Forza Lorenzinho tocca a te stasera Napoli -Empoli ore 20,45

26 ottobre 2016 | 00:00
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Forza Lorenzinho tocca a te  stasera Napoli -Empoli ore 20,45
Forza Lorenzinho tocca a te  stasera Napoli -Empoli ore 20,45
Forza Lorenzinho tocca a te  stasera Napoli -Empoli ore 20,45


Otto mesi senza segnare, il brusio del San Paolo  L’attaccante azzurro pronto ad invertire la rotta


Insigne l’anno scorso ha segnato 13 reti, 12 in A e uno in Europa League, migliore prestazione annuale


Sono 189 i giorni dall’ultimo gol di Insigne, quello su rigore contro il Verona al San Paolo, era il 10 aprile…


Sono 246 i giorni che separano Insigne dal suo ultimo gol su azione: avvenne con il Milan, era il 22 febbraio….

INAMOVIBILI. L’attacco è quello, lo scandiscono i fatti: da destra a sinistra, Callejon, Mertens ed Insigne, con Giaccherini che ha la possibilità di essere considerato, sin quando la formazione non verrà ufficialmente svelata, una possibilità, e Rog che aspetta il suo (piccolo o grande) momento. Ma varie altre cose potrebbero capitare a match in corso: perché nel calcio del Terzo Millennio, certe opzioni, arrivano a sorpresa. 

Albiol non c’è e a questo punto è complicato che ci sia anche contro la Juventus: con i muscoli non si scherza e l’infortunio del 29 settembre, con il Benfica, ha lasciato tracce evidentemente ancora visibili. Ma il turnover, nel cuore della difesa, è il più piccolo dei problemi, perché il chilometraggio di Maksimovic e di Koulibaly è nettamente inferiore a quello degli altri: però va tenuto presente, chiaramente, e così, la coppia Maksimovic-Koulibaly dovrebbe comunque essere aggiornata, con l’inserimento di Chiriches al fianco del senegalese. Rispetto a Crotone, dovrebbe variare qualcosa: uno dei due esterni, sicuramente, ma Ghoulam, che ha riposato, «sente» il ruolo e va scaldato, aspettando la Juve; toccherà ad Hysaj, che è ancora un filino distante da se stesso e che ha alle sue spalle un Maggio assai propositivo. 

 Meglio guardare avanti, certo, però un’occhiata alle spalle serve per recuperare autostima, per accorgersi che c’è stato un momento in cui Lorenzo Insigne segnava (quasi) come un bomber vero: è storia recente, ma c’è pure qualche traccia remota, ed è la dimostrazione che ci sono fasi in cui tutto va meglio ed altre, come quella attuale, in cui bisogna aspettare sul limite dell’area di rigore che passi la nottata di questo trimestre grigio, il peggiore che abbia mai vissuto. L’Insigne dell’anno scorso ne fece tredici tutto compreso, e segnava anche i rigori, poi qualcosa è mutato dentro… Ma anche l’Insigne della sua prima stagione da professionista a tutto campo, stagione 2010-2011, a Foggia in serie C ne fece diciannove: e pure all’epoca era 4-3-3, di stampo zemaniano, e sulla giostra lo scugnizzo ci stava con Sau e con Farias (soprattutto). Ma non scherzava neanche il Lorenzino Insigne di Pescara, diciotto reti, e stavolta in serie B, in un attacco straripante ed in una squadra che andò di slancio in serie A. 

Uffa: ed il tiro a giro non va, ed il rigore lo parano, ed il dribbling riesce a metà…E’ il calcio, nella sua versione meno spumeggiante, quella che ti costringe ad infilarti in un tunnel ed a cercare la luce: otto mesi avvolto nella nebbia, a rivoltare il talento sottosopra per scovarne le tracce o qualcosa che avverti; ma non c’è stato più nulla da fare, da quel Napoli-Milan, per scoprire dove sia finito Lorenzino Insigne. E poi dicono che il tempo sia un galantuomo: duecentoquaranta giorni attraversati nella cupa «miseria», zero reti ed emozioni prese a schiaffi, l’estasi di quel momento è un pallido ricordo, sopraffatto da tormenti che restano e che andrebbero strozzati a modo suo, magari una sana corsa contro il vento, per urlarselo ancora. Gol, c’era una volta: ma ora che sta arrivando Napoli-Empoli, val la pena di riprovarci, perché alla terza d’andata ed alla terza di ritorno, stagione 2015-2016….. 

