Aliberti sugli arresti decisione slittata

6 ottobre 2016 | 00:00
Share0
Aliberti sugli arresti decisione slittata

 Potrebbe slittare l'udienza al Riesame (in calendario questa mattina) per discutere l'appello presentato dalla Dda di Salerno contro il provvedimento del gip Donatella Mancini con il quale si respingeva la richiesta di arresto per Pasquale Aliberti, il fratello Nello, Luigi Ridosso, figlio del defunto Salvatore e per Gennaro Ridosso, figlio di Romolo. Richiesta presentata dal sostituto procuratore dell'Antimafia Vincenzo Montemurro. Proprio il pm questa mattina potrebbe depositare ai giudici del Riesame nuovo materiale probatorio: non solo l'esito della verifica di alcune carte e documenti ora al vaglio degli investigatori della Dia (agli ordini del tenente colonnello Giulio Pini e del capitano Fausto Iannaccone) che hanno acquisito una serie di documenti nei mesi scorsi sul caso Scafati, ma anche alcune dichiarazioni rese da Romolo Ridosso alla Dda di Salerno e di Napoli e che tirerebbero in ballo anche lady Aliberti, all'anagrafe Monica Paolino che, ricordiamo, è stata presidente della commissione regionale Antimafia prima di essere travolta dall'inchiesta che la vede indagata assieme al marito, al cognato e ad altre persone. Insomma, ci sarebbero nuovi elementi che possono dimostrare come la tesi portata avanti nei mesi scorsi dalla Procura Antimafia, sia giusta: corruzione elettorale. Il riferimento non è soltanto alle elezioni amministrative del 2013 ma anche a quelle Regionali del 2015 nelle quali il clan Loreto-Ridosso sostenne le candidatura del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti prima e della moglie Monica Paolino dopo. L'appello del pm batte sulla formulazione del reato di scambio di voto politico-mafioso, ritenendo che anche se non vi è uno scambio di danaro reale, il patto tra gli Aliberti si sia concretizzato in più occasioni. Lo sostiene Alfonso Loreto in due verbali resi alla Dda, il primo del 25 febbraio scorso, l'altro dell'11 marzo successivo. Lo confermano alcuni noti imprenditori, come Nello Longobardi, ma anche Raffaele Lupo nelle sue dichiarazioni. Ma non solo. Proprio Alfonso Loreto, in uno degli ultimi interrogatori con i magistrati, avrebbe sostenuto che «a Scafati il clan più potente è il clan Aliberti, ovvero quello capeggiato dal sindaco Pasquale Aliberti che gestisce a proprio piacimento tutti gli appalti pubblici della città e decide quindi chi deve lavorare». Una tesi che il collaboratore di giustizia, che non avrebbe mai perso i propri collegamenti con il territorio, avrebbe poi anche spiegato nel dettaglio.È sempre Loreto a parlare dell'«interessamento del sindaco di Scafati» per Andrea Ridosso e per la sua «assunzione al piano di zona di Nocera». Quindi di come «tramite il sindaco» sia entrato nell'Acse, con l'incarico di vicepresidente, Ciro Petrucci, «amico stretto di Luigi Ridosso». «Posso anche aggiungere – dice sempre il pentito – che si sono tenuti alcuni pranzi e cene alle quali hanno partecipato con le rispettive mogli Ciro Petrucci, Luigi Ridosso, il sindaco Aliberti con la moglie Paolino allorché era presidente della commissione Antiracket, Giovanni Cozzolino (lo staffista del sindaco, anche lui indagato, ndr) e Nello Aliberti a testimonianza del rapporti di amicizia con il sindaco. Pranzi tenuti tutti nel corso del 2015». E continua: «Presso l'Acse ancora non abbiamo avuto appalti ma questo solo perché ci hanno arrestato altrimenti dovevamo prendere l'appalto dei lavori di pulizia della sede dell'Acse» Petronilla Carillo Il Mattino