Napoli rialzati -troppi gli errori dei singoli difesa disastrosa Jorginho, altro errore e sparisce Maggio

20 ottobre 2016 | 00:00
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Napoli rialzati -troppi gli errori dei singoli  difesa disastrosa   Jorginho, altro errore e sparisce Maggio
Napoli rialzati -troppi gli errori dei singoli  difesa disastrosa   Jorginho, altro errore e sparisce Maggio
Napoli rialzati -troppi gli errori dei singoli  difesa disastrosa   Jorginho, altro errore e sparisce Maggio
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Napoli rialzati -troppi gli errori dei singoli  difesa disastrosa   Jorginho, altro errore e sparisce Maggio
Napoli rialzati -troppi gli errori dei singoli  difesa disastrosa   Jorginho, altro errore e sparisce Maggio

  Mertens è stato il migliore in campo mentre gli errori del portiere sono stati pesanti 

Reina  incoraggia Lorenzo e chiede al San Paolo «Non dovete fischiarlo»

Festival di errori nella difesa del Napoli. A parte quello di Jorginho, che è unico responsabile del raddoppio turco, non è spiegabile il primo: quattro napoletani (Koulibaly, Chiriches, Maggio e Callejon, più Reina) contro due del Besiktas (Quaresma e Adriano). Sul terzo mancata uscita di Reina.


Mamma, li turchi: e quel che resta d’una nottata «pazzesca», sono le tenebre che inghiottiscono il Napoli, lo trascinano (ben) dentro a un tunnel, livido nell’anima. Il Calcio è un paradosso e la Grande Bellezza è un ricordo ch’emerge nelle statistiche e in momenti dell’esibizione, ma che viene poi sfregiata da una serie di scarabocchi difensivi, da un’ora e mezza nella quale c’è intensità che si mescola alla scelleratezza, in un cocktail avvelenato che schioda (tutte?) le certezze e scatena il pathos per una qualificazione che sembrava blindata e che invece, almeno aritmeticamente, apre qualche crepa con le due trasferte nell’orizzonte di Sarri. «E’ un periodo in cui ci complichiamo la vita da soli. Ma ora bisogna tornare a essere spensierati, a liberarci dalle pressioni create da etichette che ci siamo ritrovati e che non ci appartengono: siamo una squadra giovane, che ha un suo percorso da fare, ed abbiamo delle qualità che anche contro il Besiktas sono emerse».  



FORZA, RAGAZZI. I numeri, spietati che sono, sottolineano leggerezze fatali d’una difesa che ne ha presi tanti, troppi, in 290 minuti e se qualcosa è cambiato, dal finale del Benfica a questo Napoli-Besiktas che diventa un’ora e mezza indigeribile, ci sarà una causa (almeno una) nella quale Sarri vuole andare a (ri)vederci chiaro. «Stavolta, mi sembra che l’errore sia capitato in occasione del primo gol. Sul secondo, invece, eravamo in possesso di palla, l’abbiamo regalato noi. In generale, non ci sta andando niente per il verso giusto, anche il 3-2 loro era viziato da fuorigioco: però non inseguiamo alibi, siamo consapevoli di queste difficoltà che stiamo vivendo e dobbiamo rialzarci in fretta. Ne abbiamo le possibilità». 



IL CASO. Ma è una serata «rivoluzionaria», perché riscrive (inizialmente) le gerarchie d’una squadra che all’improvviso si ritrova con un centravanti (vero) sconsolato nella sua panchina: la Champions di Gabbiadini sa, in avvio, di languida sentenza e l’esclusione dalla formazione che va incontro al Besiktas stavolta contiene in sé i caratteri d’una bocciatura che va metabolizzata rapidamente, che viene scalciata via andando sul dischetto, mentre intorno c’è il gelo, quasi il terrore, essendo reduci dall’errore di Insigne. E’ un caso, almeno per un po’, sino a quando Gabbiadini non mostra il coraggio di provarci dagli undici metri, e comunque resta una scelta, cui Sarri offre l’interpretazione tecnica: «Volevo una squadra più brillante, con i tre piccoletti in avanti, in maniera da non dare riferimento. E comunque in attacco non abbiamo avuto problemi, perché occasioni ne abbiamo create».  

