Vico Equense e l’ Abusivismo di necessità: va in scena l’ennesima vergogna della campagna elettorale.

30 maggio 2016 | 00:00
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Vico Equense e l’ Abusivismo di necessità: va in scena l’ennesima vergogna della campagna elettorale.

n un paese normale il rispetto della legalità sarebbe sicuramente un tema pregnante della campagna elettorale, così come quello della tutela del paesaggio, quale prezioso patrimonio turistico, e magari, il tema di un incentivo al restauro delle testimonianze residue dell’architettura rurale. A Vico Equense non solo non accade che si discuta di questo, ma uno dei temi più originali proposti per il dibattito pre-elettorale (e solo in funzione pro-elettorale) riguarda l’abusivismo di necessità. Cioè, in sintesi, un espediente che si sta discutendo in parlamento volto alla realizzazione di una sorta di condono tombale di tutti gli scempi edilizi che deturpano i nostri territori italiani, e nel nostro caso, il comune vicano. Tale dispositivo avrebbe il nobile intento di classificare le tipologie di abuso edilizio rispetto ai procedimenti di abbattimento dei manufatti illegali, ma, in pratica, sarebbe applicabile anche per aree con vincolo ambientale e paesaggistico e potrebbe contribuire ad alimentare i pericoli connessi al rischio idrogeologico. Come è successo con i tre condoni edilizi, quelli del 1985, del 1994 e del 2003 anche questa ipotesi di sanatoria alimenterebbe nuovo cemento. E, allora, definitivamente addio alle colline ridenti e verdeggianti di un tempo. Nelle frazioni collinari vicane è già in atto, da qualche decennio, un imponente processo di estraniazione ambientale: l’abusivismo edilizio e la cementificazione indiscriminata stanno compromettendo definitivamente l’integrità dell’edilizia rurale tradizionale ed il paesaggio stesso, troppo spesso punteggiato e deturpato da finti pergolati coperti di teli e baracche di lamiere che poi svaniscono svelando, sovente, non prime case destinate alle sacrosante esigenze abitative, ma palazzine squadrate e sguaiate, piscine terrazzate, mostri di cemento che svettano urlando l’ignoranza e l’arroganza dei moderni ricchi che speculano e abusano il territorio in nome del dio commercio. Infatti, oggi, sempre più raramente si assiste ad edificazioni/ristrutturazioni di prime case per le sacrosante esigenze abitative, ma per lo più si tratta di capannoni e/o cubi di cemento nati per soddisfare esigenze commerciali e/o produttive. Inoltre, il pur necessario allargamento dei nuclei abitativi originali sovente è stato realizzato con materiali e tecniche costruttive estranei all’ambiente locale, occultando l’originaria architettura tradizionale e determinando i processi di congestione urbanistica ed estraniazione ambientale. Così le stradine e i sentieri che un tempo conducevano ai diversi quartieri nelle borgate dei casali vicani vengono allargate continuamente (recuperando spesso solo nuove aree parcheggio) in nome del progresso e “dell’urgenza” di arrivare dovunque, non solo con le auto, ma anche con camion ed altri mezzi pesanti, che contribuiscono all’ ulteriore dissesto del già fragile tessuto architettonico rurale; I muri a secco in pietra locale sostituiti da muri in cemento armato inefficacemente ricoperti da lastre di pietra calcarea che dovrebbero ricordare l’originale tipologia costruttiva; Gli antichi terrazzamenti deturpati da colate di cemento, e disseminati di casermoni squadrati ed eccentricamente colorati che si beffano dell’integrazione paesaggistica e dell’ eco-compatibilità; Splendide roste sei-settecentesce sostituite da verande in alluminio; Pannelli foto-voltaici in bella mostra ed fieramente esposti su tetti ipermoderni, in barba al vincolo paesaggistico che tutela anche i tetti delle costruzioni collinari dell’area vicana tipicamente a volta estradossata ed in lapillo battuto; e così potremmo continuare con l’elencazione dei più comuni scempi realizzati negli ultimi decenni che stanno producendo una vera e propria “violazione di identità” del territorio collinare vicano. Ma parlare di questo vorrebbe dire non proporsi quali complici dell’abusivismo e del cemento illegale ed avere troppa fiducia nell’intelligenza degli elettori, che per fortuna conoscono le esperienze personali in questa materia (vedi baracche di lamiere e piscine) dei proponenti i temi in oggetto; non resta che augurarsi che i cittadini, pur avendo a cuore il loro piccolo o grande abuso da farsi condonare, intenderanno non farsi raggirare da scaltri imbonitori che propinano come loro idea una discutibilissima legge nazionale approvata (purtroppo) già in un ramo del parlamento. Giuseppe Gargiulo