Il libro s’intitola «Tra nuvole e vento». L’ha scritto Ciro Vigorito. Se n’è andato sei anni fa, anche se, quando entri nella casa degli Stregoni che è stata la sua casa, subito pensi non sia mai andato via. Lo stadio porta il suo nome; in tribuna stampa campeggia uno striscione che lo ricorda, i tifosi te lo nominano prima ancora di evocarlo e ne parlano al presente. Ciro Vigorito dev’essere stato un signore che la gente di qui ha molto amato. Per ciò che ha fatto e, soprattutto per ciò che ha donato al Benevento Calcio: passione, entusiasmo, generosità. La dedica del libro è per un altro Vigorito: «All’uomo che sussurra al vento e parla al cuore, mio fratello Oreste». Oreste è il presidente del Benevento. «Questa è la mia prima intervista dopo un anno e mezzo, ad eccezione delle dichiarazioni che avevo rilasciato l’estate scorsa, quando sono tornato al vertice della società. Io, di solito, preferisco il silenzio se le cose vanno bene e ci metto la faccia, se vanno male».
EOLO E LE STREGHE. Oreste è un signore d’antico stampo. Elegante, colto, distinto. Infiora la conversazione di aneddoti e citazioni di Sant’Agostino. Il suo secondo nome sarebbe potuto essere Eolo, figlio di Poseidone e Melanippe, per ordine di Zeus guardiano dei venti in una grotta delle Isole Eolie e, per questo, reso immortale. Oreste sorride. Il pioniere italiano delle energie rinnovabili ha costruito un impero dove soffia il vento: nella sede di Napoli che guarda il mare, lavorano 40 dipendenti; 12 sono le unità amministrative e operative in 6 regioni del Centro-Sud; 200 gli addetti qualificati. Il controllo operativo di tutte le centrali gestite dal suo Gruppo, IVPC, è centralizzato nella sede di San Marco dei Cavoti, Benevento. Già, Benevento. Tutto si tiene, vero presidente? «Tutto si tiene e io sono qui nel nome di mio fratello. Una settimana dopo la sua scomparsa, questa città ha voluto addirittura intitolargli lo stadio; la serie B, conquistata dopo un’attesa lunga 87 anni, è un punto di partenza, non di arrivo. Benevento ci ha messo così tanto per provare questa gioia che la stiamo ancora assaporando. Ma Baroni e i giocatori non stanno mai fermi. Per fortuna». Nei dieci anni sanniti, Vigorito ha davvero visto le Streghe: «I playoff sono stati sempre un malefico sortilegio per noi, ma adesso la storia è finita». Come non capirlo? Anno 2007: Benevento secondo nel girone C di C2, sconfitto nella finale playoff con il Potenza. Finalista di Coppa Italia Serie C, perde il triangolare di Supercoppa di Lega di Serie C2. Anno 2009: secondo nel girone B di Lega Pro Prima Divisione, perde la finale playoff con il Crotone. Anno 2010: quinto nel girone A di Lega Pro Prima Divisione, perde la semifinale playoff con il Varese. Anno 2011: secondo nel girone B di Lega Pro Prima Divisione, perde la semifinale playoff con la Juve Stabia. Anno 2014: settimo nel girone B di Lega Pro Prima Divisione, perde la semifinale play-off con il Lecce. Poi, finalmente, arriva l’anno 2016: promosso in Serie B. Chi la dura la vince.
I LIBRI E IL NOTAIO. «La prima volta che mi sono interessato al Benevento è stata nel 2006, quando Carmine Nardone, presidente della Provincia, mi illustrò la pessima situazione finanziaria del club. Non era certo un investimento allettante. Ma Ciro, che aveva alle spalle l’esperienza maturata ad Avellino di cui era stato dirigente, teneva in corpo un entusiasmo contagioso. E, quando andammo davanti al notaio, dissi al medesimo: dottore, per favore girate i libri contabili dall’altra parte, sennò mi viene male». Malissimo si sono sentiti Oreste e Ciro nel 2009, quando hanno perso lo spareggio con il Crotone per andare in serie B, «salvo scoprire cinque anni dopo che qualcuno aveva falsato il campionato». Oreste è stato chiamato il Gladiatore perché è uno che non molla mai. Ma, di forza nell’anima deve averne avuta tanta, durante il suo infinito, annus horribilis, per sopportare il dolore della perdita di Ciro, della mamma e della sorella.
