Juventus – Napoli sale la tensione De Laurentiis risponde al pipita Higuain

28 ottobre 2016 | 00:00
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Juventus – Napoli  sale la tensione De Laurentiis risponde al pipita Higuain
Juventus – Napoli  sale la tensione De Laurentiis risponde al pipita Higuain
Juventus – Napoli  sale la tensione De Laurentiis risponde al pipita Higuain
Juventus – Napoli  sale la tensione De Laurentiis risponde al pipita Higuain

Serie A undicesima giornata, DOMANI 29 ottobre alle ore 20:45 si gioca Juve-Napoli

in caso di successo AZZURRO, i bianconeri si ritroverebbero con un solo punto di vantaggio sul secondo posto; viceversa, gli azzurri scivolerebbero a -7 se dovessero vincere i padroni di casa. Nella passata stagione decise un gol di Zaza allo scadere.

Juventus: Buffon; Bonucci, Barzagli, Chiellini; Dani Alves, Khedira, Hernanes, Pjanic, Alex Sandro; Higuain, Mandzukic.

Napoli: Reina; Hysaj, Maksimovic, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon, Mertens, Insigne.

Juve-Napoli, duello in cinque mosse scheggia Mertens contro la super difesa E per fermare Higuain è pronta la gabbia Koulibaly-Maksimovic

Sfida Higuain «Una doppietta contro il Napoli»

Il numero uno risponde all’ex attaccante azzurro. «Il Pipita sa che anche senza Milik siamo pericolosi e competitivi» De Laurentiis: «Se dice così è perché ci teme»

Nicolas Higuain, fratello-agente di Gonzalo,  
30 giugno   «A mio parere, il progetto non è all’altezza di Higuain. Napoli gli ha dato molto e viceversa, ma  
i giovani non vanno bene  per competere con i bianconeri» 

Aurelio De Laurentiis, 20 luglio«Higuain alla Juventus?  
Mi sembrerebbe un misunderstanding, andava a cantare sotto  
la curva… sarebbe un tradimento verso se stesso»  

Comunicato Juventus, 26 luglio  
«Juventus Football Club S.p.A. comunica l’acquisizione a titolo definitivo (…) a fronte di un corrispettivo di 90 milioni» 

Tweet Napoli, 26 luglio  
«La Juventus Football club ha esercitato la clausola rescissoria per l’acquisizione  
delle prestazioni sportive  di Gonzalo Gerardo Higuain»  

 Maurizio Sarri, allenatore Napoli, 27 luglio

 «Mi aspettavo che facesse almeno una telefonata, almeno cinque minuti prima delle visite mediche. Sono abbastanza vecchio, però, per non meravigliarmi» 

Maurizio Sarri, 20 agosto  
«Qualche esponente della Juve  
ha parlato di Higuain quando era ancora del Napoli, questa cosa  
mi ha fatto girare i c…, ora non ne voglio parlare» 

Giuseppe Marotta, 20 ottobre
«Abbiamo fatto tutto alla luce del sole. Abbiamo avvertito il Napoli dell’intenzione di esercitare la clausola. 
De Laurentiis è istintivo e passionale 
Se Higuain fosse stato un brocco  
non ci sarebbero state polemiche, prese di posizione al limite del lecito e offese gratuite» 

Affinché sia chiaro (e non ci siano dubbi): perché, al di là dell’enfasi, Juventus-Napoli sta per cominciare e l’attesa va ingrossandosi. «Più si avvicina la partita, più cresce la tensione». L’ha detto Cristian Maggio, che non è solo il vicecapitano d’una squadra completamente immersa in questa enorme vigilia, ma anche uno dei senatori, verebbe da dire la coscienza d’un gruppo, colui il quale conosce le sfumature di gare che restano dentro, ancor prima di iniziarle. Maggio ne ha giocate, e tante, dunque ne ha vissute: è alla sua nona stagione in maglia azzurra, è già oltre le duecento partite in campionato, è anche il più «vecchio», dunque il più saggio, quello che ha più calcio degli altri alle spalle e che su Kiss Kiss l’ha detto. «Sarà dura, ma chiediamo il massimo. E comunque, la gara si avvicina e la tensione aumenta». La grande sfida è per chiunque, anche per la stampa straniera: da mercoledì mattina, a Napoli, ci sono due inviati – una giornalista e un fotografo francesi – per raccontare una partita che non può essere eguale a un’altra. 


