Salerno omicidio di Mariana , interrogato il marito per sei ore

27 maggio 2016 | 00:00
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Salerno omicidio di Mariana , interrogato il marito per sei ore

SALERNO. Al momento non ci sono prove schiaccianti che possano collegare i due omicidi – quello di Alina Roxana Ripa e quello, più recente, di Mariana Tudor Szekeres – e ritenere che le persone sospettate di un coinvolgimento nel primo delitto abbiano avuto un ruolo anche nel secondo. Ma le indagini continuano senza sosta a tutto campo al fine di chiarire le posizioni delle persone che gli agenti della squadra mobile, diretti dal vice questore aggiunto Tommaso Niglio, hanno individuato come soggetti in qualche modo non estranei almeno al primo omicidio, quello di Capodanno. Al vaglio degli inquirenti ci sono, infatti, le posizioni di cinque persone: due albanesi, una prostituta italiana e due marocchini, a cui è stato notificato giovedì sera un decreto di sequestro e ispezione dell’auto su cui la 34enne romena Alina Roxana Ripa, trovata morta la mattina del 31 dicembre, sarebbe stata condotta la sera prima a Salerno da Casal di Principe. Per l’omicidio di Alina Roxana Ripa sospetti su un gruppo di stranieri. Sotto sequestro l’appartamento dove abitava Mariana Szekeres A guidare quell’auto, un’Alfa 147, c’era un 35enne albanese, poi espulso per irregolarità nel permesso di soggiorno e adesso irreperibile. A bordo c’era un’altra donna, una 26enne romena, a cui però non sono stati notificati atti giudiziari. Il decreto di sequestro firmato dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello è invece giunto a una 29enne napoletana con cui Alina era solita condividere il marciapiede, a un altro albanese di 25 anni e a due 33enni marocchini. L’ispezione sull’auto c’è stata venerdì mattina all’interno della caserma Pisacane, alla presenza degli avvocati Valentina Restaino e Saverio Sapia. Si sono cercate tracce ematiche e biologiche, con l’utilizzo di luminol e raggi ultravioletti e, secondo le indiscrezioni, sono stati repertati quattro campioni, forse liquido seminale. Bisognerà anche capire se magari queste persone abbiano mai messo piede nell’appartamento di una traversa di via Mobilio dove la seconda prostituta trovata morta domenica scorsa, la giovanissima Mariana, appena 19enne, viveva con il marito Mihai e due amiche, anche loro nel mercato del sesso. Proprio per questo l’alcova è adesso sotto sequestro. Gli inquirenti vi hanno apposto i sigilli perché ritengono che lì possano essere trovati elementi utili per risalire alle ultime ore di vita di Mariana e all’identità di chi la uccisa. La polizia ha già passato al setaccio il suo personal computer, dal quale si collegava al portale di annunci utilizzato per contattare i clienti. Non c’è invece traccia del telefono cellulare, che deve esserle stato sottratto la sera dell’omicidio. Secondo il marito, assistito dall’avvocato Giovanni Alfinito, la giovane ha parlato con lui al telefonino alle 22.40 del 30 aprile, subito dopo essere salita in litoranea su un’utilitaria di presunti clienti. Alle sue spalle un’auto di grossa cilindrata che pare l’abbia seguita.

Il marito È tornato dai magistrati il marito di Mariana Tudor Szekeres: sei ore di colloquio per provare a ricostruire ancora una volta le ultime ore di vita della giovane prostituta trovata morta il 15 maggio e capire chi, e perché, ha deciso di ucciderla abbandonando il cadavere in un terreno incolto tra Fuorni e San Leonardo. Le salme restano sotto sequestro Si cercano tracce di uno stesso dna Alina e Mariana adesso sono vicine, nelle celle frigorifere dell’obitorio del “Ruggi” dove l’autorità giudiziaria continua a tenere entrambe le salme sotto sequestro. Non solo la 19enne trovata… Mihai Szekeres, 34 anni, è stato ascoltato in qualità di persona informata sui fatti. Ha chiesto lui di essere sentito di nuovo, stavolta alla presenza di un interprete romeno, nel timore che nelle precedenti deposizioni possano esservi state incomprensioni dovute alla lingua. Ha salito le scale della Procura, a via Rafastia, accompagnato dall’avvocato Giovanni Alfinito e per sei ore ha risposto alle domande dei sostituti procuratori Maria Chiara Minerva e Claudia D’Alitto, che stanno coordinando le indagini. Il dettaglio delle dichiarazioni è stato secretato, ma si sa che in parte del colloquio si è tornati a concentrare l’attenzione sulla sera della scomparsa della giovane, il 30 aprile, quando il marito ha dichiarato di averla vista salire su un’auto di piccola cilindrata, seguita da una più grande, sul tratto di litorale dinanzi allo stadio Arechi. Era lì che da qualche tempo la 19enne si prostituiva, il marito la osservava a distanza e quella sera si era insospettito quando aveva notato che dietro all’auto dei presunti clienti ne partiva subito un’altra. «Mariana era già stata minacciata» ha raccontato agli inquirenti, e non è un caso che le indagini della Squadra Mobile guidata dal vice questore Tommaso Niglio siano orientate sulla pista del racket della prostituzione, che male avrebbe sopportato l’arrivo sulla piazza di una nuova ragazza, giovane e bella, che provava a sottrarsi al controllo. Oggi per lei e l’altra prostituta uccisa, la 34enne Alina Roxana Ripa, si terrà in Cattedrale una messa in suffragio. Sarà celebrata alle 19, nella cripta del Duomo, dall’arcivescovo Luigi Moretti, che l’ha voluta non solo per ricordare due vite spezzate ma per rompere il muro dell’indifferenza e richiamare anche le istituzioni a un maggiore impegno nella lotta alla prostituzione, che vede donne «sfruttate da bande criminali e ignobilmente usate dai clienti, anch’essi responsabili di questa infamia».