequestro). Non è raro che a prendere in locazione gli immobili siano più ragazze, talora con un meccanismo di subaffitto. Si dividono così una spesa mensile che oscilla tra i mille e i duemila euro, pagati, molto spesso in nero, a proprietari che quasi sempre fanno finta di non sapere cosa accade nei loro immobili. Le zone. Quando una casa a luci rosse viene allo scoperto è in genere per la “soffiata” di qualche residente dello stabile, stanco del continuo andirivieni. È accaduto così a Vietri e anche nella zona orientale di Salerno, a Mercatello, dove una brasiliana residente a Milano aveva preso in fitto un appartamento di via Trento e lo aveva consegnato a due connazionali che si prostituivano garantendole una percentuale mensile. A darlo in locazione a lei era stata una coppia di coniugi salernitani – 62 anni lui, 57 lei – che non prendevano parte al giro illecito ma sono stati condannati a tre anni per il reato di favoreggiamento della prostituzione, perché avrebbero saputo e lasciato fare. È solo un caso dei tanti. Al Carmine è stata la rapina messa in atto da un giovane cliente a far emergere il giro hard allestito in un appartamento di via Calata San Vito. E qualche tempo dopo, quando sempre al Carmine qualcuno ha fatto esplodere un petardo davanti a un palazzo di Manganario, non è mancato chi ha collegato l’episodio alla presenza nell’edificio di un appartamento “sospetto”. Autentiche alcove sono state scoperte anche in abitazioni di Sant’Eustachio e Fratte, quest’ultima gestita da una colombiana che coordinava gli appuntamenti per altre due sudamericane. E altre zone calde, secondo le statistiche, sono quelle di Pastena e Torrione. In provincia è invece la Valle dell’Irno a farla da padrona, insieme con la Piana del Sele con Bellizzi, Pontecagnano e Battipaglia. Nell’Agro Nocerino il fenomeno è perlopiù autoctono, resistono in particolare vecchi bassi dove da decenni prostitute “storiche” accendono di sera la luce rossa. I clienti. È il 30 per cento dei clienti a dichiarare di essere entrato in contatto con l’offerta di prestazioni sessuali tramite la consultazione di siti internet. Lo dice un’indagine della fondazione Ismu, che in collaborazione con i ricercatori di Transcrime ha elaborato l’identikit del cliente medio. Un altro 20 per cento (intervistato con il metodo del questionario anonimo) ha dichiarato di essere ricorso alla “contrattazione diretta”, cioè all’abbordaggio in strada. E c’è anche un cinque per cento che ha spiegato di essere stato agevolato da personale alberghiero. In città c’è un caso eccellente, quello dell’hotel Italia di corso Vittorio Emanuele, dove gli inquirenti hanno ricostruito un giro di “squillo” che occupava un’intera ala della struttura ricettiva e iniziava alle 9 del mattino per proseguire fino a notte. Finché un blitz non ha messo i locali sotto sequestro.

In principio furono i nordafricani. Negli anni Novanta le notti tra lo stadio Arechi e la litoranea erano punteggiate da ghanesi e nigeriane. Arrivavano con auto e furgoni dall’hinterland napoletano e casertano, dove gli sfruttatori avevano iniziato a stringere alleanze con la criminalità locale. Ora il territorio salernitano è quasi monopolizzato da gruppi di albanesi e rumeni, talora in guerra tra loro, che negli ultimi dieci anni hanno soppiantato con le connazionali e le bulgare anche le ragazze che agli inizi del nuovo millennio erano arrivate dalle macerie di Jugoslavia e Cecoslovacchia. E se a Salerno era rimasto – almeno fino all’anno scorso – uno spazio anche per ragazze autonome, lungo la striscia d’asfalto che da Pontecagnano porta a Capaccio il mercato del sesso ha assunto già da tempo la connotazione della guerra tra bande. Le ultime operazioni dei carabinieri hanno svelato l’esistenza di gruppi criminali organizzati con suddivisione dei ruoli e metodi feroci per il controllo del territorio. A Battipaglia sono state sgominati due sodalizi dell’Est che avevano trovato un accordo sulle zone: la Spineta era controllata dagli albanesi, la zona Lago dai rumeni. Quando nell’affare hanno cercato di inserirsi alcuni marocchini, ne è scaturita una scia di violenza durata per mesi, con pestaggi furiosi alle “lucciole” e ai nordafricani che le avevano sottratte al controllo dei connazionali. I rapporti tra le diverse etnie si erano alimentati con la convivenza forzata in dormitori di fortuna, dove tra maghrebini e rumene erano sorte relazioni che avevano consentito a questi ultimi di avvicinare altre donne e tentarne la gestione. La reazione dei “protettori” è stata però furiosa. A interrompere l’escalation di violenza è stato solo il blitz dei carabinieri dopo l’omicidio di Natalino Migliaro, il 33enne di Battipaglia che si era appartato con la fidanzata in località Aversana e fu scambiato per il cliente di una prostituta che esercitava fuori zona. Lei fu violentata, lui picchiato selvaggiamente e morì dopo alcuni giorni. Ora che a Salerno si registra il secondo omicidio di una prostituta in meno di cinque mesi, il sospetto degli inquirenti è che anche nel capoluogo si sia innescata una lotta per la spartizione delle piazze del sesso, e che i tentativi di autonomia che fino a qualche tempo fa erano tollerati rischiano adesso di essere pagati con la vita. Anche in quest’area – tra i piazzali dell’Arechi, la litoranea e via Wenner – a farla da padrone sono gruppi di immigrati giunti dall’Est europeo. Le gestioni sono spesso a carattere familiare: a sfruttare le ragazze, che in media hanno tra i 25 e i 35 anni, sono non di rado fidanzati e mariti, che arrivano con loro dai paesi d’origine e poi le mettono sulla strada. Diversa la condizione delle nordafricane, che in alcuni casi sono coordinate da una sorta di maitresse e in altri rientrano invece nelle rete di organizzazioni criminali più strutturate. Queste ultime si sono però allontanate in buona parte da Salerno, per mettere radici sul litorale domitio tra le province di Napoli e Caserta, dove secondo il rapporto della Direzione nazionale antimafia la camorra usa le prostitute come vedette e chiede a chi le sfrutta il pagamento di un canone per l’occupazione del territorio.