Positano: La magia degli anni 40

2 agosto 2016 | 00:00
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Positano: La magia degli anni 40

Positano è sempre stato un paese dove la fantasia e la realtà su sono fusi in un unico

insieme creando un’atmosfera magica che ha reso il posto unico al mondo. La sua

posizione di incomparabile bellezza di un paese sospeso fra l’azzurro del mare e del cielo

ha contribuito a determinare quella sensazione surrealistica di un mondo dove fantasia e

realtà si fondono e si concretizzano.

La vita turistica di Positano possiamo dire che ha inizio dall’anno 1890, quando fu ultimata

la strada costiera che congiunge Positano, da un lato con Salerno e dall’altro con Sorrento

e Napoli. I primi visitatori sono stati pittori, scrittori,artisti e pochi nobili benestanti

dell’epoca, soprattutto stranieri, che hanno soggiornato nel nostro paese, affascinati dalle

bellezze del posto. Fra il 1930 e il 1940 Positano fu il rifugio preferito da tanti profughi in

fuga dalle persecuzioni razziali del nazismo e dall’intolleranza fascista verso i suoi

oppositori. In tale periodo Positano seppe scrivere una bella pagina della sua storia. Offrì

a tutti un rifugio sicuro ed oltre a ciò, i positanesi divisero con tutti quel poco, dati i tempi,

che avevano. Positano fu un’oasi di libertà e di civiltà in un momento in cui imperversava

una guerra bestiale e barbara.

La maggior parte di questi rifugiati erano intellettuali: attori scrittori musicisti di varie

nazionalità, per cui Positano ebbe, di conseguenza, una vita culturale, in quel periodo, di

grande importanza.

La zona di Fornillo, in particolare, era chiamata Cinecittà per i vari personaggi del cinema

che vi risiedevano. C’erano infatti il commediografo Aldo Di Benedetto e Giulio Cesare

Viola, gli attore Vittorio De Sica e Andreina Pagnani, il caricaturista Onorato, i pittori Kurt

Kramer ed il principe Ettore Pignone del Carretto, il pittore tedesco Marquadt e tanti altri

di cui ora mi sfugge il nome. Vi era, inoltre il maestro Bernardino Molinari, validissimo

direttore d’orchestra romano. Si era rifugiato a Positano, in aperto dissidio col regime

fascista, dal quale aveva ricevuto gravi torti e minacce. Dopo la guerra fu subito chiamato

a dirigere vari concerti, in Italia e all’estero, ma le delusioni, i dispiaceri avevano minato la

sua salute, benché amorevolmente assistito dalla sua nipote Berta Molinari , morì appena

dopo la guerra. Ricordo che il suo ultimo concerto all’estero lo diresse in Palestina, dove

c’era ancora un campo di prigionieri italiani. In tale occasione, la nipote conobbe un

ufficiale italiano, si fidanzarono e in seguito, al suo rientro in Italia, si sposarono. L’ultimo

concerto fu un gesto d’amore verso tanti giovani poco fortunati che culminò in un atto

d’amore fra due giovani. Il destino volle così suggellare la carriera di un grande, ma

sfortunato artista , con un atto così sublime. Ancora oggi a Roma, negli ambienti

dell’auditorium il maestro Bernardino Molinari viene ricordato come secondo solo a

Toscanini se non alla pari.

Ricordo questi particolari perché il maestro Molinari occupava una abitazione che

attualmente abita il sottoscritto, all’interno dell’hotel Pasitea.

Nella zona di Liparlati e Sponda c’erano il pittore Giovanni Zagoruiko, gli scrittori Stephan

Andres, tedesco e Essad Bey dell’Azerbaijan, ad Arienzo c’era lo scrittore russo Semenov.

Quest’ultimo era l’unico fra tutti i rifugiati che era un benestante. Aveva sposato una figlia

illegittima del re Umberto I° e, pertanto, godeva di un appannaggio mensile che gli

permetteva di

vivere in una certa agiatezza.

Questi personaggi avevano creato a Positano una vita culturale di notevole spessore. La

sera si riunivano sui terrazzi delle varie abitazioni e improvvisavano concerti, convegni

letterari e culturali in genere.. Si respirava un’aria di una cultura raffinata, nobile che dava

al paese l’atmosfera di un ambiente fine, internazionale, unico. All’epoca Greta Garbo

abitava a Ravello e spesso veniva a Positano, ospite del maestro Molinari, per assistere

ai vari concerti, a cui partecipava anche il violinista Stokoski, o alle varie serate culturali.

