In 20 mesi dalla Lega Pro alla Champions Sulla sua scia cresce la nuova generazione
Amadou Diawara ha 19 anni e mezzo, secondo l’anagrafe. Secondo il gioco del calcio ne ha almeno 10 di più. Diawara si mette davanti alla difesa e chiede palla a Koulibaly o Albiol, due che hanno qualche anno di calcio più di lui. Fa girare quella palla sui piedi di Hamsik, si sposta, si libera della marcatura e chiede allo slovacco (che nel Napoli ha segnato più di Maradona) di restituirgli il pallone perché nel frattempo gli è venuta un’altra idea. Diawara alza la testa e spedisce la palla sulla destra verso Callejon, con un lancio esatto di 40 metri. Così si gioca a 25-26 anni, non a 19. Vuol dire che Diawara deve riempire questo periodo con altri progressi. E’ obbligato a crescere e, se mantiene il passo della sua carriera, diventerà uno dei più grandi registi di questo decennio.
I REGISTI GIOVANI. Mercoledì sera, contro la Dinamo Kiev, il Napoli non ha giocato una delle sue migliori partite, ma il ragazzino-ragazzone è stato un faro sempre acceso. Per la qualità delle giocate, per il senso della posizione, per autorevolezza e personalità. Stanno nascendo giovani registi in questo campionato. Il Bologna ha l’ungherese Nagy (classe ‘95), l’Empoli punta su Dioussé (classe ‘97, di qualche mese più giovane di Diawara), il Sassuolo ha Sensi (classe ‘95), il Milan ha lanciato Locatelli (è del ‘98), la Roma si tiene stretta Paredes (‘94), la Samp ha Torreira (‘96) davanti alla difesa, l’Atalanta mette Gagliardini (‘94) nei due centrali di centrocampo, insomma idee giovani che a Napoli hanno trovato terreno fertile nel gioco e nel lavoro di Maurizio Sarri.
FUORI JORGINHO. Non è facile indurre il tecnico di Figline a modificare le gerarchie delle sue scelte, ma al tempo stesso Sarri ha l’occhio giusto per cogliere la novità e apprezzare il giocatore di livello. Un anno fa, a Napoli era arrivato da Empoli il suo regista prediletto, Mirko Valdifiori, ma dopo una serie di prove non soddisfacenti lo ha messo fuori (in campionato) per puntare su Jorginho. Quest’anno, nuovo avvicendamento: fuori Jorginho, per alcune prestazioni di non eccelso livello, e dentro questo ragazzo che guarda negli occhi avversari ben più esperti di lui.
LA CRESCITA. La carriera di Diawara non sale, salta. L’esordio in Italia è di un anno e mezzo fa, in Lega Pro con San Marino. E’ l’8 febbraio 2015. Lo compra subito il Bologna e debutta in Serie A il 22 agosto dello stesso anno: in meno di 7 mesi, salto doppio dalla Lega Pro alla A. Al primo campionato col Bologna arriva a 34 presenze. Lo acquista il Napoli e il 19 ottobre scorso altro esordio in Champions League contro il Besiktas quando, nel secondo tempo, prende il posto di Jorginho. In 20 mesi, dalla Lega Pro alla Champions. Timori, titubanze, incertezze? Zero. Dopo la prima partita di Champions, Sarri sorride: «O è fortissimo o è incosciente». Nel senso che sta in campo come se la Champions fosse il campionatino del cortile di casa. Insomma, roba sua.
LE QUALITA’. La vera differenza con Jorginho, che ha 6 anni più di lui, è la personalità. Non teme niente, non ha paura di fare una figuraccia e per questo prova il calcio lungo quando ne vede l’occasione. Verratti, tanto per fare un esempio, alla sua età era già forte ma cercava il passaggio corto per non sbagliare. Ha dinamismo, forza, tecnica. E’ lui a muovere la squadra, lui a sollecitarla con i tempi e i modi giusti.
E’ presto per stabilire la sua vera dimensione, quando si sale vertiginosamente a questi livelli conta la testa più di ogni altra cosa. Sotto questo profilo, la presenza di Sarri è una garanzia: se Diawara sgarra, ci rimette le penne.
fonte:corrieredellosport