OTTIMISMO. Tre: e lo chiamano numero perfetto. Tre reti dala Roma, tre anche dal Besiktas e fanno sei; e tre sconfitte, una dietro l’altra, che strappano quel velo di felicità diffusa in una Napoli trasformata nella sua espressione, ora greve e pensierosa. Ma c’è una stagione davanti a Sarri ed è a ciò che avanza, ed è tanto, che nelle nuvole di fumo delle sigarette c’è da lanciare lo sguardo impregnato d’ottimismo. «Io ho visto buone cose e rispetto alla sfida con la Roma ci sono stati miglioramenti indiscutibili. Le sensazioni sono state a lungo positive, perché si è giocato bene per larghi tratti; dobbiamo toglierci la preoccupazione da dentro, essere leggeri come eravamo di recente». 

LE LACRIME. Perdere fa male, sempre, ma così lascia il segno, è una cicatrice nella coscienza di Lorenzino Insigne, che al triplice fischio, quando ormai è irrimediabilmente finita, non riesce a trattenere le lacrime, a pensare ch’è dura digerire il rigore sbagliato e le scorie che lasciano i turchi. E’ un pianto sconsolato, prima lento e poi straripante; e il calcio, però, offre (immediatamente) un’altra possibilità che Sarri fa sua, per sé, per i suoi: «Ci spiace per la sconfitta, avevamo rabbia e si è visto. Ora ne abbiamo di più». 

Altro che qualificazione con anticipo storico, altro che rilancio, il Napoli ha perso al San Paolo, dove in Champions era imbattuto, una partita strana, ma piena di errori, alcuni davvero imperdonabili. Ha giocato di più, attaccato di più, concluso di più, ma ha preso tre gol, quanti ne aveva incassati sabato dalla Roma, e ha infilato la sua terza sconfitta consecutiva, campionato compreso. Ma il punto più doloroso è che adesso torna in discussione anche la qualificazione, Besiktas e Benfica rientrano in corsa e il Napoli dovrà giocare sia a Istanbul che a Lisbona. Non hanno convinto le scelte di Sarri, soprattutto il ripescaggio di Chiriches e Maggio in difesa. Ma solo uno, di tutto il Napoli, ha fatto la partita giusta, Dries Mertens. Il resto no. Soprattutto in difesa, un tempo, la forza di questa squadra. 

ILLOGICO. I due gol nel primo tempo del Besiktas erano uno sfregio sulla logica della partita del Napoli, ma trattandosi di calcio, quindi di una materia priva di logica, ci stavano tutt’e due. E’ da ingrati rifiutare i regali e il Besiktas è una squadra ben educata: il Napoli ha offerto due pacchi dono e i turchi hanno accettato di buon grado, anche perché in attacco si erano visti solo nelle due occasioni da gol. Sul primo, di Adriano, l’errore è stato collettivo e ha coinvolto mezza squadra: Hamsik ha lasciato la libertà a Necip Uysal per il tocco in area per Quaresma; Koulibaly ha consentito all’esterno campione d’Europa di crossare dal fondo; Chiriches ha fatto passare il pallone e non si sa perché; Maggio non ha chiuso su Adriano (ed era il suo uomo); e Callejon, che chiudeva la linea, era troppo distante. Eppure quel cross era di facile lettura: è mancata soprattutto l’intesa fra Chiriches e Maggio, i due difensori ripescati a sorpresa da Sarri. Sul secondo gol, di Aboubakar (il grande incubo del Napoli), c’è stato un unico vero, incomprensibile e imperdonabile errore di Jorginho che, appena pressato (ma appena appena) vicino alla linea di centrocampo si è alleggerito di tanta responsabilità scaricando la palla indietro verso Reina, solo che il passaggio era debole, il centravanti camerunense si è avventato sul pallone e l’ha messo dentro. 