Guida la Juve, e fin qui nulla di nuovo. Ma in questo avvio di stagione di strano c’è che, alla decima giornata, tutte ma proprio tutte, hanno perso almeno due partite. Juve inclusa. Non accadeva da oltre mezzo secolo, dal 1962 per la precisione. E nella storia della Serie A a girone unico è un’eventualità che si è verificata solo altre tre volte. Nel 1939-40, nel 1947-48 e, appunto, nel 1962-63. 
Guida la Juve, davanti a Roma e Napoli: due sconfitte a testa. Lì dietro hanno fatto tutte peggio, a parte Lazio, Fiorentina e Genoa che hanno due ko in bilancio proprio come il trio di testa, pagando in classifica qualche pareggio in più. Il Milan a Marassi ha incassato la terza sconfitta stagionale, l’Inter è già a quota quattro. Un avvio di stagione anomalo: più equilibrio negli scontri diretti tra le big ma pure colpacci a sorpresa delle outsider. Con una certezza: in questa fase, la differenza sta nella capacità di ridurre al minimo il numero di match con punti lasciati sul campo. La Juve ha fatto 8 vittorie su 10, senza mai pareggiare. E oggi un pareggio è più vicino a una sconfitta che a una vittoria, sia dal punto di vista squisitamente aritmetico che sul piano simbolico. 
Un anno fa, dopo dieci giornate, Roma, Napoli e Inter avevano perso una sola partita a testa, con i giallorossi in vetta alla classifica davanti ai partenopei. La Juve, dopo la doppia sconfitta nelle prime due giornate, era arrivata a collezionare altri due ko nel periodi di riferimento e di punti in classifica ne aveva appena 12. 

STAGIONE 1939-40 

Dopo dieci giornate, in testa alla classifica c’erano Inter e Bologna, con 14 punti a testa e una sconfitta in più per i nerazzurri (3) rispetto ai rossoblù. Particolarissima quella classifica parziale, perché in effetti gli emiliani furono gli unici a tenersi sotto i tre ko a quel punto della stagione. Lo scudetto lo vinse poi l’Inter, davanti al Bologna: i nerazzurri chiusero con una sconfitta in più sul groppone ma vincendo lo scontro diretto all’ultima giornata proprio contro gli emiliani. Pochi giorni dopo, l’Italia sarebbe entrata in guerra. Era l’Inter guidata da Cargnelli, l’Inter che il fascismo aveva ribattezzato Ambrosiana, l’Inter che fece all’improvviso a meno di Meazza. In quelle prime dieci giornate i ko arrivarono sempre in trasferta: Venezia, Bari, Trieste. 

STAGIONE 1947-48 

Dopo dieci giornate, nel 1947 in testa c’erano Torino e Juventus a pari punti (15) ed entrambe già inciampate due volte. Alla fine vincerà il Torino, il Grande Torino, trascinato dai gol di Mazzola e allenato da Sperone. Un anno dopo, Superga. In quelle prime dieci giornate la formazione granata aveva perso in trasferta, sempre di misura (1-0), a Bari e Bologna. In tutto il resto del campionato sarebbero arrivate solo altre due sconfitte. Al secondo posto il Milan, staccato di 16 punti, con addirittura 12 sconfitte nel suo ruolino di marcia. Stagione particolare, con 40 giornate perché le squadre al via furono 21. 


STAGIONE 1962-63 

Alla decima giornata in vetta il trio Bologna, Spal e Juventus con 14 punti. Tre sconfitte per i rossoblù, due a testa per Juve e Spal, come per l’Inter, quarta con 13 punti. Sarà proprio l’Inter a vincere lo scudetto davanti alla Juve, con 4 punti di vantaggio. La Grande Inter di Herrera aveva perso a Catania e poi in casa con l’Atalanta in quell’avvio di stagione. Il primo scudetto dell’era Moratti sarebbe arrivato dopo una lunga rincorsa alla Juve, concretizzatasi nel girone di ritorno con l’aggancio e la fuga dopo il successo nello scontro diretto. 