Nessun’atro posto in costiera o forse addirittura in Italia poteva competere con Positano.

Forse solo i salotti romani superavano per eleganza e mondanità quelli positanesi.

Positano all’epoca, offriva ben poco. Era poco più di un villaggio di pescatori, contava

pochi alberghi, Il Miramare, La Buca di Bacco, il Margherita, il Savoia, il Santa Caterina e

la pensione Roma, Maria Luisa, Conca D’oro. I ristoranti erano, La Buca di Bacco, Da

Giacomino, Risorgimento (adesso Chez Black) Il Caporale, tipico ristorante dei pescatori.

Le opere di urbanizzazioni erano quasi inesistenti. Non c’era acqua in casa, mancavano

del tutto le fognature e la corrente elettrica c’era se non pioveva e non soffiava il vento di

tramontana. Le strade e le scale non erano illuminate e per recarsi da una casa all’altra si

faceva uso di lanterne a petrolio o a olio. Le pile elettriche erano introvabili e quando si

trovavano costavano care. Di ciò nessuno si lamentava, accettavano tutti il posto com’era.,

anzi si divertivano all’uso delle lanterne o a procurarsi l’acqua dalle poche fontane

pubbliche.

Più tardi il sindaco marchese Paolo Sersale si accollò l’onere di realizzare le opere di

urbanizzazione, come dirò in seguito.

In questa impresa titanica, fu validamente coadiuvato dal parroco Monsignore Saverio

Cinque. Don Saverio, così chiamato affettuosamente da tutti i positanesi. Era il capo

spirituale e, non solo, di tutti i cittadini. Si era sempre fatto carico di tutti i problemi del

paese e, col suo carisma notevole, la grande stima di cui godeva presso le autorità

provinciali, regionali e nazionali, contribuì notevolmente alla soluzione di molti problemi. E’

stato senz’altro fra i personaggi di maggior rilievo di quei magici anni e non solo. Per il suo

operato meriterebbe un libro a parte !

In quegli anni vi erano molti positanesi che erano dei personaggi straordinari che,

purtroppo, sono stati unici nella loro originalità e validità. Primo fra tutti ricordiamo Carlo

Cinque, Carlino per noi positanesi, proprietario dell’albergo Miramare, Geniale nelle sue

idee. costruì,poi, l’hotel S. Pietro, unico nel suo genere, considerato fra uno dei migliori

aberghi al mondo. Aveva un senso elevato dell’ospitalità e ha qualificato lo spirito dell’

ospitalità stessa in Positano. Poi ognuno ha contribuito a rendere Positano un paese

turistico di alto livello, Al fianco di Carlino quasi a pari merito c’erano i fratelli D’Aiello con

l’albergo Savoia, la famiglia Rispoli con la Buca di Bacco che oltre all’albergo ed un

ristorante di classe, qualificarono Positano con un locale, jl primo allora in costiera e

penisola, di un ottimo livello. C’era musica dal vivo e ricordo che il primo complesso che si

esibì fu il duo Pomerans che suonava alla RAI ed il violino del maestro Fiaccadoro delle

radio Vaticana. Poi il ristorante Giacomino con le sue specialità che divennero di fama

internazionale, fra cui la zuppa di pesce e le cozze al cognac .

Sulla spiaggia grande un altro positanese di grande rilievo: Filiberto Persico. Filiberto ,

gestiva uno stabilimento balneare, lo stabilimento Filiberto. Era un vero signore. Ex

campione nazionale di nuoto sui 100 mt. stile libero, era di una cortesia e affabilità

eccezionali. Mai una parola fuori posto un gesto inconsulto. Più di un gestore di

stabilimento balneare lo si poteva scambiare benissimo per un professionista serio di un

certo livello. Era un abilissimo e imbattibile giocatore di scopone. Aveva una memoria

degna di Pico della Mirandola. Lo coadiuvava sulla spiaggia, addetto alle barche,

Salvatore Lucibello. Salvatore era il classico marinaio positanese. Era un marinaio

espertissimo e coraggioso. Piccolo di statura, robusto, aveva un carattere cordialissimo,

era sempre allegro e sorridente. Una volta, in occasione del 15 Agosto, si ancorò, a poche

centinaia di metri dalla spiaggia una nave militare. Una barca a motore faceva da spola,

traghettando i marinai dalla nave a terra e viceversa. Sfortunatamente c’era un po’ di mare

grosso e i marinai della barca, poco esperti, sbagliarono la manovra di attracco al molo.