SOLO NAPOLI. Una follìa e un errore hanno portato il Napoli negli spogliatoi con il risultato da recuperare. La partita era sua ma non bastava. Serviva, oltre alla brillantezza, una solidità difensiva che non c’era più. La squadra di Sarri aveva iniziato a dominare la gara dal primo minuto, aveva creato almeno quattro occasioni da gol, tenuto palla e spinto il Besiktas sempre più dietro. Il centravanti pocket, Dries Mertens, stava mettendo in chiara difficoltà la coppia centrale Marcelo-Tosic. Ha segnato su assist di Callejon, ha sbagliato un gol di testa su assist di Insigne, ha tirato di continuo. Spesso, però, il Napoli ha sbagliato la scelta finale: dalle fasce sono piovuti cross alti per il belga e Insigne, non certo fenomeni del gioco aereo. Ogni tanto si dimenticavano che Gabbiadini era in panchina. Ma al 45' il problema era serio. Gli azzurri erano riusciti a riprendere il risultato e continuavano a marciare spediti verso la porta di Fabri, come se la rete di Adriano non fosse stata che un incidente di percorso. Ma ora, col raddoppio dei turchi, doveva cominciare di nuovo da capo. 

I DUE RIGORI. Dopo 5’, Insigne si è fatto parare da Fabri il rigore che avrebbe rimesso tutto in equilibrio, non solo il risultato. Tanto per cambiare, era stato Mertens a procurarselo anticipando il portiere, che poi l’ha steso. Il Napoli si è spento, Sarri l’ha rivitalizzato con la prima mossa a sua disposizione: Gabbiadini per Insigne, tramortito dall’errore dal dischetto. Ma c’è voluto ancora Mertens a sistemare le cose. Erkin lo ha afferrato in area e lo ha buttato giù. Gabbiadini ha agguantato il pallone, voleva il gol e l’ha segnato col secondo rigore della serata. C’era il tempo per vincere anche questa partita, invece il Napoli l’ha persa col raddoppio di testa di quel gigante di Aboubakar che ha segnato in posizione di fuorigioco, dopo una punizione di Quaresma. Anche in quel caso, Koulibaly e soprattutto Reina si sono fatti fregare. 

 La partita Napoli-Besiktas è passata alla storia ancor prima che le squadre scendessero in campo: perché i 28.502 spettatori che ieri erano presenti al San Paolo rappresentano il minimo storico in Champions nella storia azzurra. Mai così. Mai così intimi, da queste parti, quando c'è stato da inchinarsi alla regina delle coppe d'Europa: cancellato, ovviamente in negativo, il precedente della sfida con l'Arsenal, ultima giornata della fase a gruppi dell'edizione 2013-2014, nonché beffa colossale sottolineata dalle lacrime da eliminazione di Higuain, seguita da 34.027 rappresentanti del popolo azzurro. Un mezzo flop insomma, sebbene annunciato, sia rispetto ai 41.281 spettatori registrati con il Benfica in occasione dell'esordio casalingo, sia rispetto ai 46.078 che sabato hanno masticato l'amarezza della prima sconfitta in casa in campionato dell'era Sarri con la Roma. Duemilacinquecento persone, tra l'altro, sono arrivate al seguito del Besiktas: un viaggio piacevolissimo.  

                                            LA MOVIOLA

Insigne non era in off-side Ci sono i 2 rigori su Mertens

Appare sufficiente l’arbitraggio del russo Karasev. 

PRIMO TEMPO 

7’- Hamsik sgambetta Quaresma in ripartenza. Sulla punizione del Besiktas, Tosic non controlla il rimbalzo della palla e la colpisce con la mano. 
12’- Regolare la posizione di Quaresma sull’assist del gol di Adriano. 
18’- Sul passaggio filtrante di di Insigne regolare la posizione di Mertens sulla conclusione deviata in angolo da Fabri. 
23’- In fuorigioco Quaresma su lancio di un compagno, palla irraggiungibile l’arbitro lascia correre. 
26’- Fallo da dietro di Erkin su Mertens: l’arbitro si limita a redarguirlo verbalmente. 
34’- Fuorigioco di Aboubakar su lancio di Adriano, segnalato prontamente dal guardalinee. 
43’- Posizione regolare di Insigne su lancio di Jorginho, il guardalinee ferma l’attaccante solo davanti a Fabri. 
45’- Maggio entra deciso su Adriano e rischia il giallo. 

