Giulini «La salvezza non ci basta» «Per questa stagione il nostro obiettivo è restare in A ma io voglio riportare il
«Per questa stagione il nostro obiettivo è restare in A ma io voglio riportare il Cagliari dove merita di essere»
Nella sala riunioni della sede milanese della Fluorsid è nato il Cagliari che sta meravigliando la Serie A e che, grazie alla vittoria di domenica contro l’Inter, è arrivato alle soglie dell’Europa League. Ieri mattina, attorno al tavolino scuro dove negli scorsi mesi ha pianificato insieme al suo vice Stefano Filucchi e al ds Stefano Capozucca i colpi Bruno Alves e Borriello, il presidente Tommaso Giulini ci ha parlato della sua creatura. Un’ora di chiacchierata e sorrisi: dall’obiettivo salvezza per il 2016-17 all’Europa da raggiungere nelle prossime stagioni, dallo stadio da inaugurare ad agosto al progetto Sant’Elia 2020. In mezzo i complimenti per la sua squadra, per Melchiorri e per Rastelli, la spiegazione del no di mercato a Balotelli, ma anche qualche suggerimento per il ct Ventura.
Giulini, è giusto per i tifosi sognare l’Europa League?
«Quest’anno il nostro obiettivo è la salvezza. Dopo la tremenda retrocessione del 2014-15, dobbiamo fare un passo alla volta, ma non nascondo che in futuro il mio obiettivo è riportare questa splendida società dove per tradizione merita di stare. Vogliamo fare come il Sassuolo. Da agosto in poi, quando saremo nella nostra nuova casa, punteremo più in alto».
A che punto sono i lavori del nuovo stadio?
«La tribuna centrale presente all’Is Arenas è stata smontata e a febbraio-marzo verrà rimontata. A inizio 2017 inizieranno anche i lavori al nuovo terreno di gioco, mentre le curve e i distinti che stiamo utilizzando adesso saranno smontati a fine campionato. Tutto sarà pronto per l’inizio della Coppa Italia: avremo un impianto da 16.000 posti, uno stadio all’inglese, con poca distanza tra i tifosi e il campo. Sarà molto suggestivo e sentire il calore della gente nel nostro… catino aiuterà la squadra».
Ha già in mente un nome per il nuovo impianto?
«Stiamo lavorando con potenziali partner per il naming e speriamo di chiudere una delle trattative avanzate che abbiamo».
Dopo Agnelli e Pozzo, Giulini è il terzo presidente a dotare il proprio club di un nuovo stadio.
«Non ci fermeremo qui perché nel 2020 c’è il progetto del nuovo Sant’Elia che sarà una vera e propria cittadella dello sport. Se vogliamo risolvere i problemi del nostro calcio bisogna portare avanti un programma di 5 punti: 1) sviluppo delle infrastrutture, 2) valorizzazione dei vivai e dei giovani italiani, 3) equa ripartizione dei proventi dei diritti tv, 4) diminuzione del carico fiscale sulle società, 5) creazione di una governance forte in Lega. Per attirare gli investitori non vedo altre strade: non ci sono molti Giulini disposti a comprare, per esempio, un club che non aveva neppure uno stadio dove giocare come il Cagliari nel 2014…».
Dalla politica al calcio giocato, la vittoria di San Siro le ha fatto passare la rabbia per il rigore poi sbagliato da Icardi?
«Sì, ma quando ho visto che l’arbitro indicava il dischetto… E’ stato bravo Storari che è rimasto in piedi fino all’ultimo e ha costretto Icardi ad allargare troppo il suo tiro. Non lo avesse fatto, Marco avrebbe parato. Da ex portiere vi dico che quel rigore non lo ha sbagliato Icardi, ma lo ha “parato” Storari».
Icardi e Storari sono accomunati dalla lite con i tifosi.
«Non entro nel merito delle decisioni prese sulla vicenda dall’Inter perché non mi compete. Il problema però sta a monte: un ragazzo di 23 anni non può certo pensare di scrivere un’autobiografia e l’unica cosa che deve avere in mente è sudare per la maglia. Soprattutto Icardi che ha tutto per diventare uno dei più grandi campioni in circolazione».
Icardi si è tenuto la fascia da capitano, mentre voi l’avete tolta a Storari. Perché?
«L’obiettivo primario della società, dell’allenatore e dei giocatori è il risultato e questo arriva attraverso l’armonia di tutte le componenti, interne ed esterne. Il Cagliari che sta andando ben oltre le aspettative sta beneficiando anche della decisione presa dal nostro tecnico quando ha cambiato capitano».