Uno finì in mare, un’ altro perse le scarpe e un altro ancora il cappello. La scena non

sfuggì ad alcuni turisti tedeschi che la fotografarono, fra l’ilarità del loro gruppo. Per

Salvatore, presente alla scena, fu un’offesa personale, si avvicinò alla barca e inveì contro

i marinai: “Banda di sarpanti, marinai d’acqua dolce!!Chi è quell’asino di nostromo che vi

ha mandato a terra? Avete infangato la divisa, la mia divisa!” Poi gli dette una mano a

mettere in sesto la barca, continuando a inveire. Alla corsa successiva arrivarono marinai

più esperti ed un nostromo dall’aria bellicosa. Alla vista di Salvatore, era tutto bagnato

accigliato ed il cappello da marinaio calato sugli occhi, calmò i suoi bollori, chiarirono

l’accaduto, il nostromo si scusò e ringraziò Salvatore, fecero amicizia ed andarono a bere

insieme dal “ Caporale “. Tipico atteggiamento di veri uomini di mare. Fu l’unica volta che

ho visto Salvatore arrabbiato.

Filiberto e Salvatore sono stati due personaggi unici e irripetibili.

Mi scuso se non posso citare tutti, memoria a parte, occorrerebbe un volume di notevoli

dimensioni. Mi limiterò a citare qualche altro personaggio degno di nota, per dimostrare

come tutti contribuirono a questo nuovo corso della vita positanese. Il tassista Giacomino

Apuzzo era il tassista gentiluomo. La sua gentilezza e disponibilità lo rendevano simpatico

a tutti e ricercato da tutti.

Il pasticciere Peppino Russo detto Pastry shop, dal nome del suo locale, famoso per i

suoi dolci e la varietà delle paste, Aveva un locale alla Chiesa Nuova dove adesso c’è un

negozio di frutta e verdura. Gaetano Celentano, immortalato dallo scrittore Bacchelli,

aveva un bar all’americana, con tanta frutta e la sera vendeva il soffritto,del quale, benché

ne fossi ghiotto, non potevo mangiarlo perché il colore rosso era dato più dai peperoni forti

che dal pomodoro. Un’altro personaggio era il postino Gaetano che distribuiva la posta

nella sua uniforme,giacca con stemma cravatta e cappello da postino. Riconosceva il

destinatario delle lettere oltre che dall’indirizzo, dal profumo che la lettera emanava. Allora

si usavano fogli e buste profumate. Nei giorni di calura estiva rinunciava alla giacca, alla

camicia, alla cravatta, ma mai al cappello che era sempre lo stesso sia d’inverno che

d’estate.

C’era, poi, Vincenzo il pescivendolo che la mattina girava per le strade di Positano con

una cesta di pesci in testa,seguito da una folta schiera di gatti che studiavano come

rubargli qualche pesce non appena poggiava a terra la cesta, mentre la sua folta e lunga

barba grondava dell’acqua dei pesci che veniva giù dalla cesta. Nel pomeriggio, dopo

aver alzato alquanto il gomito, girava per il paese vendendo i lupini che portava in un

secchio. Ricordo che nelle elezioni comunali del 1946 il sindaco fu proclamato nei locali

del cinema, nel tardo pomeriggio. A proclamazione avvenuta, ci fu un’aria di festa con

applausi ed esclamazioni varie. Vincenzo, preso anch’egli dall’euforia politica del

momento,cominciò a buttare in aria manciate di lupini. All’uscita del cinema le persone,

ignare, scivolavano sui lupini e cadevano. Vincenzo, da lontano, osservò la scena, dovette

intuire, tra i fumi dell’alcool, di essere il colpevole di quelle cadute, raccolse il secchio,

ormai vuoto, e, quatto quatto, se la svignò. Le persone che caddero furono parecchie,

tranne qualche contusione nessuno si fece male seriamente nè collegò mai la causa delle

cadute con l’euforia politica di Vincenzo.

A provvedere alla pulizia del paese c’erano tre persone: Mariniello e i fratelli Cuofano.