La luna di fiele è già cominciata: non ci sono confetti, né carinerie, manco un filo di dolcezza, perché, guagliù, scurdammoce o passato. «In campo non ci sono amici». Voi pensate che sia Juventus-Napoli e invece c’è dell’altro, c’è un filo (spesso) d’amarezza – e non è solo malinconia – che magari non va catalogata come livore, però si chiama egualmente risentimento o forse è disillusione o magari delusione. Qualcosa ch’è rimasta dentro, dopo quell’addio, senza un sms, senza una telefonata, senza un cenno: arrivederci, amico; e, come s’usa in questi casi, c’è chi (simbolicamente) ha strappato via il poster dalle pareti della memoria e non ha neanche finto di nascondere ciò che avverte. 

REVIVAL. Si rivedranno, ovvio, nella nebbia della vigilia, allo Juventus Stadium, prima che cominci, incrociandosi nello spogliatoio e qualcosa si diranno, oltre quanto è già stato anticipato. Ma ciò ch’è rimasto, di quell’anno fantastico, trentasei reti e la storia per el pipita, è nelle espressioni così serie, trancianti, che s’avvertono sin da quando Juventus-Napoli è cominciata, con quel sorriso amaro di Maurizio Sarri che ha anticipato la rumba: «Come lo saluterò? Come farei con un figlio che t’ha fatto incazzare». Anche il Napoli nel suo piccolo s’è arrabbiato e non bisogna neppure rivolgersi alla dietrologia per scoprire ch’è rimasta una ferita in chi come Ghoulam con Higuain ha condiviso il tempo e che con i microfoni di Mediaset aperti non si nasconde: «Di Higuain a me non interessa nulla. Non parlerò di lui più che degli altri giocatori della Juventus, che è una squadra piena di campioni». E’ come se fosse calato un velo per coprire quel triennio denso di magìe, di codici acquisiti: la fuga di Ghoulam sulla fascia mancina, il traversone arcuato sul primo palo, el pipita che arriva e gira di sinistro all’incrocio dei pali. Però la conversione di luglio ha colpito direttamente al cuore e mica solo la città, ma anche in quel microuniverso in cui si affronta la vita assieme. 

DIMENTICATO. Prima che il pallone cominci a rotolare e faccia di Juventus-Napoli (ma seriamente) la madre di tutte le partite, sarà inevitabile rivedersi, magari seppellire con un sorriso questa vena di tristezza che s’avverte in chiunque e che Allan diffonde a mezzo stampa attraverso Espn: «Il suo addio è stato un duro colpo». A cui c’è un solo modo per rispondere, ora che il calendario ne offre l’occasione: tentando di pizzicarlo dialetticamente, lasciandogli almeno intuire il senso pieno d’una delusione avvertita nella pelle da una squadra che tiene un atteggiamento rigorosamente piccato. «E’ stato difficile accettarne la partenza, perché è andato ad una diretta concorrente. Però chi è venuto l’ha fatto dimenticare in fretta». 

PROVOCAZIONE. Era già che Juventus-Napoli non potesse essere una partita come le altre: mai accaduto in passato, mai possibile in futuro. Però stavolta c’è questa sensazione vagamente nostalgica, chiaramente astiosa, che spruzza via da ogni angolo del campo, mentre altrove, in Presidenza ad esempio, De Laurentiis – all’inaugurazione del Luneur – ha sparso gocce di provocazione. «Io a Torino non vado, perché rispetto le scelte delle autorità ma sono solidale con i tifosi del Napoli a cui la trasferta è stata negata. Quanto a Higuain ed al suo desiderio di segnare una doppietta, non ho molto da dire: io non ci vedo invidia, in quelle parole, ma la considerazione per una squadra pericolosa che, nonostante l’infortunio di Milik, ha ventisette calciatori di valore. Qui c’è ricchezza. Io a Sarri dico sempre: non ti preoccupare, divertiti e fai divertire. Noi ce la giocheremo e poi vedremo a maggio dove saremo». Palla (avvelenata) al centro. 

fonte:corrieredellosport    michele de lucia