Sorrento. Furto e microspie nell’ufficio del sindaco. In procura Cuomo e il capo dei vigili sentiti come persone informa

25 maggio 2016 | 00:00
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Sorrento. Furto e microspie nell’ufficio del sindaco. In procura Cuomo e il capo dei vigili sentiti come persone informa

Sorrento. Hanno risposto alle domande del pm Barbara Aprea, ricostruendo le fasi immediatamente successive al furto messo a segno negli uffici comunali il 4 aprile scorso. Il sindaco Giuseppe Cuomo e il comandante della polizia municipale Antonio Marcia sono stati sentiti come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura di Torre Annunziata su una vicenda che negli ultimi due mesi ha scosso l’amministrazione. La notizia è trapelata dagli uffici di piazza Sant’Antonino soltanto ieri. Il primo cittadino e il capo dei vigili urbani sono stati convocati dal sostituto procuratore che coordina le indagini. Il motivo è presto detto: inquirenti e investigatori sono a caccia di elementi in grado di chiarire la dinamica del raid e di dare un volto e un nome ai ladri che all’inizio di aprile disattivarono nottetempo il sistema di videosorveglianza per portare via150 euro in contanti. Al momento il fascicolo è aperto ancora contro ignoti. Sulle dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino e dal comandante vige il più stretto riserbo. Certo è che gli elementi forniti da Cuomo e da Marcia potrebbero risultare determinanti per le indagini condotte dalla procura di Torre Annunziata in tandem con i carabinieri della compagnia di Sorrento, agli ordini del capitano Marco La Rovere. Il sindaco, d’altra parte, fu tra i primi ad accorgersi del furto e ad allertare le forze dell’ordine. Il comandante dei vigili, invece, dispose l’ispezione che portò al ritrovamento di due microspie: la prima nascosta in una cassetta dei cavi elettrici proprio nell’ufficio di Cuomo, la seconda nella sala della giunta. Ed è anche su questo aspetto che magistrati e forze dell’ordine intendono fare chiarezza. Quali erano i reali obiettivi dei ladri? Sembra improbabile, infatti, che una banda di malviventi penetri nella casa comunale per portare via solo 150 euro in contanti e non anche le attrezzature collocate negli uffici. Il furto potrebbe essere stato messo a segno per “coprire” l’installazione delle cimici necessarie per spiare sindaco e assessori. Ed è proprio sul presunto legame tra il raid notturno e il «Watergate sorrentino», così come su altri aspetti di entrambe le vicende, che i carabinieri stanno tentando di far luce. Subito dopo il furto e la denuncia presentata da Cuomo, gli uomini dell’Arma eseguirono una serie di rilievi e raccolsero le impronte del primo cittadino per isolarle da quelle lasciate dai ladri. Da quel momento i militari lavorano a 360 gradi per ricostruire la dinamica del furto e assicurare alla giustizia i responsabili di un fatto dai contorni inquietanti. Non va dimenticato, infatti, che il raid si verificò al termine di un periodo particolarmente difficile per la squadra di Cuomo, con l’arresto a metà dicembre del dirigente comunale Antonino Giammarino nell’ambito dell’inchiesta sull’affidamento del servizio di trasporto scolastico. Un fuoco di fila di grane giudiziarie che ha spinto il primo cittadino a parlare più volte di «regia occulta». (Ciriaco M. Viggiano – Il Mattino)