Avevano,ovviamente, pochi mezzi a disposizione, Oltre alle scope tradizionali avevano

collocato in diversi punti del paese dei grossi fusti di benzina con un lato asportato in

modo da formare un grosso cilindro, come punti di raccolta per la spazzatura. La mattina

un grosso camion scoperto raccoglieva i rifiuti e li depositava in una località adibita a

discarica. Il paese era sempre pulitissimo. L’impegno che i tre mettevano nel loro lavoro

era massimo ed encomiabile. I fratelli Cuofano meritano un cenno a parte. Sembravano

usciti dai “ Promessi Sposi “ di manzoniana memoria

. Completamente demente l’uno, rideva sempre e letteralmente succube del fratello.

Mezzo filosofo e molto scaltro l’altro. Erano la copia reale dei due fratelli Tonio e Gervasio

raccontati dal Manzoni. Contribuirono senz’altro col buon Mariniello a completare il folto

gruppo di personaggi dei magici anni 40.

Il periodo bellico trascorse alquanto tranquillo. Si verificarono solo due episodi di un certo

rilievo. Nel 1942, una grossa mina, a seguito di una mareggiata si adagiò sull’arenile della

spiaggia grande. Fortunatamente non esplose. Gli artificieri la disinnescarono subito ed il

pericolo fu scongiurato. Sempre nel 1942 un sommergibile inglese affondò due piroscafi

italiani. Il primo , colpito da un siluro affondò subito. Il secondo piroscafo, evitò il siluro, il

sommergibile emerse e lo affondò a cannonate. I pescatori di Positano, mentre il

sommergile sparava ancora contro il piroscafo, misero le loro barche in mare e salvarono

tutti i naufraghi dei due piroscafi. La marineria di Positano non si smentì, aggiunse un’altra

bella pagina alla sua meravigliosa storia.

Nessuno venne mai a turbare la tranquillità delle numerosa colonia di profughi che

popolavano Positano.

Le tragiche vicende della guerra non toccarono, per fortuna, Positano che rimase un’oasi

di pace in quell’immane tragedia che fu la seconda guerra mondiale.

Nel 1943, quando il fronte si spostò a nord di Napoli, Positano fu destinata dal comando

anglo – americano come località di riposo per gli ufficiali dell’esercito e della marina e

Capri per gli ufficiali dell’aeronautica.

Questo avvenimento , che definirei storico, segnò l’inizio di un’ascesa qualitativa che portò

Positano fra le località turistiche più note in campo internazionale.

Positano fu conosciuta dall’èlite dell’esercito inglese e americano che, appena congedati,

tornarono con le rispettive famiglie, per le loro vacanze.

I positanesi, afferrarono al volo questo colpo di fortuna e si adoperarono al meglio per

concretizzarlo.

Il paese, guidato da un giovane sindaco, dinamico e intraprendente, il marchese Paolo

Sersale, realizzò, a tempo di record, tutte quelle opere urbanistiche per rendere il paese

all’altezza del compito che si era prefisso. Ciò fu possibile anche grazie all’ aiuto

dell’amministrazione militare alleata, che aveva tutto l’interesse a sviluppare il paese per

renderlo più confortevole e accogliente agli gli ufficiali alleati che venivano a soggiornare.

Furono così realizzate le fognature, fu potenziata la rete elettrica, furono riparate o rifatte

le scale interne ed infine fu realizzata la rete idrica di Positano, portando così l’acqua nelle

case. Per la realizzazione di quest’ultima opera il sindaco in persona, con una squadra di

operai positanesi ed alcuni camions, messi a disposizione dall’ amministrazione militare,

rubarono letteralmente i tubi in un deposito della Campania.

Gli alberghi esistenti si adeguarono subito alle nuove esigenze. Dotarono le camere di

servi propri con bagno o doccia e di riscaldamento centralizzato. Sorsero nuovi alberghi

tra cui “ Le Sirenuse” di prima categoria lusso per gli ospiti più esigenti, diverse pensioni,

tutti questi esercizi disponevano di camere con bagno o doccia ed erano tutti confortevoli.

Aumentò il numero dei ristoranti, delle trattorie, delle pizzerie e dei bar. Sorsero anche

diversi locali notturni. Il più famoso, di quest’ultimo era la “Buca di Bacco”. I fratelli Rispoli

chiamarono il pittore Kurt Kramer a restaurare il vecchio locale, adibito fino allora a

deposito per pescatori. Il maestro Kramer, rispettando l’architettura esistente ed

utilizzando i scarsi materiali dell’epoca, realizzò un locale unico per originalità, eleganza e

buon gusto.

Positano divenne di colpo il centro turistico più rinomato non solo della costiera e della

penisola, ma addirittura d’Italia. Nessun paese o città italiana vantava un numero di

alberghi con una percentuale così alta di camere con servizi privati con bagno o doccia.