Storari ha metabolizzato il provvedimento?
«Ha confortato l’allenatore reagendo… da vero capitano e si è confermato un professionista esemplare».
Domenica quanto vi ha aiutato il clima surreale che c’era a San Siro?
«Di certo non ha favorito l’Inter. Noi però ci siamo guadagnati i tre punti con la prestazione e sono d’accordo con Rastelli quando dice che non tutti hanno riconosciuto i meriti del Cagliari. Abbiamo disputato un primo tempo attento e una ripresa superlativa».
Rastelli ha sorpreso anche lei con l’esclusione iniziale di Borriello?
«No perché sapevo che tipo di partita aveva in mente. E poi Borriello ha giocato una mezzora di grande livello: lui, Isla e Barella ci hanno dato una bella spinta».
Adesso però Borriello non segna da un mese.
«Non credo sia importante. Abbiamo 5 attaccanti di valore e se uno andrà in doppia cifra nei gol non avremo problemi a salvarci».
Melchiorri è a quota 2 centri in 2 partite: facessero tutti come lui…
«Dopo quello che ha vissuto (il tumore sconfitto, ndr) si merita ogni soddisfazione. E’ un giocatore che adoro e lo seguivamo da quando era stato svincolato dal Padova. Se fosse per me, finirebbe la sua carriera al Cagliari. Lo scriva, per favore: da noi lui ha un contratto a vita».
E’ vero che in estate aveva pensato di prendere Balotelli?
«Mi è stato proposto, ma non era il giocatore adatto. Sono felicissimo di avere Borriello, un centravanti da Nazionale per impegno e serietà».
Ha altri “consigli” per il ct Ventura?
«Se penso a domenica, dico Ceppitelli e Di Gennaro, uno che in una grande squadra in futuro potrà fare anche il centrale di centrocampo».
Passata l’amarezza per lo sgarbo del Milan su Mati Fernandez nelle ultime ore di mercato?
«Sì anche perché siamo caduti in piedi con Tachtsidis: se in mezzo al campo abbiamo trovato un certo equilibrio lo dobbiamo principalmente a lui».
Se dovesse indicare un’operazione che ha concluso… contro ogni pronostico, quale sceglierebbe?
«Quella di Bruno Alves. Mi è venuto a trovare a Milano con suo padre e abbiamo firmato il contratto dopo due incontri nello stadio di Wembley, in un’atmosfera magica (prima dell’amichevole Inghilterra-Portogallo di inizio giugno, ndr), senza bisogno di procuratori o intermediari. Dopo poche settimane ha vinto l’Europeo e ho avuto la conferma che avevamo fatto un colpo pazzesco».
Per quali giocatori ha rifiutato offerte importanti?
«Joao Pedro e Farias ce li hanno chiesti parecchie squadre, ma non abbiamo voluto cederli».
Se ripensa allo scorso mercato ha rammarichi?
«Diciamo che da Rincon non eravamo lontani».
Il centrocampista del Genoa può tornare ad essere un obiettivo a gennaio?
«Non credo perché Ionita, Farias e Joao Pedro saranno pronti e ci daranno lo sprint per salvarci con qualche giornata in anticipo».
Ha fatto un voto in caso di salvezza?
«L’ho fatto in caso di decimo posto, ma non ve lo dico. La salvezza quest’anno equivarrebbe alla vittoria dello scorso campionato di Serie B».
A proposito dello scorso campionato, la panchina di Rastelli è sempre stata salda oppure…
«La interrompo subito: Rastelli non è mai stato in bilico. E’ bravo, giovane, umile e da quando è arrivato a Cagliari è cresciuto tanto. E’ un buon allenatore, ma non ancora il fuoriclasse che può diventare».
Se si salverà, ha pronto per lui un altro rinnovo di contratto?
«Spero di parlarne a fine stagione».
Si aspettava di sfidare la Fiorentina guardando i viola dall’alto in basso?
«Sinceramente no anche perché la Fiorentina ha una squadra che gioca bene e un tecnico che stimo molto. Vedrete che risalirà. Noi però domenica giocheremo in casa e avremo un piccolo vantaggio perché i viola saranno impegnati giovedì (domani, ndr) in trasferta in Europa League».
Dopo aver battuto da ex dirigente ed ex tifoso la sua Inter, le sono rimasti sogni nel cassetto?
«Sono il primo presidente del Cagliari che ha vinto due volte a San Siro contro i nerazzurri, ma ora mi piacerebbe vincere anche con il Milan».
fonte:corrieredellosport