SECONDO TEMPO 

4’- C’è contatto in area tra Fabri e Mertens: rigore concesso da Karasev. 
8’- Giusto il giallo a Maggio per fallo su Adriano che protesta e viene a sua volta ammonito. 
23’- Trattenuta di Erkin che sbilancia Mertens in area. L’arbitro concede il secondo rigore al Napoli e ammonisce Erkin per proteste. 
31’- In fuorigioco Gabbiadini su suggerimento di Callejon: gol giustamente annullato. 
41’- Aboubakar in posizione irregolare sul calcio di punizione di Quaresma: gol da annullare. 

                                       Le pagelle

Jorginho, altro errore e sparisce Maggio in ritardo, poco Ghoulam


MERTENS 7 

Il gol (il terzo in altrettante partita di Champions in questa stagione) è da centravanti vero, altro che “falso nueve”; un altro lo demolisce, sempre attaccando o governando lo spazio; avesse lo stacco, sul cross di Insigne, poi, s’eleverebbe alla gloria. E’ tanto, tantissimo, straripante. 

CALLEJON 6,5 

Lo trovi nelle occasioni che valgono: il gol, il rigore procurato. E’ una certezza tattica, ma anche una fonte d’ispirazione. Fa il diavolo, come sempre verrebbe da dire, ma pure pentole e coperchi. 

GABBIADINI (20' st) 6 

Quello non è pallone, è un cubo di cemento: lo va a prendere, lo vuole, lo scaraventa in porta. Poi si discuterà sul ruolo, ma il carattere che volevano eccolo qua. Primo gol in Champions in carriera. 

ZIELINSKI 6 

Gli strappi sono a corrente alternata, ma ha eleganza per liberarsi di Hutchinson che gli sta addosso sin dal primo scatto. Il “taglio” dentro per Callejon, dal quale germoglia il primo rigore, è classe allo stato puro. 

DIAWARA (28' st) 6 

Entra nella tormenta e non ha vergogna di andare a prendere la palla, di giocarla anche nello stretto, di mostrarsi sfrontato. 

HAMSIK 5,5 

Lancia per Callejon (e per la platea) ed il pareggio nasce da quella folgorazione. Ha però tempi morti troppo lunghi, nei quali evidentemente deve prendere fiato. 

REINA 5 

Può soltanto assistere alle “esecuzioni” del (terrificante) primo tempo; però sul terzo gol viene schiacciato, ed è giustificato dal caos che ha davanti. 

L. INSIGNE 5 

Piccoli ricami che restano però dettagli: sembra ossessionato dal rispetto degli schemi e inaridisce la libertà del proprio talento. Il rigore è calciato con la paura dentro, in faccia, e da quel momento esce dalla nottata. 

SARRI (all.) 5  

La formazione iniziale è in controtendenza alle abitudini, il gioco è in linea con il desiderio: ma restano pause, interrogativi (fuori Gabbiadini dall’inizio), altri 3 gol incassati, 3 sconfitte consecutive. Vari segnali di involuzione. 

MAGGIO 5 

Va a chiudere la diagonale in ritardo su Adriano e quando si scuote è ormai tardi. Partecipa alla festival degli orrori, con un retropassaggio da brividi, e non concede slancio, né sfogo alla manovra. 

CHIRICHES 5 

Scopre d’essere al museo delle cere e non ha difese, né al suo fianco, né sulla corsia di destra; finisce per rimanere travolto, mettendoci qualcosa di suo. 

KOULIBALY 5 

Gli è venuta la tentazione di costruire, compito che appartiene ad altri: nel conto, di nuovo, c’è sempre una licenza di troppo. Quella decisiva, che vale il 3-2 per il Besiktas, è fatale per gli azzurri. 
GHOULAM 5 
Ha la capacità di far densità da solo sulla fascia, di occuparla in lungo e persino in largo. Gli angoli dalla destra (d’attacco) appartengono al suo piede, educatissimo, con il quale consegna a Mertens un pallone che non meriterebbe la curva. 

JORGINHO 4,5 

Come con il Benfica, peggio che con il Benfica, perché spinge il Napoli all’indietro, lo costringe ad inseguire di nuovo con un retropassaggio gratuito. Sparisce per autoesclusione. 

Fonte:corrieredellosport    michele de lucia