Intanto dopo la liberazione di Roma alcuni personaggi importanti lasciarono Positano. Il

maestro Molinari fu chiamato a dirigere diversi concerti sia in Italia che all’estero. Molti

profughi ebrei lasciarono Positano richiamati dalle loro comunità che andavano

riorganizzandosi. A Positano rimasero molti personaggi famosi che avevano scelto il posto

come loro dimora definitiva.

Ben presto Positano fu meta di un turismo d’èlite di prima qualità. Fra questi ricordo, nel

1946, il principe Caracciolo noto per aver partecipato ed essere stato fra i promotori della

rivolta di Napoli contro le truppe naziste. I figli Nicola e Carlo (purtroppo scomparso)

frequentarono Positano per molte estati. Fece molto scalpore, a ferragosto del 1947,

l’arrivo a Positano della principessa Marella Caracciolo con un idrovolante di una

compagnia privata. I Caracciolo conducevano una vita molto semplice, prendevano in fitto

una villa di proprietà dello scultore Petrone, attualmente hotel “ Il Gabbiano “.

In quel periodo, si stabilì a Positano l’ammiraglio della marina italiana Aloisi, famoso per

aver inventati i “maiali”, come erano chiamati i mini sommergibili della marina italiana.

Un’invenzione che esaltava l’eroismo e la genialità della nostra marineria ed era un’arma

del tutto innovativa che procurò serie perdite la marina inglese. L’ammiraglio era milanese,

di corporatura massiccia ed era alto circa due metri. Si naturalizzò positanese e guai a chi

diceva una parola contro Positano o i meridionali in genere. Era un uomo di un dinamismo

eccezionale, collaborò con il sindaco Sersale a varie iniziative turistiche, mettendo a

disposizione la sua non comune esperienza di uomo di mare. Non so se fu l’ideatore, ma

certamente fu l’animatore ed il realizzatore del famoso “sbarco dei saraceni”. Una

manifestazione che prendendo spunto dalla leggenda dell’arrivo dal mare della Madonna

di Positano, si trasformava in una rappresentazione scenica di elevata emotività

suggestiva che coinvolgeva tutto il paese. Mimava una battaglia navale fra cristiani e

saraceni, con la vittoria dei saraceni a cui seguiva l’incendio del paese. Infine culminava

con la conversione dei saraceni ed il trionfo della fede verso la nostra Madonna. Si

svolgeva il 15 Agosto e ben presto divenne una manifestazione di interesse nazionale ed

internazionale. Alla manifestazione erano presenti molte TV europee che riprendevano

l’avvenimento. Ciò contribuì non poco a far conoscere ulteriormente il nome di Positano

nel mondo. All’epoca era difficile comunicare, diffondere immagini, farsi conoscere. Non

c’era la televisione e altri mezzi di comunicazione , per noi oggi comuni. Quella

manifestazione era di notevole importanza per la pubblicità che creava al paese. Verso la

fine degli anni 40 la torre di Fornillo fu acquistata dal principe Junio Valerio Borghese che

visse per qualche tempo a Positano. Attualmente vi abitano i discendenti del principe.

Negli anni 40 furono molti i pittori che vissero a Positano e svolsero qui la loro attività. Fra i

pittori positanesi ricordo innanzitutto i maestri Raffaele Bella e Ugo Passalacqua. Raffaele

Bella era una mente di una genialità poliedrica. Oltre ad essere un pittore valentissimo

era uno scultore, uno scrittore ed un bravo violinista. Si era costruito il suo studio, nella

zona di fornillo, seguendo le stesse proporzioni della cappella de’ Pazzi di Firenze. Le sue

sculture riproducevano generalmente uccelli a grandezza naturale. Erano sculture in

argento o in oro commissionategli da ambasciate straniere o personalità varie. Aveva un

modo originalissimo per crearsi i modelli. Catturava con trappole particolari che non

maltrattavano gli uccelli catturati. Poi li ipnotizzava e li manteneva in questo stato ipnotico

per il tempo che gli occorreva, infine riusciva a rifocillarli e li rimetteva in libertà. Ero

sempre affascinato a vedere come questi uccelli obbedivano alla sua volontà.

Le sculture ,poi, riproducevano in maniera impressionante i particolari più minuziosi

dell’uccello.

Come violinista si cimentava a eseguire i passi più difficili di Paganini.

