Positano a “Serate d’Autore” di Posidonia il “Viaggio Inverso” di Vito Pinto ricordando Luca Vespoli Foto e Video
Pamela Cuomo , Positanonews. Positano, Costiera amalfitana Positano a "Serate d'Autore" di Posidonia il "Viaggio Inverso" di Vito Pinto ricordando Luca Vespoli . Una serata straordinaria per "Serate d'Autore" la 3° edizione della Rassegna letteraria 2016 dell'associazione Posidonia con Media Partner Positanonews , presso il Bar ristorante "L'Incanto" spiaggia grande. Protagonista assoluto Vito Pinto, giornalista e scrittore, con il suo libro "Viaggio Inverso – Letterati, Artisti e Dive sulla Costa d'Amalfi". Un capolavoro che racchiude ben 40 personaggi celebri scelti accuratamente dall'autore stesso, raccontati in maniera minuziosa mediante aneddoti e vicende che non sono reperibili nelle biografia ufficiali. Dopo una presentazione introduttiva dell'Arch. Maria Rosaria Manzini è intervenuto il Prof. Romolo Ercolino, il quale ha condiviso dei particolari, soffermandosi su alcuni personaggi citati nel libro, il tutto accompagnato da varie esperienze personali. Ha voluto sottolineare come il tema della libertà sia oggi un elemento essenziale proprio come lo è stato in passato, anche se attualmente spesso i giovani percepiscono la libertà quasi come un fatto scontato mentre è da considerarsi un vero e proprio valore acquisito. Durante la presentazione Gian Maria Talamo, con la sua calda ed inconfondibile voce, ha condiviso col folto pubblico la lettura di alcuni brani, in particolare i passi che descrivono le personalità di Giuseppe Cinque (Palatone), Giuseppe Fusco (Prof. Peppino Girella), Vali Myers, ricordata personalmente da Gianni Menichetti con particolare emozione. Presente il vicesindaco Francesco Fusco, il quale ha evidenziato come la naturale ospitalità positanese sia un valore aggiunto alle qualità e bellezze del posto. Durante l'intero incontro, Vito Pinto più volte menzionato Luca Vespoli, per lui non solo collega ma vero amico. Dalla prefazione del libro del Prof Francesco D'Episcopo si può leggere: "La Costiera è la nostra seconda madre, il luogo selvaticamente civile, oltre che montuosamente marino". E questo deve essere per noi un orgoglio da custodire accuratamente.
Vito Pinto è un giornalista, scrittore e storico profondo conoscitore della costa d' Amalfi, esperto della "Ceramica" vietrese, con la quale Vietri sul Mare e Positano hanno in comune Irene Kowaliska, e anche molto legato a Positano. Qui era redattore e pilastro de "Il Duca" di Luca Vespoli. Sarà una serata percorso sulla nostra storia, quella della Costiera , uno sguardo al passato per guardare meglio avanti. Letterati, artisti e dive sulla Costa d'Amalfi è questo il sottotitolo di "Viaggio Inverso" (Graus editore 2016, pagg. 240 – euro 18). Una carrellata – è il caso di dire perché sono pagine che scorrono come una pellicola – di 40 personaggi celebri che Vito Pinto racconta in punta di penna, tratteggiando ritratti corposi e curiosi, con aneddoti e vicende che non si trovano nelle biografie ufficiali. Un volume nato dalle pagine del quotidiano “la Città”, con la rubrica omonima “Viaggio inverso” che Pinto ha ulteriormente arricchito, riservando ad ogni storia gli spazi propri di un libro. Come per un alfa ed un omega, l'antologia di anime innamorate della nostra costa si apre con Stefan Andres e la sua definizione di terrazza come “Un nido ben costruito con i fili del silenzio” e si chiude con il pittore Ivan P. Zagorujko, sulla cui tomba come epitaffio, scrive Pinto, è riportata la sua meravigliata esclamazione: “com'è bello il mondo di Dio”. In mezzo una galleria di figure note e meno note: da Riccardo Bacchelli a Emilio Cecchi, da Escher a Eduardo De Filippo, da Gregorovius a Ibsen, dalle figure del posto agli istrionici coprotagonisti di vicende singolari. Poi ci sono i ceramisti, conosciuti a fondo dall'autore esperto conoscitore dell'arte che ha trovato soprattutto a Vietri un suo nido: da Giovannino Carrera a Irene Kowaliska. Se molte storie sono state raccolte oralmente da Vito Pinto, altre nascono da contatti e sue frequentazioni personali, una su tutte quella con Giuseppe Prezzolini, conosciuto ai tempi del suo dolce “esilio” vietrese. Pinto era allora un giovane redattore del quindicinale “L'Amico di Vietri” e ne condivise fatti di vita raccolti sul campo. «Qui prese corpo – scrive il giornalista – uno dei suoi libri di maggiore provocazione intellettuale: “Dio è un rischio”, definito in prefazione, da Giulio Andreotti: “la storia di una ricerca, durata una vita”. Il libro cominciò a formarsi nella sacrestia della chiesa di Sant'Antonio da Padova a Marina di Vietri, con una serie di conversazioni che il Professore amava avere con il parroco don Attilio Della Porta, storico attento, con il quale si incontrava la domenica dopo la Messa». C'è poi l'incontro con il fotografo dei dive e delle dive, colui che ha seguito con i suoi scatti le coreografie dei maggiori danzatori, Alessio Buccafusca. Con lui Vito Pinto ha potuto ulteriormente “farcire” di fatti dal sapore mondano i suoi cammei. Quanto sia stretto il binomio danza-Buccafusca lo testimonia l'invito che Alessio, unico fotografo occidentale, ebbe nel 2008 dal Bolscioi di Mosca per il Galà di Danza in onore di Ekaterina Maximova e Vladimir Vassiliev. E rimanendo in tema, tra i capitoli più belli del libro di Pinto c'è quello dedicato a colui che trasformò l'isola delle sirene in “isola della danza”: Rudolf Nureyev. «Quel giorno Rudolf vide per la prima volta l'isola de Li Galli, ascoltò quell'invisibile richiamo malioso, che fu già seducente per Mjasim, e decise di comprarla: fu il suo tempio della danza tra le acque, dove spesso amava tuffarsi per rigenerarsi dalla stanchezze di un continuo esercitarsi alla ricerca impossibile della perfezione». Sono storie che non si trovano su internet e che nascono da quella straordinaria osmosi tra vita e paesaggio che la costiera rende possibile. «La Costiera – scrive Francesco D'Episcopo nella prefazione – è la nostra seconda madre, il luogo selvaticamente civile, oltre che montuosamente marino, come, sulla scia di Alfonso Gatto, ho più volte amato definirlo, dove si appagano la nostra fame e sete d'infinito». Nell'introibo, al volume, Enzo D'Antona – oggi direttore responsabile de “Il Piccolo” di Trieste e prima alla guida de “la Città” – sottolinea la straordinaria forza che il libro assume come corpus: «rileggendoli ora tutti insieme gli articoli di Vito Pinto ci sembrano appunto una cosa diversa. Dal tessuto dei grandi personaggi emerge una trama che prima non si vedeva, un insieme di piccole storie minori (…) i comprimari insomma sono diventati prim'attori accanto ai grandi visitatori».