Positano, le ‘Anime Cristiane mie’ di don Raffaele Talamo a 11 anni dalla scomparsa

22 agosto 2016 | 00:00
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Positano, le ‘Anime Cristiane mie’ di don Raffaele Talamo a 11 anni dalla scomparsa

Era il 22 agosto 2005, quando il nostro amato Parroco Don Raffaele Talamo, ci ha lasciati. Aveva 72 anni di cui quarantanove di sacerdozio e trentasette di parroco, tutti spesi a Positano, la cittadina che gli ha dato i natali. Nell'undecimo anniversario della sua scomparsa, riportiamo il ricordo del Padre Salesiano Don Adolfo l’Arco, amico di Don Raffaele e delle sue 'Anime Cristiane'

Nell’anima sinfoniale del nostro caro Don Raffaele Talamo viveva un’orchestra di virtù la cui direttrice era la bontà. In realtà egli, più che essere buono, era la bontà fatta persona. La bussola del nostro capitano aveva quattro punti cardinali: bontà, bontà, bontà, bontà. Ecco il suo proposito che lo illuminava come un sole. Sarò buono con tutti, sempre e a qualunque costo”. Formulò questo proposito Papa Giovanni, ma Don Raffaele lo viveva prima che sull’orizzonte della storia apparisse la grande aurora boreale. Potremmo dire che la bontà costituisse la sua seconda natura.
Molti dicono che Don Raffaele era troppo buono; ma la bontà può essere eccessiva se Gesù ci ha comandato di essere buoni come il Padre Celeste?
La bontà tende all’infinito!
Don Raffaele accettava ogni parrocchiano, senza discriminazione alcuna, gli donava tutto se stesso e lo faceva crescere a tutti i livelli.
Quell’Omone aveva la delicatezza della madre casalinga e la semplicità del bambino affettuoso. Egli poi respirava nell’atmosfera dell’umiltà.
L’umiltà da sola può diventare antipatica; la carità da sola può risultare urtante; ma la carità e l’umiltà fuse insieme generano l’energia più potente del pianeta. Don Raffaele possedeva quell’energia in sommo grado.
L’umiltà poi gli era così connaturale, che nel primo incontro sembrava che avesse l’aria di chi chiede scusa d’esistere.
Nessuna meraviglia perciò che attirasse l’affetto spontaneamente così come la calamita attira il ferro.
In lui il distacco delle cose era proporzionato all’accoglienza delle persone. Ogni parrocchiano era sicuro di avere un posto nel cuore del parroco. In quel cuore però era severamente vietato l’ingresso alle cose, specie a quelle cose che fanno perdere la vista alle persone e si chiamano soldi. Veniva finanche il dubbio se Don Raffaele sapesse contarli. Ah, si: la Chiesa doveva essere bella ed attraente, specialmente per i turisti. Si augura a tutti i mariti della maliosa Positano di aver cura delle loro spose così come Don Raffaele curava la chiesa.
Egli si staccava dal luogo sacro solo per necessità. Lì viveva tutte le ore del giorno. A casa andava solo per la parca mensa e per il breve riposo.
Nel sacro recinto era a disposizione di tutti.
In quella Chiesa viveva col cuore nel Tabernacolo ed era in compagnia della Madonna.
Nella sacrestia, aperta sul mare, accoglieva, incoraggiava, confortava, donava pace e diffondeva il suo amore da vicario di Gesù.

Don Adolfo L’Arco

Questa sera in Parrocchia alle ore 19  'Entra la Madonna', si chiudono i festeggiamenti del 15 agosto, la S.Messa con il ricordo di don Raffaele, al termire la deposizione dal trono della Statua della Madonna Assunta.