Il maestro Bella era un tipo riservatissimo, chiuso. Posso considerarmi l’unico fortunato

mortale ad aver avuto accesso al suo studio ed aver avuto qualche colloquio con lui,

grazie all’amicizia che mi legava ai suoi figli.

Il maestro Ugo Passalacqua era un pittore validissimo. Svolse la sua attività fra Positano e

Roma ed , al pari con Raffaele Bella, erano entrambi allievi del maestro Caprile, sono stati

fra i più grandi pittori, se non i più grandi in senso assoluto, che siano vissuti a Positano

nel 900. Purtroppo non li ricorda né una lapide o una strada con il loro nome. Ma Positano

è sempre stata avara di un meritato e doveroso ricordo verso i suoi figli più illustri, al punto

da rasentare l’ingratitudine !

Non sarebbe giusto chiudere questa rapida e senz’altro incompleta rassegna di

personaggi senza menzionare l’opera svolta dalle suore dell’ordine di S. Giovanni Battista

de la Salle che gestivano l’asilo infantile ed il laboratorio di merletti della fondazione “Luigi

Rossi”. Questo piccolo monastero era costituito da cinque – sei suore che influirono non

poco nella vita sociale e culturale della nostra comunità. Erano dirette dalla Superiora,

suor Luisa Dato, una nobildonna palermitana, giunta a Positano agli inizi del secolo scorso

e vi rimase tutta la vita, fino al 1947. Era una donna di media statura, magra, dai modi

semplici che esprimevano la nobiltà delle sue origini. Era un’insegnante elementare

autoritaria, severa, ma piena di umanità e bontà nello stesso tempo. Godeva di un forte

carisma e rispetto da parte di tutti, allievi e non. Ricordo che non c’era giovane che

partisse per il servizio militare se prima non era andato a salutare la superiora. Aveva per

tutti una parola buona, di coraggio di speranza. Donava a tutti un santino o una

medaglietta della Madonna. Stessa cerimonia si ripeteva al ritorno, ed i suoi occhi

esprimevano la gioia di rivedere ritornare vivo e vegeto una persona cara. Un giorno ,

mentre era impegnata in una lezione con alcuni di noi, le comunicarono che uno dei tanti

giovani di Positano, mi sembra si chiamasse Salvatore Cinque, era affondato con la sua

nave e , purtroppo, era deceduto. Ricordo l’espressione di dolore del suo volto. Gli occhi le

si riempirono di lacrime, interruppe di colpo la lezione e ci portò nella loro cappella a

pregare per questo sfortunato giovane. Era una vera madre affettuosa per tutti noi o una

sorella, come si facevano chiamare tutte le suore. Era una donna di grande cultura e, nella

sua opera, era coadiuvata dalla consorella Suor Eugenia. Anch’essa proveniente da una

nobile famiglia napoletana, il cognome di famiglia era Palidoro. Si impegnarono al

massimo per insegnare a tutti noi il rispetto per se stessi e per gli altri. Se noi positanesi di

quegli anni eravamo persone educate e dotate di rispetto verso gli altri, credo che il merito

sia stato di queste due umili suore e del loro enorme carisma con cui assolvevano la loro

missione terrena. L’operato di queste suore non finiva qui . Altre due suore, suor Maria e

Suor Agnese si occupavano dell’asilo infantile. Cioè iniziava da quella tenera età un ciclo

educativo che si concludeva con la licenza elementare. Infine suor Marta, una suora

originaria di Isernia insegnò alle ragazze positanesi l’arte antica del tombolo per la

produzione dei merletti. Tale produzione si è protratta fino a pochi anni fa.

Inoltre Positano fu frequentata, in quegli anni da tantissimi personaggi di cultura che non

lasciarono traccia di se, era una meta obbligata per ognuno di loro, un tempio da visitare

quasi per obbligo. A Positano si respirava l’aria di un ambiente raffinato, di un certo livello,

pari ai personaggi che frequentavano il posto. Quest’atmosfera raffinata, nobile era

accresciuta dal carisma di essere un paese guidato da un nobile, si respirava solo quì.

Positano fu un paese guida per la costiera e la penisola sorrentina e non solo.

Grazie a questi personaggi gli anni 40 furono gli anni magici che segnarono una svolta

decisiva e irreversibile, crearono cioè le basi solide del suo futuro turistico, non solo,

crearono anche quell’atmosfera magica che fonde il reale con il surreale, la fantasia con la

realtà portandoci in un mondo magico unico nella sua essenza e nel suo modo di essere.

Francesco Talamo