DOV’E’? L’Insigne trascinatore è svanito nel suo san Paolo a febbraio scorso; è riapparso – ma blandamente – con il Verona, presentandosi sul dischetto e regolandosi di conseguenza; poi è evaporato lentamente, ma progressivamente, tra sospiri e brusii, un’impazienza (che sa d’insofferenza) del san Paolo avvertita dal campo e assorbita dentro, come un virus che infetta, che inaridisce e ti svuota. C’era una volta il monello del gol, e sono stati dodici (in campionato) appena un anno fa, quando il calcio, nella sua essenza, esplodeva con veroniche e freschi merletti che da San Siro (doppietta al Milan) al san Paolo (rasoiata alla Juventus), da Empoli (parabola ad effetto dal limite area) all’Empoli (punizione all’incrocio dei pali) non ammettevano differenze sociali: il bomber «trasversale», nella sua perfezione, nel suo gelido cinismo o nella sua bellezza. 

CRISETTA. Poi il vento è diventato fastidioso e il pallone è sembrato persino troppo grande: quattro assist, tutto qua, in questo bimestre in cui Insigne va ricercando se stesso, tra le pieghe d’una crisetta ch’è stata di chiunque ma soprattutto la sua, piombato nella disperazione (autentica) al novantesimo di Napoli-Besiktas, quando il disagio è esploso. Eppure c’è stato un altro Insigne, e lo dicono i numeri, che ha saputo afferrare i momenti (anche quelli bui) e tinteggiarli d’azzurro: perché con l’Athletic Bilbao, l’estate del 2014, andò persino peggio, ma dallo scontro popolare tra un idolo e la sua gente riemerse un uomo rifatto. 

MALEDIZIONE. Gli undici metri che separano il Napoli da Insigne rappresentano l’istantanea d’un periodo in cui la contraddizione emerge chiara e va affrontata senza impedimenti psicologici: il 29 settembre, più o meno intorno alle 22 di sera, era (già) quattro a zero con il Benfica, anatomia d’un trionfo divenuto poi paradosso con le tre sconfitte consecutive, con quel rigore «maledetto» spazzato via da Fabri, con il solito, ormai ammuffito riferimento al «nemo propheta in patria». 

EPPURE. Perché è vero (quasi) tutto, ma pure l’esatto contrario e basta farsi un giro negli scaffali, perdersi tra le più recenti statistiche per accorgersi che la pressione di quello stadio è un falso problema: l’Insigne della passata stagione, il migliore per rendimento del suo quinquennio napoletano, ne ha segnati otto su tredici (Europa League compresa), in quel san Paolo che ora sembra gli stia largo, enorme, o che comunque non gli sia al fianco, non come dovrebbe, non come servirebbe. 

DIMENTICATO. Ma la memoria non aiuta e l’Insigne che insegue se stesso è costretto a correre a ritroso, sino al 22 febbraio, o magari a fermarsi per una sosta veloce al 10 aprile: il gol al Milan, il rigore al Verona, poi soltanto il peso opprimente dell’astinenza, le congetture popolari sul suo stato d’animo, l’intolleranza al primo tentativo (vano) di ritrovare la porta, di fare come quando, ed era quasi un ragazzino, prese il pallone, lo sistemò due metri fuori dall’area, lasciò che il portiere del Borussia Dortmund sistemasse la barriera e trasformò il san Paolo, spedendolo a sognare tra le stelle. 

Fonte.corrieredellosport  Michele de lucia