Scene da Don Camillo e Peppone a Sant’Agnello: matrimonio rovinato

10 settembre 2016 | 00:00
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Scene da Don Camillo e Peppone a Sant’Agnello: matrimonio rovinato

SANT'AGNELLO. Sembra quasi un episodio di Don Camillo e l'onorevole Peppone quello che è accaduto a Sant'Agnello, presso il santuario di S. Giuseppe, nella giornata di ieri. E quando di mezzo si aggiungono anche i social network ecco che entrano in scena tutti i personaggi di una commedia popolare alquanto curiosa.
È don Fabio Savarese il protagonista, ex parroco della chiesa dei Santi Ciro e Giovanni di Vico Equense, dal 2013 insediato come padre spirituale al santuario di S. Giuseppe nella sua città natale. È lui a lanciare sul proprio profilo facebook l'appello al sindaco santanellese Piergiorgio Sagristani, un guanto di sfida sul tema della viabilità e della intransigenza dei vigili urbani: «Abbiamo fatto un matrimonio di ottime persone – scrive il sacerdote – e gli invitati provenivano da tutta Italia. A un certo punto della celebrazione sono arrivati i vigili e dall'altare ho detto di correre ai ripari. La chiesa si è svuotata ma non c'è stato nulla da fare. Per un'ora di sosta vietata ricorderanno la multa più che la gioia del matrimonio».
Una contestazione a muso duro che raccoglie reazioni interessanti e sintomatiche dell'approccio civico dei cittadini della penisola sorrentina. «Colpa di chi non li ha informati che a Sant'Agnello la legge è uguale per tutti – scrive un internauta – anche se sono ottime persone e provenivano da lontano. Sul corso a poca distanza vi è un parcheggio». C'è poi chi si limita a dare man forte a don Fabio, a ricordare quanto manca nella comunità lasciata e chi rincara la dose: «La legge è uguale per tutti. O quasi. Dipende da chi è il proprietario dell'auto…». 
Ma il colpo di scena arriva nel commento di una donna: «Hanno fatto bene i colleghi. Voi pensate a chi partecipa al matrimonio. Ma invece coloro che per colpa di questi soggetti restano nel traffico chi li pensa? Io una volta a Sant’Agnello contravvenzionai tutti i parenti del defunto, questi signori avevano messo le proprie macchine anche sugli alberi. Ma poi mica noi possiamo o dobbiamo sapere se alle macchine che sono in divieto corrispondono proprietari che stanno partecipando ad un matrimonio o ad un funerale…».
Ed è tutta qui la bellezza di una penisola che scalpita per diventare una città e rimane dentro sempre un po' paese.