I RAGAZZI DI IGNOFFO «La spinta l’ho trovata nel Benevento e nella sua gente. Di Ciro ho sempre pensato: la natura ci ha reso fratelli per caso, noi abbiamo scelto di essere amici. Mio fratello aveva un sogno e «Il sogno di Ciro» è il torneo giovanile che ogni anno riunisce diverse squadre campane nel torneo natalizio: è una vera festa di sport e di amicizia». Vigorito vuol dire scudetto Berretti 2009, settore giovanile diretto da Simone Puleo con sei allenatori federali, i preparatori atletici, lo staff medico del dottor Luca Milano, la squadra di calcio femminile, il sostegno al Rugby Benevento di cui Oreste è presidente onorario. E ancora: la scuola calcio per 300 bambini; i campi d’allenamento a Paduli e a Ponte; i 60 ragazzi a convitto, che studiano, si allenano e vivono la realtà cittadina; i 150 ragazzi che praticano il calcio nel centro sportivo Caravaggio, in via Manzoni, a Napoli, sorto su iniziativa di Oreste; l’impianto dell’antistadio di Santa Colomba intitolato a Carmelo Imbriani, dotato di un campo sintetico dove lavora la Primavera guidata da Giovanni Ignoffo, ex difensore di Avellino, Napoli in serie C, Perugia. «Uno dei risultati più prestigiosi ottenuti in questa stagione è stata la vittoria sulla Primavera della Juve – annota Ignoffo – ma il nostro orgoglio sono i nove ragazzi beneventani nella rosa della squadra: Brignola, che ha già esordito in B; Iodice, Lama, Letizia, Mincione, Paradisi, Quattrocchi, Saccone, Sparandeo. Questo vuol dire spirito identitario, senso di appartenenza».
L’ABBONAMENTO DI MASTELLA. Basta chiacchierare con Ignoffo, con i suoi collaboratori al lavoro nell’antistadio per misurare quanto grande sia quel senso d’appartenenza. Lo stesso della famiglia Addazio (Ernesto, Giovanni e Gaetano), padre e figli giardinieri, magazzinieri e factotum del club; di Antonino Trotta, segretario; Fabio Siniscalchi, marketing; Iris Travaglione, comunicazione; Alfonso Di Caprio, amministrazione; Mirko Siciliano, sistemi informatici: Marciano D’Avino e Federica Festa, sicurezza stadio. Così come il sindaco Clemente Mastella, ai consiglieri comunali che chiedevano l’abbonamento gratis, su assist del presidente ha risposto comprandosi la tessera. Gli altri a ruota. Anche perché, per ogni partita interna, Oreste Vigorito preferisce assegnare 500 biglietti omaggio ai migranti, ai pensionati, alle persone che lo stadio non possono permetterselo.
Lo stadio che Vigorito e i suoi hanno rammodernato in 40 giorni, a spese del presidente il quale si è accollato pure gli oneri dell’antistadio e del centro sportivo di Paduli. Esborso complessivo: 3 milioni e mezzo di euro. Lo stadio dove, quando la salute glielo permette, ama presentarsi Gaetano, 97 anni, il padre di Ciro e Oreste. Una quercia. Oreste sorride: «Papà ama ripetere che i rami della quercia possono essere diversi, ma sempre alla quercia appartengono. Un giorno mi ha detto: sai, a volte mi domando perché Dio mi abbia concesso di vivere così a lungo. Ho trovato la risposta: perché potessi raccontarti che cosa proverai quando avrai 97 anni». Fra le nuvole e il vento.
fonte:corrieredellosport