Sorrento-Castellammare. Domenica: i commenti al Vangelo dell’arcivescovo Francesco Alfano
Ogni domenica l'arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia monsignor Francesco Alfano commenta il passo del Vangelo del giorno per i tanti internauti del mondo di internet e dei social. Un modo per stare più vicino a chi sta a casa per i più svariati motivi, perché è malato. Un appuntamento che ha già sperimentato con un ottimo gradimento durante la sua prima parte di episcopato nell'arcidiocesi di Sant'Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. E lo fa nella nostra Arcidiocesi sorrentina-stabiese registrando anche il video-commento dalle parrocchie del territorio, facendocele conoscere più da vicino nelle loro bellezze artistiche e strutturali. Anche questa domenica, il presule ci accompagna con il suo atteso commento che lo alleghiamo al passo del Vangelo.
Domenica 25 settembre – XXVI Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Luca
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Su questo passo del Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
C’era un uomo ricco…
Non è una favola, ma questa parabola di Gesù, comincia proprio con queste parole, che rimandano non a un qualche cosa di astratto, lontano, e irreale reale, ma alla storia di ieri e di oggi. Un uomo ricco, un uomo senza nome, un uomo identificato dalle cose che ha, tante, e dal modo di vivere, immerso nella ricchezza al punto da non rendersi conto di quello che gli succede attorno. Un uomo apparentemente o nell'immediato felice, contento, sazio di tutto quello che può godere. Ma non c'era solo un uomo ricco. Nella parabola di Gesù, accanto a quest'uomo a cui non possiamo dare nè un volto, nè un nome, c'è un povero.
Un povero, lui si che ce l’ha il nome: Lazzaro e questo nome rimanda all'intervento di Dio e alla sua tenerezza, la sua bontà, alla sua misericordia. Un uomo, dunque, che non ha nessuno dalla sua parte se non quel Dio che non conosce e al quale forse si affida dal quale chiede, attende, un aiuto, ma che sempre non intervenire. Il povero Lazzaro alle porte della casa del ricco, desidera qualche cosa, ma nessuno si accorge di lui. La fame lo prende. Il bisogno, materiale e non solo, di essere accolto, amato, in qualche modo preso in considerazione, è un bisogno che rimani inevaso. Il ricco e il povero, Gesù, con questa parabola, ci mette dinanzi alla realtà che viviamo, non solo, ma ci impegna e ci scuote e ci chiede di prendere posizione. Ci apre uno squarcio sull’aldilà, perché entrambi muoiono, perché la morte ci riporterà tutti nella condizione di uguaglianza, anzi c'è un capovolgimento di prospettiva, chi ha goduto soffre e soffrirà. Chi ha sofferto finalmente è nella pace, nella serenità, nel seno di Abramo. Gesù, non vuole tanto, dirci quanto accadrà nell’aldilà, quanto invece, invitarci a prendere posizione ora, ora che ne abbiamo ancora tempo, per aprire gli occhi e deciderci sulla nostra vita e preparare in qualche modo quel futuro, che Dio ci assicura e vuole che sia buono per tutti. Sì allora non vale nel racconto della parabola è espresso bene, non vale il bisogno e la richiesta, il desiderio, di essere aiutato, la sofferenza bisogna superarla ora, qui su questa terra, prima della definitività della morte e non vale nemmeno il suggerimento: manda qualcuno almeno per i miei parenti, i miei fratelli, perché non cadano in questa trappola letale. No, quello che il Signore ci offre è molto di più di un evento sensazionale. Lui, con la sua parola, Lui con l'invio del suo Figlio, lui con la sapienza di testimoni, i Santi, di cui la scrittura è piena e la nostra storia continua ad esprimere tante belle figure. Il Signore ci parla e attende da noi una risposta coraggiosa, perché, la storia non sia più così divisa e contrapposta, ma fatta di fratelli che camminano insieme verso l’incontro col Padre.
Il VIDEO COMMENTO lo trovate nella pagina facebook dell'arcidiocesi cliccando QUI